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Se dovessi riassumere "Nijigahara Olograph", in italiano "Il campo dell'arcobaleno", in una sola parola, probabilmente essa sarebbe "strano"; esso si presenta fin da subito come un'opera eterogenea, forse complessa, forse solo confusionaria, sicuramente di difficile interpretazione. Partendo dalle poche certezze che il lettore può percepire durante la lettura di questo titolo, figura in primo luogo la qualità indiscussa del tratto e della regia di Inio Asano. Pur non essendo una delle opere più mature, sotto questo aspetto, che il mangaka ha sfornato, la precisione delle linee e il carattere onirico delle tavole colpiscono fin dal principio; la regia, allo stesso modo, si presta in modo eccellente al tono psicologico del fumetto, alternando dialoghi a flussi di coscienza e scene movimentate e frenetiche a pagine interamente nere in cui ribollono come un magma i pensieri contorti dei personaggi.
Ma gli aspetti più caratteristici di "Nijigahara Olograph" sono altri, fondamentalmente due: l'assenza - forse apparente, forse reale - di una trama e la psicologia dei personaggi. Partendo dal primo, l'intreccio dell'opera è estremamente complesso e di difficile comprensione: vengono alternati episodi del presente ad altri dell'infanzia dei protagonisti, senza che essi siano necessariamente uniti né da una qualche necessità della trama, né semplicemente da un punto di vista logico; sta all'autore dare un ordine, e quindi un'interpretazione, alle vicende che vengono narrate, in modo da far acquisire alla storia un minimo di senso logico. Strettamente legato a questo aspetto è il principale difetto dell'opera, ma ha senso parlarne solo se prima sono stati introdotti i personaggi. I protagonisti di "Nijigahara Olograph" sono alcuni abitanti di una cittadina giapponese, legati tra loro da vincoli ora lavorativi, ora scolastici, ora sentimentali, ma accomunati tutti da un singolare aspetto: una psicologia contorta e malata. Violenza, omicidio, suicidio, queste le tematiche che ricorrono nelle menti disturbate dei protagonisti, affrontate da questi con una naturalezza e una noncuranza davvero disarmanti, quasi inumane. Il motivo di tanta morte e crudezza? Probabilmente le farfalle colorate e il fantasma di una ragazzina che popolano le tavole di questo manga e sussurrano e annunciano, inesorabili, la fine di questo mondo. La presenza inquietante di queste creature conferisce al racconto un ché di sovrannaturale che accentua maggiormente il suo carattere visionario, anche in senso letterale; sarà il lettore infatti a discernere se quanto ha sotto gli occhi sia la verità o una mera visione del personaggio che ne è protagonista, soprattutto se si pensa che più capitoli, spesso distanziati, hanno per incipit una stessa frase o scena.
Il fatto che molti dei misteri che il lettore incontra nella lettura del manga non siano di fatto svelati e l'assenza di chiavi di lettura, se non di spunti basilari per una qualsiasi interpretazione, nell'intera opera, rischiano di trasformare "Il campo dell'arcobaleno" da opera profonda e impegnata, quale si propone indubbiamente di essere, viste le tematiche affrontate, a un semplice delirio dell'artista senza capo né coda. La mia posizione in merito è una via di mezzo: non penso che quest'opera sia scadente e vuota, mero pretesto per l'autore per sfogare i propri sentimenti repressi, ma nemmeno che raggiunga una profondità di tematiche e un grado di godibilità proprio invece di altre opere del maestro. Un manga discreto, ma purtroppo nulla di più.