Recensione
Ryu delle Caverne
8.0/10
Recensione di AkiraSakura
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Il tempo a volte gioca degli strani scherzi: a qualcuno si concede in abbondanza, ad altri in modo più limitato. Lo "ieri" di una persona è il "domani" di un'altra. Anche il presente assume significati molto diversi a seconda che ci si trovi in centro a New York o in uno sperduto villaggio della Nuova Guinea. Anche questa storia non ha una precisa collocazione temporale. Potrebbe essere ambientata in un remoto passato o, per quanto sembri incredibile, in un prossimo futuro. Anzi, potrebbe anche essere il "presente" in cui tu vivi! - Shotaro Ishinomori, in introduzione a "Ryu il Ragazzo delle Caverne".
In un mondo primitivo, in cui temibili e sanguinari dinosauri convivono con selvaggi, intolleranti e violenti esseri umani, una donna diversa dalle altre, dalla pelle bianca come il latte, custodisce impaurita, minacciata da selvaggi, un neonato indifeso. Lo stringe al petto. E' suo figlio. Ella verrà costretta a separarsi dal bambino, il quale, dopo una serie di circostanze, verrà allevato da una scimmia la quale l'ha scambiato per il suo vero cucciolo. Diventato grande, Ryu assisterà all'uccisione della sua madre adottiva da parte di Tirano, un feroce tirannosauro con un occhio solo. In qualche modo, Ryu sembra avere un legame con lo spietato dinosauro, tanto da guadagnare la fama di essere maledetto da quest'ultimo - i selvaggi l'avevano separato dalla madre al fine di offrirlo in sacrificio al mostro, al fine di placare la sua ira. Nel suo viaggio alla ricerca della vera madre, Ryu farà la conoscenza di Ran, bellissima ragazza a sua volta alla ricerca del fratellino; Taka, un capotribù autoritario e violento invaghito di Ran, che vuole a tutti i costi sottrarla a Ryu, come s'ella fosse un'oggetto; Kiba, il fratello di Taka, un abile cacciatore che vuole uccidere Tirano per dare un senso alla sua vita, legato ad esso dallo stesso rapporto di timore, volontà omicida e venerazione che legava il capitano Achab a Moby Dick.
"Ryu il Ragazzo delle Caverne" è il "Capitolo dell'Antichità" di una trilogia fantascientifica composta, a parte esso, da "La Strada di Ryu" (il futuro) e "Il Mondo di Ryu" (il passato). Tale trittico è uno dei più ambiziosi progetti di Ishinomori, il cui fulcro, "La Strada di Ryu", viene considerato come uno dei massimi capolavori di questo autore e del fumetto giapponese in generale. Il manga di "Ryu il Ragazzo delle Caverne" si discosta abbastanza dall'omonima serie televisiva del '71, per via dei suoi elementi fantascientifici - i quali giustificano nel plot la convivenza tra uomini e dinosauri - ed alcune differenze di script.
Come si deduce dall'introduzione dell'autore al manga, esso ha anche intenti metaforici. In particolare mi ha affascinato la storia di Kiba, che presenta notevoli parallelismi con la caccia di Achab a Moby Dick; l'ossessione dell'uomo verso quell'aspetto violento, pericoloso, irraggiungibile, temibile, dell'universo che lo circonda. E che è impossibile sconfiggere a meno di essere annichiliti - tale nichilismo di fondo era molto comune nelle opere dell'epoca. Inoltre, si legge tra le righe una velata critica alla società giapponese del dopoguerra, dato il suggerimento nella nota introduttiva al manga Anzi, potrebbe essere addirittura il presente. Società che nella sostanza si rivela primitiva, piena di discriminazioni, in cui vale la legge del più forte. Tuttavia, da essa emerge il newtype, il giovane dal talento inarrivabile, vero e proprio simbolo grondante di speranza verso le nuove generazioni. In questo caso il newtype è Ryu, il quale è in grado di inventare con molta disinvoltura nuove armi sconosciute ai selvaggi, come l'arco e le frecce, di imparare nuove tecniche di combattimento con grande rapidità ecc. Ryu è un parente stretto di tutti gli altri newtype tipici degli anime e manga dell'epoca, come ad esempio Conan di "Mirai Shonen Conan", Nausicaa di "Nausicaa della Valle del Vento", Amuro Rei di "Gundam" e così via.
A livello tecnico, Ishinomori si rivela un maestro nel disegnare tavole molto dinamiche, mostruosi dinosauri dagli occhi iniettati di sangue, volti molto espressivi, fondali suggestivi. Molti autori di manga attuali dovrebbero prendere esempio dalla sua tecnica, siccome spesso le loro tavole paiono assai standardizzate e statiche. Tuttavia, "Ryu il Ragazzo delle Caverne" soffre di una cattiva gestione dei tempi nella sceneggiatura: la parte finale, quella più fantascientifica, viene liquidata frettolosamente ed in poco tempo; il finale non è molto incisivo, e mi è parso in qualche modo danneggiato dall'accelerazione narrativa finale dell'autore. Nonostante ciò, rimane comunque nella sostanza la classica ambivalenza nei confronti della scienza, vista dai giapponesi del dopoguerra come qualcosa di sovrumano e temibile, a causa dei bombardamenti atomici che quanto mai rimasero impressi nella loro psiche.
