Recensione
Recensione di AkiraSakura
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Sostanzialmente, "Meremanoid" è uno di quei tentativi che si facevano negli anni novanta di aggiornare la poetica dell'animazione avventurosa per ragazzi secondo i canoni da fascia serale, seguendo la scia del successo di "Evangelion", che di fatto si trattava di una rielaborazione postmoderna del tokusatsu per bambini rivolta a degli otaku adulti. Pertanto, ecco comparire nell'opera quel mood sinistro e inquietante comune a molti anime della sua epoca, congiunto a un'ambientazione fantasy che fa il verso a Miyazaki, sebbene il tutto sia insolitamente ambientato nelle profondità marine, elemento che senz'altro permette a "Meremanoid" di assumere un'identità propria in fatto di design - i fondali sono particolarissimi, leggermente claustrofobici e dalle suggestive colorazioni. Ciò premesso, anche a centinaia di metri sotto il livello del mare gli archetipi del fantasy rimangono immutati e non si fanno trasportare dalle correnti: la serie è la classica epopea dell'eroina - non proprio senza macchia e senza paura - Jo Misty, che s'innamora del principe biondo della situazione, il nobile Leon, per poi scagliarsi contro il signore delle tenebre/grande madre terribile che ha corrotto l'eroe assoluto di turno rubandogli l'anima.
Il grande punto di forza dell'opera è senz'altro il carisma della sopracitata eroina, che pare quasi una versione giovanile di Queen Emeraldas riesumata dalle viscere degli anni settanta; la regia fa di tutto per esaltare il suo volto fiero coadiuvato da uno sguardo tagliente e vissuto à la Harlock, e la sceneggiatura spiana la strada al mito fornendole numerose contingenze esterne in grado di mettere in luce gli aspetti più reconditi della sua personalità. Nondimeno, gli altri personaggi sono dei meri fantocci privi di spessore, in primis Leon e la sua irritante sorellina: a parte la bella e malvagia dama delle tenebre dai comportamenti sessuali provocatori - e prevaricatori -, con il suo taglio di capelli alla Hotaru Tomoe e la sua ingrata sorella, non vi sono personalità di spessore, ma soltanto individui facili da dimenticare, oppure macchiette che alleggeriscono il dramma - Oz, l'inutile fratello di Jo Misty. La storia di tutti questi personaggi prosegue con un canovaccio avventuroso cliché il quale, nonostante la sua disarmante prevedibilità, è in grado di coinvolgere in una certa misura lo spettatore. Peccato tuttavia che il regista non sempre riesca ad andare oltre alle solite due o tre inquadrature da fumetto, molto probabilmente indotte dal basso budget della serie. E' triste notare che sotto tutti gli aspetti - non soltanto quello della regia, che andrebbe bene in un anime degli anni settanta, ma non di certo in uno degli anni novanta - l'opera cerchi di elevarsi mediante contenuti impegnati e cupi avvenimenti - tipo il fratricidio, così per dire -, ma senza riuscirci: "Meremanoid" tenta di atteggiarsi a ottimo anime quando invero si tratta di uno dei tanti buoni anime di una determinata epoca assolutamente privi del coraggio necessario per diventare un qualcosa di veramente memorabile.
Da notare che i potenti spunti di riflessione suggeriti dal "boss finale" della serie, una sorta di Mar Marcio che pare preso in prestito da "Nausicaa della Valle del Vento", non vengono affatto sviluppati, ma lasciati per strada; inoltre, le promettenti puntate finali purtroppo culminano in un epilogo banale, compresso e mal sviluppato, che lascia un po' l'amaro in bocca. Fatto salvo ciò, una nota di merito va alle musiche, che con la loro solennità in parte contribuiscono a far dimenticare le carenze tecniche - e contenutistiche - dell'opera.
Anime decisamente - e giustamente - caduto nel dimenticatoio, "Meremanoid" è stato uno dei primi esperimenti commerciali dell'antica Dynamic, che lo aveva importato e adattato per il mercato home video italiano. Dell'opera sono presenti soltanto delle VHS introvabili, e nel web è difficilissima da reperire, causa la sua estrema mancanza di seguito presso gli anime fan.
