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9.0/10
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Avverto i lettori che questa recensione potrebbe contenere spoilers.
"Shamo"è sfortunatamente divenuto famoso negli anni passati a causa di una diatriba legale tra i due autori(lo scrittore Izo Hashimoto e il disegnatore Akio Tanaka)riguardo la paternità dell'opera. Tutto questo ha causato il congelamento della serie per ben quattro anni (dal 2007 al 2011)e solo nel 2014 e solo nel febbraio del 2015 l'epopea di Ryo Narushima ha avuto fine.
Questo manga ha cominciato la sua pubblicazione sulla rivista "Weekly Manga Action"di Futabasha, casa editrice che ha stampato e pubblicato i primi 19 volumi) mentre si è concluso sulle pagine di "Evening"di Kodansha, che ha pubblicato i restanti volumi. Si è subito presentato come un lavoro fuori dal comune a causa del suo protagonista. Esistono parecchi manga con protagonisti dal comportamento da antieroe anche se, in fin dei conti, c'era sempre un limite alle loro nefandezze. "Shamo"è stato il primo a presentarmi un protagonista completamente malvagio. E' vero che Ryo farebbe di tutto per sua sorella Natsumi e per il suo migliore amico Tokichi, ma appena il personaggio compie una gentilezza nei loro confronti,nella pagina successiva si comporterà nella maniera più spregevole. Apprezzabile Hashimoto per non far sembrare tutto questo forzato, ma come naturale. Altro punto a favore sono i disegni di Tanaka che in alcuni punti raggiungono una precisione quasi fotografica e che riescono a rendere con grande precisione i corpi dei combattenti sulla scena. Tutto questo porta a due effetti molto pregevoli: rappresentare degnamente lo squallore in cui Narushima passa gran parte della narrazione e far percepire con chiarezza la violenza di un colpo. D'altro canto raramente si riesce a comprendere la successione dei colpi durante un combattimento ed è un vero peccato,perché ne avrebbe giovato la spettacolarità. Ciò non impedisce all'opera di avere alcuni dei migliori combattimenti che mi siano capitati di vedere in un manga.
Parlando invece della sceneggiatura di Hashimoto quest'ultima non è esente da difetti (perché il protagonista,dopo aver appreso in Cina la devastante tecnica della "radiazione spirituale", non la utilizza anche negli altri archi narrativi?), ma devo dire che ha la geniale idea di fondere una trama particolare con un protagonista fuori dalla norma con alcune delle caratteristiche tipiche degli shonen sui combattimenti più classici(come "Ashita no Jo"e "Hajime no Ippo"). Innanzitutto "Shamo",come le opere precedentemente indicate, è la storia del percorso di formazione del protagonista, che dopo ogni incontro (ma soprattutto scontro) acquisisce sempre maggiore consapevolezza sul proprio ruolo nel mondo e sulla natura umana. Inoltre i combattimenti di questo manga non sono mai dei semplici scontri,ma sono sempre dei momenti in cui i due lottatori si influenzano a vicenda e confrontano sulla loro personale visione del mondo e sulla loro idea di arti marziali.
Ed è questo un altro dei motivi che rendono questo manga e il protagonista così speciali. Ryo Narushima infatti è espressione dell'anima più antica delle arti marziali, che (come spiegherà Kurokawa, il primo maestro di Ryo) sono nate in determinati periodi storici parecchio violenti dalla mano di alcuni individui che non volevano morire, mentre nel pacifico presente la gente si occupa delle arti marziali come hobby o (per contraddizione) per il desiderio di sentirsi vivi; Narushima, al contrario, si avvicina al karate perché è l'unico metodo che ha per sopravvivere al riformatorio e riuscirà a vincere numerosi scontri che sembravano impossibili proprio grazie alla sua voglia di non morire ed è questa la motivazione che lo spinge a compiere quel gesto che darà il via alla narrazione.
Di solito, a rendere memorabile questo genere di manga sono gli avversari, ma quest'ultimi sono uno dei punti deboli di"Shamo"; infatti sono tutti poco memorabili, salvo alcune doverose eccezioni come Sugawara - perfetta antitesi del nostro protagonista - e i fratelli fogna.