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Comprai il primo volumetto di L-DK una mattina d'estate, quando mi ritrovai senza nulla di interessante da leggere sotto l'ombrellone. Il prezzo per nulla proibitivo (4,30 euro) e la copertina colorata e frizzante mi attirarono immediatamente. In realtà non mi aspettavo certo una lettura complessa, ma come ho detto, cercavo qualcosa da leggere sotto l'ombrellone.
Che dire? Non mi entusiasmò; non vi trovai dentro nulla che potesse convincermi a continuarlo, né nei disegni, né nella trama, né tantomeno nella caratterizzazione dei personaggi. L'unica cosa che mi sentivo di salvare da quella lettura credo fossero le acconciature della protagonista (che ammetto di aver testato anche sui miei capelli per il gusto di provare a me stessa di non aver sprecato soldi inutilmente). Non contenta, continuai a comprarlo, perché giudicare un'intera opera da un volume solo è sciocco, e continuo a comprarlo tuttora con grandi speranze che vengono deluse ogni volta che concludo la lettura(sì, sono masochista ma detesto droppare le serie). Quest'opera, anche dopo nove volumi, continua ad avere delle pecche allucinanti ed evidenti, che mi sforzerò di esplicare al meglio.

<b>[attenzione ai possibili spoiler!]</b>
Innanzitutto la trama: è inconsistente, campata per aria e a sprazzi addirittura inverosimile, tanto da poterla riassumere in poche parole. Aoi Nishimori si ritrova come vicino di casa il ragazzo più bello della scuola (viva la fantasia), Shusei Kugayama, e in seguito a un incidente cominciano a vivere insieme (viva la fantasia), anche se lei nelle prime pagine gli aveva giurato odio eterno per aver rifiutato la sua migliore amica (viva la fantasia). Da lì a breve lei scopre di essere innamorata del ragazzo (viva la fantasia) e… basta, perché poi si susseguono una serie infinita di capitoli senza capo né coda, così inverosimili da creare nausea al lettore. Forse l'autrice voleva creare un'opera comica, rallegrare la giornata del lettore, ma personalmente non ha fatto che irritarmi: un capitolo intero dedicato ad Aoi che scopre che alle sue amiche sono feticiste di diverse parti del corpo maschile, così lei decide bene di approfittare del fatto di vivere in casa con Shusei per spiarlo, toccarlo mentre dorme ed entrare nella doccia per controllare che anche lui abbia un pacco degno delle aspettative delle amiche e ovviamente le sue (naturalmente, a lui non importa un accidente, anzi, è tutto contento). Non solo: all'improvviso, nel settimo volume, tutta la situazione comica sparisce e diventa quasi un melodramma. Shusei la rifiuta, poi le confessa i suoi veri sentimenti e le parla del suo triste passato (viva la fantasia). In poche pagine, i traumi passano e la storia si restituisce alla comicità malsana e irreale, alla quale stavolta si aggiunge anche il padre di Aoi. Evviva!

