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Yoshihisa Tagami è un autore, che sebbene non sia mai diventato un vero e proprio autore mainstream, è sempre riuscito a ritagliarsi il suo spazio nel mondo editoriale giapponese e pure italiano. Infatti molte delle sue opere sono state tradotte anche qui da noi.
La Memoria della Pietra è uno dei suoi primi lavori, ed è un thriller fantascientifico suddiviso in quattro volumi. Quindi, trattandosi di un'opera di questo genere cercherò di svelarvi il meno possibile della trama, descrivendovi soprattutto come mi sono sentito durante la lettura. La storia è incentrata su di un antico manufatto, il "Pianto del Drago", un'oggetto di cui si sa ben poco, ma che possiede un grandissimo potere di cui si vogliono impossessare un'imponente multinazionale, una banca e l'università di archeologia. Nei primi tre volumi la trama è abilmente intrecciata ad una serie di misteri che arricchiscono la storia e viene continuamente aggiunta carne al fuoco. In effetti prima dell'ultimo volume ero veramente molto curioso di scoprire come si sarebbero dipanate le nebbie che avevano avvolto la trama fino a quel punto.
Purtroppo il quarto volume è una vero e proprio buco nell'acqua. Per quasi tutta la sua durata, al già ricco e intricato mistero, vengono aggiunti nuovi elementi, sempre più assurdi, per poi silurare la vera conclusione in un… Nulla di fatto!
Cioè il finale di questo thriller vorrebbe essere un finale aperto e lasciato all'immaginazione del lettore, ma in realtà non è altro che qualcosa di incompiuto, che ha il grave demerito di trasformare una storia potenzialmente incredibile, in un minestrone insapore.
Inoltre, ho trovato alcune scelte stilistiche veramente poco azzeccate. Prima di tutto nei primi volumi, sebbene la trama sia interessante, spesso mi sono trovato in difficoltà a gestire e ricordare tutti i nomi dei personaggi. Ciò ha spesso reso più ardua la lettura, inoltre mi ha infastidito ancora di più che, al netto del finale dell'opera, sarebbero bastati la metà dei personaggi. Poi, giusto per martoriare ancora un po' questo finale, nell'ultimo volume i dialoghi sembrano quelli di ragazzini delle medie pre-pubertà: un sacco di allusioni sessuali e zero profondità. Sia chiaro, un po' di erotismo non guasta mai, e anzi Yoshihisa Tagami, ne fa anche un buon uso, raffigurando spesso scene di sesso senza mai esagerare. Però, è possibile che, invece di trovarci un finale che si possa definire tale, dobbiamo leggere scambi di battute da "bimbiminchia" (con tanto di cuoricini alla fine delle frasi!) e come se non bastasse anche dei commenti idioti dell'autore ai piedi delle vignette?! Si tratta di un fanta-thriller o di uno shonen di bassa lega (senza nulla togliere a questo genere)?
Anche il disegno non mi è piaciuto molto, però devo ammettere che il tratto è effettivamente particolare e "coraggioso". Le tavole sono caratterizzate da linee continue, sinuose e rotondeggianti, che rendono i primi piani e i personaggi molto semplici facendoli apparire quasi onirici in certe occasioni.
Alla fine della lettura avrei voluto dare un 3 all'opera, ma poi ho deciso di alzare il voto a 5 per due motivi: per prima cosa, al termine del fatidico ultimo volume c'è una postfazione dell'autore, dove egli ammette che lui si era fermato al terzo volume della serie perché non aveva più lo slancio per completarla. Egli spiega che ha comunque voluto dare una conclusione all'opera perché moltissimi fan gliel'avevano chiesta a gran voce. Questa ammissione mi ha fatto un pochino rivalutare il finale: un conto è avere un'idea schifosa, un altro è fare le cose sotto "costrizione" per rispetto del volere dei lettori. In secondo luogo poi riconosco che questa sia una delle prime opere di Yoshihisa Tagami, e sebbene in generale non si possa dire riuscita, in più di un'occasione ho avuto l'impressione che ci fossero delle ottime potenzialità sia a livello di trama che di disegno.
In definitiva mi sento di sconsigliare La Memoria della Pietra, ma non di bocciare in pieno l'autore, vedremo se anche dopo aver letto un'altra sua opera la penserò ancora così.