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Per chi della stessa autrice ha seguito Ufo Baby e ha una particolare voglia di disegni morbidi e tondeggianti, Happy Ice Cream può apparire invitante.
Sakurako conosce tre ragazzi colpiti da una maledizione che al primo pensiero erotico li trasforma in bambini. Per farli tornare normali, lei deve baciarli in fronte.
La trama così a grandi linee si presta peculiare, finalmente qualcosa di diverso. Una maledizione qua, un antenato dell'epoca Heian di là, qualche gelato e bacini.

Poi leggi la miniserie e dal primo volume capisci che di originale la Kawamura ci regala ben poco.
In Happy Ice Cream abbiamo la solita ragazzina di tredici anni con il solito ragazzo da scegliere, (qualcuno ha dubbi sul fatto che tutti e tre le faranno la corte? No? Benissimo.) il tutto condito da situazioni estremamente stereotipate e banali, che mettono quasi in ombra quei pochi aspetti che sarebbero potuti essere davvero positivi.
I tre ragazzi non solo sono suoi vicini di casa, ma sono anche compagni di classe. Le personalità hanno lo spessore di un foglio di carta e quasi tutti i particolari psicologici e la storia del passato di ognuno dei tre non presenta nulla che non sia già visto e rivisto, soliti avvenimenti drammatici, soliti occhiolini, solite azioni nei riguardi della protagonista.
La stessa Sakurako è la tipica ragazza allegra un po' distratta, che vive da sola perché i genitori sono in viaggio e la sorella maggiore se n'è andata a vivere dal ragazzo (abbè!).
Il problema non è che la Kawamura descriva superficialmente i propri personaggi, tutt'altro sono tutti caratterizzati con attenzione. È proprio l'originalità a mancare ed è un peccato, perché sarebbe potuta essere una serie leggera e divertente ma è così ricca di cliché tanto da diventare anche fastidiosa in certi punti.
La consiglio a chi ha meno di quindici anni ed è particolarmente amante dei shojo al punto di non farsi tante domande come ad esempio "Perché dovrei leggere qualcosa di così mediocre?''