Recensione
My Hero Academia
4.0/10
Francamente non mi capacito del consenso ottenuto da "BNHA". Sarà che alla mia veneranda età questo genere di prodotto appassiona decisamente meno che durante l'adolescenza, ma davvero trovo la serie di una mediocrità unica. Anzi no, non unica, visto che di unico "BNHA" ha davvero poco.
Il protagonista è il solito esserino sfortunato che imperversa in tutti gli anime d'azione: oltre a non spiccare nell'insieme dei suoi coetanei, per rigirare il coltello nella piaga è anche ben al di sotto della media, non possedendo alcun genere di peculiarità tra il paranormale ed il metafisico. Per non farsi mancare niente è pure impacciato, imbranato, bistrattato dall'unico essere con cui è solito accompagnarsi, forse anche un po' un allocco lento di comprendonio; però ha un cuore d'oro, eh, bravo, intelligente, studioso e generoso. Sembra di sentire il proprio genitore che ci descrive ad un amico: "Sì, dai, magari non è il migliore al mondo, ma cavolo com'è bravo e devoto".
L'incipit della trama è comune a tutti gli altri prodotti del genere: il povero esserino sfortunato, da sempre sotto la media, insignificante ed insulso, d'un tratto trova il modo di evidenziarsi, di farsi notare, di distinguersi. Magia delle magie, wow, che colpo di scena inaspettato, questo.
Lui lavora duro, lui si ammazza di fatica, lui sgobba e suda e si sbatte e bestemmia dallo sforzo. Originalità delle originalità, mai visto un protagonista che si fa il mazzo, guarda un po'. E magia delle magie, il suo travaglio fisico ed interiore viene premiato dalla benedizione celeste, che gli permette grazie ad un qualche sotterfugio di cui nessunissimissimo era al corrente di rimettersi in pari con i propri coetanei ed impadronirsi di un famoso e noto potere speciale. Non più quindi l'ultimo degli ultimi, il bischero che nessuno calcola, la pezza da piedi su cui tutti ci puliamo le scarpe lorde di fango dopo il temporale, ma un ragazzo normale che, fortunato caso, ha dalla sua l'etica del lavoro e gli attributi necessari per sfondare a dispetto degli altri, nati con tutti i vantaggi e che quindi non sanno tirarsi fuori dalle difficoltà con le proprie mani.
Il resto della trama riesce anche a non omologarsi troppo ad altri prodotti, ma va detto che molto è merito del format particolare della serie: di anime coi supereroi non è che se ne siano visti poi tanti, anzi, quindi tutto è più facile e tutto è di guadagnato.
La psicologia che muove i personaggi, ed il protagonista nello specifico, è spiccia e trita. "Vedi, caro spettatore? Se ti sbatti come me, se lavori sodo come me, puoi riuscire a coronare i tuoi sogni. Certo avere un capello di supereroe nello stomaco aiuta, non lo nego, ma è un aspetto collaterale dell'esserti sbattuto peggio di un tappeto con il batti-panni. Se lavori come me, come me riuscirai ad avere successo". Davvero: se invece di "capello di supereroe" utilizzassi termini come "volpe a nove code" o "frutto Gom-Gom" o "essere un Sayan di un altro pianeta" avrei descritto "Naruto", "One Piece" e "Dragon Ball" senza neanche sforzarmi troppo di cambiare termini e parole sparse. Gli altri personaggi sono analogamente triti: l'amico d'infanzia-barra-nemico giurato pieno d'orgoglio, la bella e svampita, il secchione, la frigida, la macchietta di statura minuscola che sembra più un peluche.