Gli elementi tipici da gioco di ruolo dell'anime, come era lecito aspettarsi dalla gloriosa epoca del JRPG boom novantino, verranno riciclati in un videogioco con lo stesso nome, che tuttavia resterà anch'esso nell'anonimato, godendo di uno scarso successo. Pertanto, le uniche persone a cui consiglio l'anime sono quei fanatici del mood anni novanta reduci dai ricordi dell'MTV anime night di inizio anni duemila, che desiderano rivivere quelle sensazioni nostalgiche tipiche di chi, come il sottoscritto, è cresciuto a pane, "Evangelion" e "Cowboy Bebop". Tutti gli altri non si perderanno nulla, ma potranno rimanere comunque soddisfatti se non si faranno carico di eccessive aspettative nei confronti dell'opera, che non è né troppo brillante per essere lodata, né troppo malfatta per essere stroncata.
Il grande punto di forza dell'opera è senz'altro il carisma della sopracitata eroina, che pare quasi una versione giovanile di Queen Emeraldas riesumata dalle viscere degli anni settanta; la regia fa di tutto per esaltare il suo volto fiero coadiuvato da uno sguardo tagliente e vissuto à la Harlock, e la sceneggiatura spiana la strada al mito fornendole numerose contingenze esterne in grado di mettere in luce gli aspetti più reconditi della sua personalità. Nondimeno, gli altri personaggi sono dei meri fantocci privi di spessore, in primis Leon e la sua irritante sorellina: a parte la bella e malvagia dama delle tenebre dai comportamenti sessuali provocatori - e prevaricatori -, con il suo taglio di capelli alla Hotaru Tomoe e la sua ingrata sorella, non vi sono personalità di spessore, ma soltanto individui facili da dimenticare, oppure macchiette che alleggeriscono il dramma - Oz, l'inutile fratello di Jo Misty. La storia di tutti questi personaggi prosegue con un canovaccio avventuroso cliché il quale, nonostante la sua disarmante prevedibilità, è in grado di coinvolgere in una certa misura lo spettatore. Peccato tuttavia che il regista non sempre riesca ad andare oltre alle solite due o tre inquadrature da fumetto, molto probabilmente indotte dal basso budget della serie. E' triste notare che sotto tutti gli aspetti - non soltanto quello della regia, che andrebbe bene in un anime degli anni settanta, ma non di certo in uno degli anni novanta - l'opera cerchi di elevarsi mediante contenuti impegnati e cupi avvenimenti - tipo il fratricidio, così per dire -, ma senza riuscirci: "Meremanoid" tenta di atteggiarsi a ottimo anime quando invero si tratta di uno dei tanti buoni anime di una determinata epoca assolutamente privi del coraggio necessario per diventare un qualcosa di veramente memorabile.
Da notare che i potenti spunti di riflessione suggeriti dal "boss finale" della serie, una sorta di Mar Marcio che pare preso in prestito da "Nausicaa della Valle del Vento", non vengono affatto sviluppati, ma lasciati per strada; inoltre, le promettenti puntate finali purtroppo culminano in un epilogo banale, compresso e mal sviluppato, che lascia un po' l'amaro in bocca. Fatto salvo ciò, una nota di merito va alle musiche, che con la loro solennità in parte contribuiscono a far dimenticare le carenze tecniche - e contenutistiche - dell'opera.
Anime decisamente - e giustamente - caduto nel dimenticatoio, "Meremanoid" è stato uno dei primi esperimenti commerciali dell'antica Dynamic, che lo aveva importato e adattato per il mercato home video italiano. Dell'opera sono presenti soltanto delle VHS introvabili, e nel web è difficilissima da reperire, causa la sua estrema mancanza di seguito presso gli anime fan.
Gli elementi tipici da gioco di ruolo dell'anime, come era lecito aspettarsi dalla gloriosa epoca del JRPG boom novantino, verranno riciclati in un videogioco con lo stesso nome, che tuttavia resterà anch'esso nell'anonimato, godendo di uno scarso successo. Pertanto, le uniche persone a cui consiglio l'anime sono quei fanatici del mood anni novanta reduci dai ricordi dell'MTV anime night di inizio anni duemila, che desiderano rivivere quelle sensazioni nostalgiche tipiche di chi, come il sottoscritto, è cresciuto a pane, "Evangelion" e "Cowboy Bebop". Tutti gli altri non si perderanno nulla, ma potranno rimanere comunque soddisfatti se non si faranno carico di eccessive aspettative nei confronti dell'opera, che non è né troppo brillante per essere lodata, né troppo malfatta per essere stroncata.