Recensione
Bloody maiden-L'isola dei tredici è una serie composta solo da due volumi che fonde horror, thriller, soprannaturale e ecchi.
La storia inizia con l'arrivo del club di Naginata (la tradizionale alabarda giapponese considerata tradizionalmente l'arma dei monaci e delle buke, le figlie dei samurai) del liceo femminile Fujimigahara su un'isola al centro di un lago di proprietà della famiglia a cui appartiene il capitano del club, Kotone Igasaki.
All'inizio a Miaki, la protagonista, e alle sue amiche sembra prospettarsi un divertente ritiro di allenamento, ma sin dal primo capitolo si capisce che non sarà così...
Infatti, alcune ragazze cominceranno a sparire misteriosamente...e Miaki si troverà coinvolta in una situazione tragica causata da odi secolari e attuali, tradimenti, ossessioni morbose e sete di vendetta.
Questa è la trama detta evitando spoiler che possano rovinare la lettura.
Questa storia mi è piaciuta molto perché mi ha fatto venire i brividi ed avere il cuore in gola per la suspense che mi ha trasmesso e perché ho trovato molto simpatiche alcune delle ragazze (Miaki, Kotone, Risa, Miori, Koizumi, Kashii e la professoressa Hitoe). Però non ho gradito molto le scene pseudo-yuri in cui Miaki e la sua amica Koizumi si divertono a palpare i seni di alcune loro compagne maggiorate nello spogliatoio, dal momento che è assolutamente irrealistico: nessuna ragazza nella realtà lo farebbe! Gli autori avrebbero fatto meglio a illustrarle mentre apprezzano la biancheria intima di queste ultime che sarebbe stata una scena altrettanto sexy ma di sicuro più realistica!
Inoltre, negli omicidi con vittime personaggi femminili ci sono troppi elementi ecchi per i quali mi è venuto il sospetto che gli autori siano affetti da sadismo e, poiché ho tendenze femministe molto forti, mi ha irritato parecchio il fatto che spesso le ragazze vengano rappresentate come le classiche "damigelle in pericolo" e non come apprendiste delle arti del combattimento quali dovrebbero essere.
Consiglio la visione di questa serie a chi vuole un horror diciamo "leggero" e che non richieda stomaci forti e adora le storie riguardanti spiriti maligni e i pizzichi di erotismo.
La storia inizia con l'arrivo del club di Naginata (la tradizionale alabarda giapponese considerata tradizionalmente l'arma dei monaci e delle buke, le figlie dei samurai) del liceo femminile Fujimigahara su un'isola al centro di un lago di proprietà della famiglia a cui appartiene il capitano del club, Kotone Igasaki.
All'inizio a Miaki, la protagonista, e alle sue amiche sembra prospettarsi un divertente ritiro di allenamento, ma sin dal primo capitolo si capisce che non sarà così...
Infatti, alcune ragazze cominceranno a sparire misteriosamente...e Miaki si troverà coinvolta in una situazione tragica causata da odi secolari e attuali, tradimenti, ossessioni morbose e sete di vendetta.
Questa è la trama detta evitando spoiler che possano rovinare la lettura.
Questa storia mi è piaciuta molto perché mi ha fatto venire i brividi ed avere il cuore in gola per la suspense che mi ha trasmesso e perché ho trovato molto simpatiche alcune delle ragazze (Miaki, Kotone, Risa, Miori, Koizumi, Kashii e la professoressa Hitoe). Però non ho gradito molto le scene pseudo-yuri in cui Miaki e la sua amica Koizumi si divertono a palpare i seni di alcune loro compagne maggiorate nello spogliatoio, dal momento che è assolutamente irrealistico: nessuna ragazza nella realtà lo farebbe! Gli autori avrebbero fatto meglio a illustrarle mentre apprezzano la biancheria intima di queste ultime che sarebbe stata una scena altrettanto sexy ma di sicuro più realistica!
Inoltre, negli omicidi con vittime personaggi femminili ci sono troppi elementi ecchi per i quali mi è venuto il sospetto che gli autori siano affetti da sadismo e, poiché ho tendenze femministe molto forti, mi ha irritato parecchio il fatto che spesso le ragazze vengano rappresentate come le classiche "damigelle in pericolo" e non come apprendiste delle arti del combattimento quali dovrebbero essere.
Consiglio la visione di questa serie a chi vuole un horror diciamo "leggero" e che non richieda stomaci forti e adora le storie riguardanti spiriti maligni e i pizzichi di erotismo.