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Quanto facilmente, al giorno d'oggi, ci si dimentica dell'importanza dei legami affettivi?
Il ciclo perpetuo di azioni che compiamo dal suono della sveglia allo spegnimento della luce, alla disperata ricerca del mantenimento di un equilibrio tra rovina e tranquillità, spesso ci fa focalizzare solo sugli obiettivi tangibili, concreti, materialistici, facendoci dimenticare che l'essere umano è anche fucina di bollenti sentimenti, caldi, brucianti come... L'alito di un drago!

Tohru è una draghessa (esiste? Se non esiste lo chiamiamo "neologismo") che, per cause varie, si trasferisce nel mondo degli umani prendendo le sembianze di una bella cameriera, al servizio di una salarywoman (vedi quanto detto per "draghessa") che l'ha aiutata in un momento di grande difficoltà: da lì in poi la nostra maid è dedita anima e corpo (e coda, soprattutto coda) all'essere servizievole con la pacata Kobayashi che dà nome al titolo dell'opera, tanto da asserire di amarla!

Abbiamo la maid formosa, abbiamo l'attrazione per un'altra donna, abbiamo il genere della commedia, abbiamo un po' di moe, quindi sarebbe facilissimo nascondersi dietro alla semplice vicenda comica con fanservice qui e là, ma per fortuna questi elementi non sono il fine di "Miss Kobayashi's Dragon Maid", ma il mezzo (usato anche relativamente poco e in maniera intelligente) per arrivare a ciò che la storia vuole narrare davvero: l'opera infatti (per quanto mai aprioristicamente ottimista) è un monumento in onore dei sentimenti, della loro forza, di quanto ci possano far cambiare e capire che, fuori dalla scrivania del nostro posto di lavoro, c'è vita, una vita vibrante, generosa e positiva che può cambiarci nel profondo, in meglio.

A Tohru si affiancherà presto un altro drago, la piccola Kanna: dall'alto dei suoi occhi enormi e del suo volto mono-espressivo, questa fa da tramite per un tipo di sentimento espresso in maniera naturale e silenziosa, spesso se ne rimane sullo sfondo, ad agire più che parlare, in maniera genuina, per dimostrare sensazioni che sembra nascondere dietro a quel viso tanto tondeggiante quanto granitico.
Altri draghi faranno la loro comparsa, seguendo la scia di Tohru e Kanna: Lucoa, perfetto esempio di "sentimento fuori controllo", come pure le sue forme ridicolmente eccessive; Fafnir, rappresentante dei sentimenti che si fa fatica ad esprimere ma che, alla fine, si prova e si dimostra di provare volente o nolente; ed Elma che, sfortuna sua, non ha modo di mettersi troppo in mostra, ma ci fa vedere un sentimento conflittuale nei confronti di Tohru e Kobayashi, probabilmente per invidia, ma avrà modo anche lei di scoprire l'importanza della dolcezza (in tanti, tanti sensi!).

Kyoani fa rima con eccellenza tecnica, ed è questo che abbiamo, anche in "Miss Kobayashi's Dragon Maid": il design è espressivo, semplice ma anche dettagliato e caratteristico, i colori sono utilizzati in maniera estremamente viva, contribuendo a dare una sensazione di allegria allo spettatore, e le animazioni sempre di qualità estremamente elevata; la scelta inoltre di inserire tanti piccoli eyecatch sempre diversi, tutti nello stesso stile, all'interno di un episodio contribuisce a incuriosire e divertire lo spettatore, con piccoli gesti che però colpiscono in maniera forte e efficace (come tutti i sentimenti più sinceri).

La colonna sonora, estremamente piacevole, è composta dei tipici motivi che accompagnano una commedia di stampo casalingo, dove quindi regnano la quotidianità e l'ordinario (per quanto avere due draghi in casa sia ben poco ordinario!), e il doppiaggio è espressivo ed efficace: in particolare, ho apprezzato il lavoro di Mutsumi Tamura nel ruolo della signorina Kobayashi; a lei il compito di spiegare a Tohru come gira il nostro mondo, cosa fare, come comportarsi, e soprattutto a lei il compito di raccontare, attraverso riflessioni personali, quanto i sentimenti possano cambiare la vita di una persona, quanto il calore umano possa rendere un mondo che, fondamentalmente, da "prima" a "dopo" non è cambiato, profondamente diverso.
Tamura fa tutto questo con un tono adulto e serio, ma caldissimo, estremamente dolce, da vera "persona matura" che, però, ancora ha da maturare parecchio, e questa consapevolezza giunge come un fulmine a ciel sereno, il giorno in cui un drago in tenuta da maid si presenta alla sua porta.

Seguendo l'impostazione classica delle sigle giapponesi, l'opening e l'ending di "Miss Kobayashi's Dragon Maid" sono rispettivamente più scatenata e più tranquilla, ma entrambe estremamente caratteristiche.
"Aozora no Rhapsody" è un brano dal ritmo incalzante, che comunica subito come la serie sia frizzante e ricca di energie positive, e il suo video è a dir poco psichedelico, con scene da rosa elefanti di Dumbo, anche se qui sono draghi rosa, e una resa visiva, ovviamente, magistrale.
La più tranquilla ending "Ishukan Communication" è psichedelica a sua volta, ma più "sognante", siamo più in zona "Pomi D'Ottone e Manici di Scopa" (soprattutto una scena), e comunque ricca di positività, e allegria.
Ad aumentare l'impatto emotivo delle sigle giunge il fatto che entrambe sono cantate dalle doppiatrici dei quattro draghi femminili, aggiungendo quindi ulteriore "familiarità" e un senso di allegria raddoppiato: sembra quasi che le protagoniste se la stiano spassando al karaoke, felici di essersi trasferite in questo mondo, o che stiano esprimendo nel canto le loro sensazioni, i loro sentimenti.

"Miss Kobayashi's Dragon Maid" non è una serie sentimentale, ma è una serie che parla del rapporto tra la persona e i sentimenti: come li scopre, come li coltiva, come si rende conto della loro importanza, influenza e predominanza, come li accetta, li rinnega, li perde, li rivuole indietro.
Ed è anche ciò che accade allo spettatore: se connette il suo cuore con questa serie, scoprirà sentimenti sinceri per Tohru, per Kanna, per la signorina Kobayashi e tutti gli altri, e insieme a loro si sentirà più allegro, più sincero con sé stesso e se ne starà a canticchiare "Aozora no Rhapsody" (si spera senza roteare in cielo come una Magica Ballerina Volante).