Recensione
Originariamente realizzato come videogioco simulatore di appuntamenti, "Meine Liebe",ha fatto parecchia strada dall'anno del suo rilascio. La prima mossa pensata dagli autori è stata quella di cavalcare l'onda del successo e coinvolgere Kaori Yuki nella realizzazione di un anime, ispirato dall'omonimo gioco, affidandole il character design. In seguito, nel 2005, "Meine Liebe" diventa anche un manga e la sua pubblicazione, per Hakusensha, termina con il quarto volume. Tuttavia l'autrice della versione cartacea non si rivela essere la nostra damigella gotica, ma la finora inedita in Italia Rei Izawa. Probabilmente la mangaka è stata scelta grazie, o forse sarebbe meglio dire a causa, del suo stile di disegno molto simile a quello della Yuki; ma, mentre quello dell'autrice di "God Child", nei suoi momenti migliori, risulta affilato, pieno e sensuale quello della Izawa è solo un blanda, e tra l'altro mal realizzata, imitazione.
Le vicende si svolgono all'inizio del secolo scorso e vedono protagonista la ancora bambina Erika Klause che un giorno viene bruscamente separata dal fratello che non rincontrerà mai più. Solo durante la sua adolescenza la ragazza inizia a coltivare la speranza di poterlo rincontrare, speranza che si concretizza con la sua iscrizione alla prestigiosa accademia Rosenstolz nella quale Erika si augura, tra i tanti studenti che la frequentano, di poter rivedere il consanguineo. La trama alterna sfortunati capitoli episodici ad ancora più sfortunati capitoli che dovrebbero essere fondamentali e nei quali dovrebbe evolversi un intreccio che sembra scritto non da una persona adulta ma da un bambino di quattro anni: scontato come la neve sull'Himalaya.
Ma la pecca maggiore del fumetto, il capitombolo colossale, la ciambella senza buco - anche se in questo caso sarebbe meglio dire il buco senza ciambella - sono i personaggi.
Sì, lo so, è basato su un gioco di simulazione di appuntamenti, ma ritengo esista una sostanziale differenza tra il dire "è basato su tale modello ma tentiamo comunque di dare una spina dorsale ai protagonisti" e "nasce così quindi chissenefrega della caratterizzazione, basta che i ragazzi siano fighi", e invece no: perchè se volevamo dare appuntamento sotto un albero al tramonto al belloccio di turno, allora noi si comprava direttamente il gioco. Ma questo è un fumetto.
Erika Klause rientra in quella categoria di ragazze, che ormai la maggior parte delle lettrici di opere shoujo farebbe volentieri colare a picco dopo due facciate di lettura con il Titanic, che non è capace di fare assolutamente nulla - non ha abilità peculiari, non è intelligente e nemmeno bella - ma tutti naturalmente le ronzano intorno nonostante la sua unica qualità sia quella di competere insieme a Bella Swan alla gara nazionale delle scivolate. La parte peggiore arriva però quando si parla dei protagonisti maschili che sono così seri, ma così seri, in quello che fanno che proprio mai deviano dalla strada della madre dello stereotipo. Naturalmente avremmo quello bello (no anzi, celestiale gli si addice maggiormente dato che è, guarda caso, biondo) e irrangiungibile, quello simpatico e affabile, il rigido e inflessibile studioso e il cattivo ragazzo che in fondo ha un cuore d'oro. Una noia mortale: quanti metri di neve saranno caduti oggi sull'Himalaya? La ciliegina sulla torta sono però i nomi - perchè questi ragazzi sono nobili di alto lignaggio, non l'avevate intuito? - che vanno da Eduard Markgraf von Sekt Braunschweig a Orpheus Furst von Marmelade Nahe Gorz passando per Ludwig Herzog von Mohn Nahe Liechtenstein. Seriamente, se volevano trovare un modo per rendere ancora più ridicolo questo lavoro ci sono riusciti: bastavano nome, il "von" che indica l'apparteneza ad un casato nobiliare ed il cognome e nessuno andava ad invischiarsi in queste assurdità.
In conclusione il manga ha lo spessore, come si dice, di un foglio di carta velina e, a parte la buona edizione J-Pop, tutto il resto - dai disegni, alla trama a, specialmente, i personaggi - andrebbe completamente cancellato e rifatto da capo; così come sarà eliminato dalla mia testa: una completa delusione. File deleted.
Le vicende si svolgono all'inizio del secolo scorso e vedono protagonista la ancora bambina Erika Klause che un giorno viene bruscamente separata dal fratello che non rincontrerà mai più. Solo durante la sua adolescenza la ragazza inizia a coltivare la speranza di poterlo rincontrare, speranza che si concretizza con la sua iscrizione alla prestigiosa accademia Rosenstolz nella quale Erika si augura, tra i tanti studenti che la frequentano, di poter rivedere il consanguineo. La trama alterna sfortunati capitoli episodici ad ancora più sfortunati capitoli che dovrebbero essere fondamentali e nei quali dovrebbe evolversi un intreccio che sembra scritto non da una persona adulta ma da un bambino di quattro anni: scontato come la neve sull'Himalaya.
Ma la pecca maggiore del fumetto, il capitombolo colossale, la ciambella senza buco - anche se in questo caso sarebbe meglio dire il buco senza ciambella - sono i personaggi.
Sì, lo so, è basato su un gioco di simulazione di appuntamenti, ma ritengo esista una sostanziale differenza tra il dire "è basato su tale modello ma tentiamo comunque di dare una spina dorsale ai protagonisti" e "nasce così quindi chissenefrega della caratterizzazione, basta che i ragazzi siano fighi", e invece no: perchè se volevamo dare appuntamento sotto un albero al tramonto al belloccio di turno, allora noi si comprava direttamente il gioco. Ma questo è un fumetto.
Erika Klause rientra in quella categoria di ragazze, che ormai la maggior parte delle lettrici di opere shoujo farebbe volentieri colare a picco dopo due facciate di lettura con il Titanic, che non è capace di fare assolutamente nulla - non ha abilità peculiari, non è intelligente e nemmeno bella - ma tutti naturalmente le ronzano intorno nonostante la sua unica qualità sia quella di competere insieme a Bella Swan alla gara nazionale delle scivolate. La parte peggiore arriva però quando si parla dei protagonisti maschili che sono così seri, ma così seri, in quello che fanno che proprio mai deviano dalla strada della madre dello stereotipo. Naturalmente avremmo quello bello (no anzi, celestiale gli si addice maggiormente dato che è, guarda caso, biondo) e irrangiungibile, quello simpatico e affabile, il rigido e inflessibile studioso e il cattivo ragazzo che in fondo ha un cuore d'oro. Una noia mortale: quanti metri di neve saranno caduti oggi sull'Himalaya? La ciliegina sulla torta sono però i nomi - perchè questi ragazzi sono nobili di alto lignaggio, non l'avevate intuito? - che vanno da Eduard Markgraf von Sekt Braunschweig a Orpheus Furst von Marmelade Nahe Gorz passando per Ludwig Herzog von Mohn Nahe Liechtenstein. Seriamente, se volevano trovare un modo per rendere ancora più ridicolo questo lavoro ci sono riusciti: bastavano nome, il "von" che indica l'apparteneza ad un casato nobiliare ed il cognome e nessuno andava ad invischiarsi in queste assurdità.
In conclusione il manga ha lo spessore, come si dice, di un foglio di carta velina e, a parte la buona edizione J-Pop, tutto il resto - dai disegni, alla trama a, specialmente, i personaggi - andrebbe completamente cancellato e rifatto da capo; così come sarà eliminato dalla mia testa: una completa delusione. File deleted.