L'edizione dell'ormai fallita D/Visual fortunatamente è completa, e racchiude tutti i cinque volumi originari dell'opera in due tomi dall'elevata qualità, dotati di sovraccoperta e facilmente reperibili ad un buon prezzo su internet o in qualche fiera del fumetto.
In un mondo primitivo, in cui temibili e sanguinari dinosauri convivono con selvaggi, intolleranti e violenti esseri umani, una donna diversa dalle altre, dalla pelle bianca come il latte, custodisce impaurita, minacciata da selvaggi, un neonato indifeso. Lo stringe al petto. E' suo figlio. Ella verrà costretta a separarsi dal bambino, il quale, dopo una serie di circostanze, verrà allevato da una scimmia la quale l'ha scambiato per il suo vero cucciolo. Diventato grande, Ryu assisterà all'uccisione della sua madre adottiva da parte di Tirano, un feroce tirannosauro con un occhio solo. In qualche modo, Ryu sembra avere un legame con lo spietato dinosauro, tanto da guadagnare la fama di essere maledetto da quest'ultimo - i selvaggi l'avevano separato dalla madre al fine di offrirlo in sacrificio al mostro, al fine di placare la sua ira. Nel suo viaggio alla ricerca della vera madre, Ryu farà la conoscenza di Ran, bellissima ragazza a sua volta alla ricerca del fratellino; Taka, un capotribù autoritario e violento invaghito di Ran, che vuole a tutti i costi sottrarla a Ryu, come s'ella fosse un'oggetto; Kiba, il fratello di Taka, un abile cacciatore che vuole uccidere Tirano per dare un senso alla sua vita, legato ad esso dallo stesso rapporto di timore, volontà omicida e venerazione che legava il capitano Achab a Moby Dick.
"Ryu il Ragazzo delle Caverne" è il "Capitolo dell'Antichità" di una trilogia fantascientifica composta, a parte esso, da "La Strada di Ryu" (il futuro) e "Il Mondo di Ryu" (il passato). Tale trittico è uno dei più ambiziosi progetti di Ishinomori, il cui fulcro, "La Strada di Ryu", viene considerato come uno dei massimi capolavori di questo autore e del fumetto giapponese in generale. Il manga di "Ryu il Ragazzo delle Caverne" si discosta abbastanza dall'omonima serie televisiva del '71, per via dei suoi elementi fantascientifici - i quali giustificano nel plot la convivenza tra uomini e dinosauri - ed alcune differenze di script.
Come si deduce dall'introduzione dell'autore al manga, esso ha anche intenti metaforici. In particolare mi ha affascinato la storia di Kiba, che presenta notevoli parallelismi con la caccia di Achab a Moby Dick; l'ossessione dell'uomo verso quell'aspetto violento, pericoloso, irraggiungibile, temibile, dell'universo che lo circonda. E che è impossibile sconfiggere a meno di essere annichiliti - tale nichilismo di fondo era molto comune nelle opere dell'epoca. Inoltre, si legge tra le righe una velata critica alla società giapponese del dopoguerra, dato il suggerimento nella nota introduttiva al manga Anzi, potrebbe essere addirittura il presente. Società che nella sostanza si rivela primitiva, piena di discriminazioni, in cui vale la legge del più forte. Tuttavia, da essa emerge il newtype, il giovane dal talento inarrivabile, vero e proprio simbolo grondante di speranza verso le nuove generazioni. In questo caso il newtype è Ryu, il quale è in grado di inventare con molta disinvoltura nuove armi sconosciute ai selvaggi, come l'arco e le frecce, di imparare nuove tecniche di combattimento con grande rapidità ecc. Ryu è un parente stretto di tutti gli altri newtype tipici degli anime e manga dell'epoca, come ad esempio Conan di "Mirai Shonen Conan", Nausicaa di "Nausicaa della Valle del Vento", Amuro Rei di "Gundam" e così via.
A livello tecnico, Ishinomori si rivela un maestro nel disegnare tavole molto dinamiche, mostruosi dinosauri dagli occhi iniettati di sangue, volti molto espressivi, fondali suggestivi. Molti autori di manga attuali dovrebbero prendere esempio dalla sua tecnica, siccome spesso le loro tavole paiono assai standardizzate e statiche. Tuttavia, "Ryu il Ragazzo delle Caverne" soffre di una cattiva gestione dei tempi nella sceneggiatura: la parte finale, quella più fantascientifica, viene liquidata frettolosamente ed in poco tempo; il finale non è molto incisivo, e mi è parso in qualche modo danneggiato dall'accelerazione narrativa finale dell'autore. Nonostante ciò, rimane comunque nella sostanza la classica ambivalenza nei confronti della scienza, vista dai giapponesi del dopoguerra come qualcosa di sovrumano e temibile, a causa dei bombardamenti atomici che quanto mai rimasero impressi nella loro psiche.
L'edizione dell'ormai fallita D/Visual fortunatamente è completa, e racchiude tutti i cinque volumi originari dell'opera in due tomi dall'elevata qualità, dotati di sovraccoperta e facilmente reperibili ad un buon prezzo su internet o in qualche fiera del fumetto.