Recensione
Yume Nikki
3.0/10
Recensione di AkiraSakura
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Adattare un "gioco" come "Yume Nikki" è un compito decisamente gravoso ed ambizioso, e il fallimento è dietro l'angolo, giacché basta poco per mandare all'aria il particolarissimo mood dell'opera originale, che di fatto è estrema, truce, angosciosa e allo stesso tempo opprimente: tutto si basa sull'atmosfera, sui simboli, sulla psicologia e l'antropologia - rimando il lettore interessato al "gioco" alla mia recensione approfondita, nella quale mi dilungo sul perché "Yume Nikki" sia tanto geniale e rivoluzionario, analizzandolo senza cadere nel tranello in cui, oltre alla maggiorparte dei fan, è altresì cascato l'autore di questo pietoso adattamento, che ha cercato di forzare i simboli in una narrazione prestabilita, dotandoli di un finalismo che invero c'entra poco con il contesto in cui il "gioco" nasce e con il messaggio che vuole trasmettere mediante i suoi taciti, inquietanti moniti. Cercare di ricondurre "Yume Nikki" ad un banale e ordinario videogioco, con tanto di trama - nel manga comparirà addirittura un pietoso "boss di fine livello" manco previsto nel "gioco" originale - significa tradirlo nella sua essenza, mutilarlo del suo potenziale immaginifico e surreale, rinnegare la sua carica innovativa. Insomma, quest'opera disegnata da Hitoshi Tomizawa NON è il vero "Yume Nikki", e non c'entra nulla con esso, nonostante si appropri di alcuni suoi non-luoghi e non-personaggi falsificandoli completamente, svuotandoli della loro valenza simbolica.
Come se non bastasse, al crimine peggiore di cui un adattamento può farsi carico si aggiunge la rottura del silenzio, che in "Yume Nikki" era fondamentale. Ed ecco comparire tra una vignetta e l'altra strazianti ed inutili monologhi della protagonista Madotsuki, nonché degli altrettanto ingombranti dialoghi con le entità del mondo inconscio che sopprimono ulteriormente l'aspetto più sostanziale dell'opera, rivoltando il coltello nella piaga senza un minimo di tatto. Perché per adattare un "gioco" del genere, occorre innanzitutto comprenderlo, cosa che evidentemente in questo caso non è stata fatta, con mio sommo rammarico.
Superato il trauma derivante dalla sodomizzazione e dall'incomprensione di un caposaldo "videoludico" sul quale è stato detto e scritto di tutto e di più - una vera e propria leggenda del web, insomma -, e prendendo questo adattamento come un manga a sé stante, risulta ch'esso sia fallimentare anche in questo caso: le vicende accadono troppo velocemente - tradendo nuovamente la lentezza e gli enormi spazi oscuri del "gioco", che contribuivano all'atmosfera surreale suscitando un effetto straniante nel giocatore -, la trama creata ad hoc per l'occasione è a dir poco banale, e inoltre pure i disegni non tardano a mostrare le loro limitazioni, scadendo in uno stile plastico che in qualche modo risulta rassicurante, in pieno contrasto con le sensazioni che dovrebbe trasmettere al lettore. L'estrema brevità dell'opera, la sua incapacità di assumere molteplici livelli di lettura e di lanciare un messaggio esistenziale, allo stesso modo della sua controparte originale, nonché le sue limitazioni intrinseche, sono tutti fattori che implicano una stroncatura immediata: se siete veramente interessati a "Yume Nikki", scaricatelo e giocateci, tanto è gratuito. E, sopratutto, sforzatevi di comprenderlo e contestualizzarlo, senza commettere lo stesso madornale errore di questa insulsa opera cartacea.
Come se non bastasse, al crimine peggiore di cui un adattamento può farsi carico si aggiunge la rottura del silenzio, che in "Yume Nikki" era fondamentale. Ed ecco comparire tra una vignetta e l'altra strazianti ed inutili monologhi della protagonista Madotsuki, nonché degli altrettanto ingombranti dialoghi con le entità del mondo inconscio che sopprimono ulteriormente l'aspetto più sostanziale dell'opera, rivoltando il coltello nella piaga senza un minimo di tatto. Perché per adattare un "gioco" del genere, occorre innanzitutto comprenderlo, cosa che evidentemente in questo caso non è stata fatta, con mio sommo rammarico.
Superato il trauma derivante dalla sodomizzazione e dall'incomprensione di un caposaldo "videoludico" sul quale è stato detto e scritto di tutto e di più - una vera e propria leggenda del web, insomma -, e prendendo questo adattamento come un manga a sé stante, risulta ch'esso sia fallimentare anche in questo caso: le vicende accadono troppo velocemente - tradendo nuovamente la lentezza e gli enormi spazi oscuri del "gioco", che contribuivano all'atmosfera surreale suscitando un effetto straniante nel giocatore -, la trama creata ad hoc per l'occasione è a dir poco banale, e inoltre pure i disegni non tardano a mostrare le loro limitazioni, scadendo in uno stile plastico che in qualche modo risulta rassicurante, in pieno contrasto con le sensazioni che dovrebbe trasmettere al lettore. L'estrema brevità dell'opera, la sua incapacità di assumere molteplici livelli di lettura e di lanciare un messaggio esistenziale, allo stesso modo della sua controparte originale, nonché le sue limitazioni intrinseche, sono tutti fattori che implicano una stroncatura immediata: se siete veramente interessati a "Yume Nikki", scaricatelo e giocateci, tanto è gratuito. E, sopratutto, sforzatevi di comprenderlo e contestualizzarlo, senza commettere lo stesso madornale errore di questa insulsa opera cartacea.