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Siamo alle soglie del duemila, ma Hiroiko Araki dimostra a tutti di essere ancora un autore instancabile proseguendo la sua saga generazionale sulla famiglia Joestar. Siamo giunti alla sesta serie, con cui Araki metterà fine alla saga che oramai durava da oltre vent'anni (poi si smentirà in seguito con Steel Ball Run). Nuova ambientazione e nuove avventure accompagneranno Jolyne Kujo, figlia dell'onnipresente Jotaro Kujo. L'opera è stata riproposta come le precedenti cinque serie, da parte della Star Comics, in volumi corposi da trecento pagine al costo di 6 euro l'uno.

Storia molto semplice; siamo nell'anno 2011 e Jolyne è una ragazza americana come tante altre, finchè un giorno viene accusata ingiustamente di omicidio finendo rinchiusa nel carcere di Green Doplhin Street. La ragazza tagliandosi per via della punta di "freccia" inviatale da suo padre Jotaro, sviluppa il suo stand chiamato "Stone Free". Mano a mano la ragazza creerà come i precedenti protagonisti un suo gruppo con il quale scoprirà le macchinazioni dietro la sua incarcerazione.

Insieme a "Vento Aureo", "Stone Ocean" è l'unica tra tutte serie delle "Bizzarre Avventure di Jojo" con gli stand ad essere dotata di una parvenza di trama. Questo dovrebbe assicurarle in automatico dei punti in più ed invece nel corso della lettura si ci accorge che essa è palesemente la peggiore delle sei serie di Jojo, chiudendo ignobilmente una saga che meritava un arco narrativo finale ben più brillante. Araki decide di optare per una trama più forte rispetto alle precedenti serie, però si vede palesemente come egli non sappia minimamente come andare avanti, decidendo di navigare a vista aspettando l'ispirazione che gli veniva nel momento in cui doveva consegnare settimanalmente il capitolo. In questo modo ci ritroviamo personaggi che cambiano sesso a convenienza dell'autore (Anasui) o situazioni buttate lì e non più riprese perché gli venivano in mente altre cose.
Se la trama è carente, anche i combattimenti soffrono incredibilmente rispetto alle altre serie di Jojo. La genialità e l'originalità negli scontri, da sempre marchi di fabbrica di Araki, qui mostrano palesemente la stanchezza della formuletta degli stand oramai reiterata da troppo tempo e che risulta incapace di evolversi in un qualcosa di nuovo o per lo meno originale. A ciò si aggiungono inoltre i combattimenti con dei poteri stand sin troppo assurdi e incomprensibili nel loro utilizzo nello scontro, palesando come Araki cerchi una teatralità sin troppo ossessiva, finendo con l'andare a discapito dell'effettiva utilità di essi, che hanno senso solamente nello scontro con i vari personaggi, poiché per usare tali poteri, c'è sempre più bisogno di determinate, quanto improbabili circostanze, finendo con il far si che gli stand con i loro poteri risultino forzati, mentre nelle precedenti serie essi mostravano capacità più concrete e sopratutto utili anche in altri scontri.
Per quanto concerne i personaggi, questa serie viene massacrata dai fan nel suo unico punto che invece risulta indubbiamente riuscito; la protagonista Jolyne. Araki la analizza come in precedenza aveva fatto per i soli Jonathan Joestar e Giovanna Giorno. L'autore la squadra in tutte le sue paure, debolezze e incertezze, delle quali ne prende coscienza per diventare sempre più forte attraverso le tante battaglie a cui prenderà parte. Gli unici altri due personaggi riusciti sono l'onnipresente Jotaro Kujo, usato molto meglio come spalla di supporto alla protagonista e l'antagonista Padre Pucci, che ha un piano molto atipico per un manga shonen e soprattutto delizierà il lettore per via del suo collegamento con l'antagonista della prima e terza serie. Per quanto concerne il gruppo di aiutanti di Jolyne purtroppo qua vengono le note dolenti, Anasui è l'unico che un po' emerge ma è sfruttato male, Emporio è impalpabile, Ermes non incide, Weather Report che non ricorda nulla del suo passato, risulta il classico personaggio creato da Araki di cui non sa che farsene inizialmente perché non ha una programmazione della trama, ed infine Foo Fighters che risulta piatto e abbastanza anonimo.

Per quanto concerne il disegno, esso muta nuovamente rispetto alla quinta serie. Il tratto di Araki si fa più raffinato, decretando in questo modo la definitiva scomparsa dei personaggi dai super muscoli, a favore di figure esili e longilinee. Tutto ciò porta al fatto che risulti quasi impossibile distinguere i personaggi maschili da quelli femminili (Ermes per quanto ci venga presentata come una donna è raffigurata come un maschio, Anasui cambia addirittura sesso da femmina a maschio per convenienza dell'autore).
Nota dolente dell'intera serie è la messa in scena dei combattimenti, la quantità eccessiva di retini creano un effetto visivo sin troppo barocco negli scontri che dovrebbero invece essere chiari e comprensibili, l'assenza di sfondi unita alle pose assurde dei personaggi e ai poteri stand che fanno uso di strategie sempre più improbabili, crea un enorme senso di caos nel povero lettore che dovrà fare i salti mortali per comprendere cosa l'autore abbia voluto rappresentare in determinate tavole. Spazio e tempo sono gestiti in modo totalmente arbitrario dall'autore, contribuendo ad aumentare ancor di più il senso di confusione presente nelle tavole.

In sostanza, "Stone Ocean" oggettivamente è la peggiore delle sei serie delle "Bizzarre Avventure di Jojo". Purtroppo la serie seppur abbia un'ottima antagonista e un buon cattivo, è vittima della teatralità del suo autore che non è riuscito a controllare tutti gli elementi bizzarri, che in precedenza avevano fatto la sua fortuna, mentre qui ne decretano il fallimento perché Araki ha lasciano troppo a briglie sciolte il suo estro senza alcun controllo o contenimento. Il finale della serie è un altro punto irrisolto visto che seppur risulti molto distante dai canoni shonen e finisca con l'essere l'unico modo per concludere le vicende, purtroppo è un finale molto a convenienza dell'autore, che in questo modo potrà proseguire tranquillamente la saga, poiché andare avanti nel futuro non sarebbe stata una cosa saggia visti i problemi di gestione mostrati in questa serie.
Seppur ci si rammarichi per un soggetto alla base interessante ma sviluppato malissimo, "Stone Ocean" volenti o nolenti, si dimostra un tassello imprescindibile all'interno della saga generazionale di Araki, visto che mette fine alle vicende precedenti e il suo finale costituisce il preludio per il prosieguo della storia che percorrerà orizzonti inediti e si spera anche caratterizzati da una maggior freschezza e ventata di novità.