La cosa che più infastidisce di quest'opera, però, sono i personaggi.
Abbiamo una sfilza di personaggi con personalità, profondità e spessore pari a zero. Credo che la mia scopa elettrica abbia molta più presenza di loro. Parliamo di Aoi? Nei primi capitoli non fa che picchiare Shusei, è impulsiva, scurrile ma allo stesso tempo gentile (viva la fantasia), poi improvvisamente comincia a farsi toccare senza opporre il minimo di resistenza, da chiunque; fa figuracce a ripetizione, si copre di ridicolo e non fa che coinvolgere chi le sta intorno nella sua stupidità, dopodiché giunge la fase nella quale piange, piange e… piange. Passa due volumetti a piangere, finché di botto non ritorna l'irruenta ma dolce ragazza che era prima. Ancora mi chiedo che genere di ciclo mestruale abbia, e se qualcuno di voi sa spiegarmi questa stranezza me la venga a spiegare, grazie. In definitiva, è la classica ragazza che riesce a perdonare gli errori altrui senza colpo ferire e che si lascia angariare da chiunque, pur di farlo sentire meglio.
Parliamo del protagonista maschile, Shusei? Il classico principe: bello (ma dai disegni della Watanabe neanche si direbbe troppo, a dire la verità - e comunque viva la fantasia), intelligente (viva la fantasia), bravo nello sport (viva la fantasia), ma… ovviamente segnato da un passato triste che gli ha portato via quella che lui considera la sua prima ragazza (non so come, ma avere personaggi maschili complessati è un cliché così abusato da farmi pensare che al pubblico giapponese evidentemente piacciano solo così - viva la fantasia, a proposito). Non lasciatevi tuttavia ingannare: se vi aspettate che Shusei risenta del suo passato come succede a Yano in Bokura ga Ita o a Chihiro ne Il canto delle stelle (tanto per fare un paio di esempi significativi) siete fuori strada. Shusei si comporta come se nulla fosse per i primi sei volumetti, è lunatico, furbo, a volte gentile e a volte distaccato, incomprensibile e dispettoso, non si capisce cosa pensi e pare agire senza motivo preciso. Poi, improvvisamente, all'altezza dell'ottavo volumetto, veniamo a scoprire che la ragazza di cui era innamorato è morta in un incidente, che lui non l'ha dimenticata anche quando stava insieme a Satsuki (uno dei tanti personaggi fantasma di quest'opera, ma ne parlerò più diffusamente di seguito), che ha sofferto e soffre ancora, ma che ora è profondamente innamorato di Aoi. Da cosa si potesse intuire la sua simpatia verso la protagonista, francamente non l'ho capito, ma a giudicare da tutti i vetri che rompe e dall'espressione che usa nel dichiararsi, a quanto pare la ama per davvero. Anche se non può esimersi da farle dispetti, importunarla e metterla in imbarazzo di fronte al padre di lei. Il classico uomo che va perdonato di tutte le cose cattive che fa per il semplice fatto che ha avuto un'infanzia difficile. Imperdonabile.
Infine… parliamo dei personaggi fantasma? Ebbene, questa serie ne è piena. Così piena che nemmeno ricordo i loro nomi e mi tocca anche andare a controllarli per scrivere questa recensione. I personaggi fantasma sono così definiti perché non sono personaggi secondari, quello no - sarebbe affidare loro troppa importanza - ma sono coloro i quali ricevono una parte per il breve lasso di tempo di un capitolo e che magicamente scompaiono quello dopo, senza più fare ritorno.
Innanzitutto il kohai Shōta Komine, che dichiara eterno amore ad Aoi, si installa a casa sua, cerca in tutti i modi di attirare la sua attenzione, diventa il suo cagnolino da riporto, e… sparisce due capitoli dopo essere stato introdotto. Avete capito bene: nonostante fosse così innamorato di Aoi, Shōta scompare dalle scene dopo neanche tre capitoli senza più fare ritorno, nemmeno nei ricordi di qualcuno o in qualche discorso. Cancellato.
Come del resto la professoressa Naomi-non-so-che-cosa che compare in UN solo capitolo per dare sfoggio del suo seno prosperoso (forse proprio per questo è stata inserita: mostrare che anche negli shōjō possono esistere personaggi dal seno prosperoso) e di tutta la sua incapacità seduttiva nei confronti di Shusei, che ovviamente non la guarda nemmeno e che lega al letto senza pietà. Anche di lei dopo quel capitolo non si hanno più notizie. Non pervenuta.
E Moe Shibuya? Se vi state chiedendo chi sia, sappiate che è la migliore amica di Aoi, quella che è stata respinta da Shusei e per la quale Aoi ha da subito una cattiva impressione di Shusei (cattiva impressione che dura comunque tre capitoli risicati, state tranquilli); nel primo volume sembra quasi essere un personaggio secondario di un certo rilievo, eppure già dal secondo la sua presenza sparisce nell'oblio, per ricomparire ogni tanto, senza motivo e senza scopo, finché non veniamo a scoprire per caso che si è trovata un fidanzato (ma lei rimane la migliore amica di Aoi, anche se nemmeno si parlano!). Dopodiché sparisce nuovamente. Eliminata.
Così, anche la condizione di innumerevoli altri personaggi è questa, ma elencarli tutti mi costerebbe una giornata. Scovateli voi, se vi fa piacere; vi sembrerà di cercare un ago in un pagliaio, o di fare una caccia al tesoro. O perché no, di giocare a nascondino.

Infine i disegni a mio avviso non sono dei migliori, sia per quel che riguarda i personaggi che gli sfondi. Adoro il modo con cui la Watanabe pettina Aoi, ma non riesco a digerire che tutti abbiano esattamente la stessa forma e conformazione di: occhi, naso, bocca, viso, mani e piedi. L'unica cosa che differenzia Aoi dalle altre donne sono i capelli lunghi, ma nel capitolo in cui compare Momo (ah, la cugina di Shusei, un altro di quei personaggi fantasma di cui parlavo prima…) francamente ho faticato un po' a distinguerle, anche se Momo ha la terza di reggiseno mentre Aoi una prima scarsa.
Gli sfondi, invece, sono statici e piuttosto spogli, minimali, poco curati. Glielo perdonerei se i personaggi avessero qualcosa in grado di convincermi a non far caso agli sfondi, ma qui si parla di nulla di fatto e nulla di sostanza, in ogni senso possibile. L'inutilità fatta manga.

Non mi sento di consigliare questo manga, nemmeno alle sfegatate del genere, perché nonostante l'edizione Star sia accessibile e neanche così malvagia da sfogliare, questo manga rivela con minuzia tutti gli errori possibili che una mangaka non deve fare quando pubblica uno shōjō. Statene lontani, vi prego (o, se preferite: fuggite, sciocchi!)
Il voto finale, per quanto mi riguarda, è un 2, ed è così suddiviso: 1 per le acconciature di Aoi e 1 per i free talk a fine volume (peraltro, non sempre presenti).