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Destroy e Revolution è, in ordine di tempo, la terza opera del mangaka Kouji Mouri. E' un seinen drammatico, un thriller fantascientifico. E' drammatica la realtà della società giapponese afflitta da corruzione e sperpero di denaro pubblico ma è drammatica anche la frustrazione dei personaggi che cercano di reagire a questa situazione. Frustrazione aumentata dalle condizioni personali ed esperienze traumatizzanti vissute nell'infanzia. Il thriller è dato dalle dinamiche della storia, dalla psicologia dei personaggi e dall'instabilità degli stessi. Di fantascientifico c'è solo, per modo di dire, l'aspetto del Superpotere, l'arma ultradimensionale che permette la distruzione. Piccoli pezzi di materia vengono strappati ai totem della finanza e della politica fino al loro totale abbattimento. I totem sono palazzi e infrastrutture create appositamente per essere superflue e fonte di guadagno per speculatori e politici corrotti. Ma la loro distruzione porterà davvero a una rivoluzione?

Yuki la pensa così. Ci vuole una rivolta mossa dal basso per fare crollare il palazzo del Potere. Lui non ne avrebbe bisogno: è ricco, bello, intelligente e ci sa fare con le donne. Perché voler rischiare di perdere la sua vita fatta di successi? A lui non basta, vuole qualcosa di più:
desidera cambiare il mondo, ma non solo, vuole cambiarlo a modo suo e deve averlo alle sue dipendenze. Ma solo l'intelligenza e il carisma non bastano, ci vuole la Forza.
Per avere questa forza si rivolgerà, paradossalmente, a qualcuno apparentemente più debole di tutti: Makoto, classico ragazzo giapponese bullizzato e depresso. Suo padre si è suicidato, sua madre lo ha abbandonato e la nonna che lo aveva cresciuto è venuta a mancare. Solo e poverissimo si barcamena per sopravvivere. Ma è proprio lui ad avere il potere, l'arma di distruzione che innescherà l'agognata Rivoluzione.
Yuki e Makoto si incontrano, si conoscono e concentrano la loro rabbia contro quelli che ritengono la fonte di tutti i mali: la classe politica giapponese. Comincia così l'attività terroristica e anarchica di "Coloro che interrogano". Così si fanno chiamare, in attesa di incontrare "Coloro che rispondono".

I disegni di questo manga sono molto particolari. Se si entra in una fumetteria di solito ci sono centinaia di serie diverse di autori diversi, ma a parte qualche disegnatore bisogna dire che i disegni dei fumetti giapponesi si assomigliano un po' tutti. Invece i manga di Kouji Mouri saltano subito all'occhio: il suo stile è inconfondibile. I suoi soggetti sono molto espressivi e trasmettono al lettore i loro sentimenti senza ambiguità. Forse solo Urasawa e Taniguchi lo superano in questo. L'unica pecca, forse, è che la fisionomia dei volti non cambia molto da un personaggio all'altro e, se non fosse per il taglio di capelli, si confonderebbero facilmente.

L'edizione Planet Manga è molto bella con la sovraccoperta e le pagine robuste. La grafica è molto elegante, e usando tonalità sul grigio e il blu, con sprazzi di colori accesi, viene aumentato sicuramente l'impatto visivo. Dello stesso autore consiglio anche "Suicide Island", opera in corso di pubblicazione per Goen. Buona lettura.