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È difficile che un manga di un paio volumi riesca a colpirmi particolarmente, in quanto la sua brevità comporta quasi sempre un insufficiente sviluppo della trama o dei personaggi. Questo non è il caso di "Marie no kanaderu ongaku", opera di Usamaru Furuya.

Furuya è un artista particolare, capace di scrivere valide storie passando da un genere a un altro, senza fossilizzarsi sempre sullo stesso come purtroppo fanno molti altri suoi colleghi, ma mantenendo sempre uno stile riconoscibile.
Le prime opere di Furuya erano per lo più storie molto ermetiche, sviluppate in racconti brevi (per esempio "Plastic Girl" e "Garden") o addirittura in "Yonkoma" (Palepoli), passando per la breve parentesi comico/grottesca di "Short Cuts". "Marie no kanaderu ongaku" è la quinta opera del maestro, ed è la prima invece ad avere una trama ben delineata.

La storia è ambientata in un futuro lontano, in un'utopistica società steam-punk post-apocalittica nella quale l'umanità non prova più sentimenti negativi (rabbia, invidia, avidità) e tutti vivono d'amore e d'accordo venerando la stessa divinità, Maria, un'enorme androide volante che svetta nell'alto dei cieli.
Protagonisti della vicenda sono Kai e Pipi. Il primo è un ragazzo orfano, vive da solo e ha ottenuto da Maria la capacità di riuscire a sentire i suoni di qualsiasi cosa, compresa una strana musica che proviene da Maria stessa. Da quanto è in possesso di questa dote, Kai è sempre circondato e seguito da piccoli animali come uccelli e insetti. Pipi è una ragazzina coetanea di Kai, di cui è innamorata e gli è sempre appresso. Pipi, oltre a riscuotere notevole successo tra i ragazzi della città, è anche benvoluta dall'intera cittadinanza... ma non tutto è ciò che sembra!

Raccontata in questa maniera, potrebbe apparire come la solita trama da shonen sentimentale con un'ambientazione un po' diversa dal solito, ma non è affatto così. Prima di tutto il punto forte di "Marie no kanaderu ongaku" è proprio l'ambientazione: Furuya, seppur in pochi capitoli, riesce a descrivere in maniera particolareggiata la società, l'economia, la religione, le varie attività che vengono fatte nelle isole sulle quali è distribuita la popolazione mondiale e i rapporti economici tra di esse. Parla inoltre della riscoperta delle tecnologie perdute, dei rituali di matrimonio nelle diverse isole... insomma riesce a fornire al lettore un affresco perfetto di come funziona il mondo in cui si muovono Kai e Pipi. E alcune di queste descrizioni, per quando all'apparenza possano sembrare messe lì col solo fine di dare un contesto all'intreccio, hanno in verità una motivazione ben precisa e serviranno allo sviluppo della trama.

Il secondo punto forte sono i disegni, che per quanto non abbiano ancora raggiunto l'apice della maturità (l'opera è stata pubblicata solo 5 anni dopo il debutto dell'autore) sono comunque di fattura notevole, in particolar modo gli sfondi meravigliosi ed estremamente particolareggiati che aiutano ad immergersi ancora di più in questo mondo fantastico. Purtroppo si notano ancora delle incertezze nel tratto dei volti e nella prospettiva nei campi lunghi, ma ciò non pregiudica la lettura in alcun modo.

Terzo ma non ultimo, il rapporto tra i personaggi, in particolare quello tra i due protagonisti, punto cardine della storia molto più di quanto non possa sembrare all'inizio.

Nonostante sia stata portata a compimento in soli due volumi, Furuya riesce a chiudere abilmente la trama senza tralasciare niente, riuscendo pure ad infilare nel finale un doppio colpo di scena che, oltre a lasciare spiazzato il lettore, fornisce anche una perfetta spiegazione ad alcune frasi criptiche che erano state disseminate qua e là nei capitoli precedenti. Ed è proprio il colpo di scena che probabilmente vi farà venire voglia di rileggere la storia da capo, notando così nuovi dettagli impercettibili alla prima lettura ma che contribuiscono a rendere geniale questo manga.