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"La ragazza che saltava nel tempo" è un manga di Yasutaka Tsutsui e parla appunto di una ragazza, Kazuko Yoshiyama, normale come tante e piena di incertezze e dubbi per il suo futuro che, dopo aver sentito odore di lavanda nel laboratorio di scienze, diviene capace di viaggiare nel tempo. Improvvisamente il suo mondo cambia totalmente. All'inizio la ragazza sfrutta il suo potere in modo arbitrario e futile, finché non comprende di aver a disposizione un numero limitato di "salti temporali". Da questo momento la trama procede ed entra maggiormente nel vivo.
Premettendo che ha ben poco da spartire con il più famoso anime "Tokikake" tranne l'idea alla base, questo manga si dimostra carente sotto molti aspetti.
Il più palese riguarda il tratto, anonimo e scialbo, talvolta le tavole paiono quasi abbozzate o disegnate di malavoglia.
E poi la trama: verso la fine si fa quasi confusa, difficile da seguire non per la complessità, bensì per la scarsa capacità di raccontare i fatti e seguire una linea narrativa.
Il risultato è un lavoro frettoloso, dal sapore incompiuto, che lascia l'amaro in bocca a discapito dell'aspettativa e stenta a comunicare un messaggio.
Personalmente parlando, dubito che persino un terzo volume sarebbe riuscito a migliorare il prodotto, anche perché la storia si conclude nel secondo, in un modo o nell'altro. Di certo, è uno di quei casi in cui è meglio lasciare all'immaginazione personale il possibile proseguimento della trama a cui si pensa dopo aver finito la lettura che vederlo approfondito su carta.