Tiriamo le somme. Le vicende saranno pure piacevoli, opening e closing saranno pure interessanti e "calde", il format sui supereroi sarà pure nuovo, ma il succo della faccenda è monotono, già visto, non esaltante. Personalmente fatico a concedergli la sufficienza, perchè allo stesso modo fatico a non considerare questo suo essere analogo ed omologo un grandissimo punto di demerito. I più ameranno questo o quell'elemento, vivendo di shipping tra i personaggi e sbavando sulle sigle; io, che essendo un individuo solo non posso costituire la maggioranza, trovo il tutto di una stucchevole banalità
Il protagonista è il solito esserino sfortunato che imperversa in tutti gli anime d'azione: oltre a non spiccare nell'insieme dei suoi coetanei, per rigirare il coltello nella piaga è anche ben al di sotto della media, non possedendo alcun genere di peculiarità tra il paranormale ed il metafisico. Per non farsi mancare niente è pure impacciato, imbranato, bistrattato dall'unico essere con cui è solito accompagnarsi, forse anche un po' un allocco lento di comprendonio; però ha un cuore d'oro, eh, bravo, intelligente, studioso e generoso. Sembra di sentire il proprio genitore che ci descrive ad un amico: "Sì, dai, magari non è il migliore al mondo, ma cavolo com'è bravo e devoto".
L'incipit della trama è comune a tutti gli altri prodotti del genere: il povero esserino sfortunato, da sempre sotto la media, insignificante ed insulso, d'un tratto trova il modo di evidenziarsi, di farsi notare, di distinguersi. Magia delle magie, wow, che colpo di scena inaspettato, questo.
Lui lavora duro, lui si ammazza di fatica, lui sgobba e suda e si sbatte e bestemmia dallo sforzo. Originalità delle originalità, mai visto un protagonista che si fa il mazzo, guarda un po'. E magia delle magie, il suo travaglio fisico ed interiore viene premiato dalla benedizione celeste, che gli permette grazie ad un qualche sotterfugio di cui nessunissimissimo era al corrente di rimettersi in pari con i propri coetanei ed impadronirsi di un famoso e noto potere speciale. Non più quindi l'ultimo degli ultimi, il bischero che nessuno calcola, la pezza da piedi su cui tutti ci puliamo le scarpe lorde di fango dopo il temporale, ma un ragazzo normale che, fortunato caso, ha dalla sua l'etica del lavoro e gli attributi necessari per sfondare a dispetto degli altri, nati con tutti i vantaggi e che quindi non sanno tirarsi fuori dalle difficoltà con le proprie mani.
Il resto della trama riesce anche a non omologarsi troppo ad altri prodotti, ma va detto che molto è merito del format particolare della serie: di anime coi supereroi non è che se ne siano visti poi tanti, anzi, quindi tutto è più facile e tutto è di guadagnato.
La psicologia che muove i personaggi, ed il protagonista nello specifico, è spiccia e trita. "Vedi, caro spettatore? Se ti sbatti come me, se lavori sodo come me, puoi riuscire a coronare i tuoi sogni. Certo avere un capello di supereroe nello stomaco aiuta, non lo nego, ma è un aspetto collaterale dell'esserti sbattuto peggio di un tappeto con il batti-panni. Se lavori come me, come me riuscirai ad avere successo". Davvero: se invece di "capello di supereroe" utilizzassi termini come "volpe a nove code" o "frutto Gom-Gom" o "essere un Sayan di un altro pianeta" avrei descritto "Naruto", "One Piece" e "Dragon Ball" senza neanche sforzarmi troppo di cambiare termini e parole sparse. Gli altri personaggi sono analogamente triti: l'amico d'infanzia-barra-nemico giurato pieno d'orgoglio, la bella e svampita, il secchione, la frigida, la macchietta di statura minuscola che sembra più un peluche.
Tiriamo le somme. Le vicende saranno pure piacevoli, opening e closing saranno pure interessanti e "calde", il format sui supereroi sarà pure nuovo, ma il succo della faccenda è monotono, già visto, non esaltante. Personalmente fatico a concedergli la sufficienza, perchè allo stesso modo fatico a non considerare questo suo essere analogo ed omologo un grandissimo punto di demerito. I più ameranno questo o quell'elemento, vivendo di shipping tra i personaggi e sbavando sulle sigle; io, che essendo un individuo solo non posso costituire la maggioranza, trovo il tutto di una stucchevole banalità