Recensione
Zootropolis
10.0/10
Recensione di NickyFlowers
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Dopo il ritorno in grande stile della Disney con quel mezzo capolavoro che fu “Ralph Spaccatutto”, la sottoscritta non vedeva l’ora di vedersi un nuovo classico Disney, che offrisse a grandi e piccini diverse pillole di vita addolcite da una giusta dose di divertimento. Purtroppo, con il mediocre “Frozen” e il non così tanto eccezionale “Big Hero 6” le mie aspettative non vennero mai soddisfatte. Dunque, si può dedurre che, non appena sentii parlare di un nuovo classico Disney in cantiere, non ero particolarmente impaziente di vedermelo. E accidenti ai miei pregiudizi: per poco mi perdevo un altro mezzo capolavoro.
In un mondo in cui gli esseri umani non sono mai esistiti, gli animali nel corso del tempo si sono evoluti e abitano tutti insieme senza che i predatori mangino le prede. Protagonista della storia è Judy, una coniglietta che sin da quando era cucciola sogna di diventare un’agente di polizia. Con molta fatica, Judy riesce a diventare un poliziotto. Tuttavia, i pregiudizi degli altri animali nei suoi confronti continuano ad essere presenti e lei dovrà continuare ad abbatterli, risolvendo un caso particolarmente difficile con l’aiuto di qualcuno che come lei è sempre mal giudicato per la sua natura: la volpe Nick. Non mi dilungo oltre, perché ‘spoilerare’ un film del genere per me è un gran peccato.
Ci sono molti elementi per cui questo film ha le potenzialità di diventare un capolavoro (se non lo è già). Si può partire dall’articolata e ben gestita commistione di generi, dove il comico, il drammatico e il noir vanno a mescolarsi creando una perfetta armonia. Si può continuare parlando della brillantezza e genialità degli sceneggiatori nello scrivere personaggi memorabili anche dopo averli visti solo per due secondi: ne sono un esempio lo yak maestro di yoga, il bradipo Flash e il topo ragno Mr. Big.
Ma i personaggi che rimarranno sempre scolpiti nella mia mente sono i due protagonisti. Judy e Nick sono un’accoppiata vincente. All’inizio sembra quasi impossibile che due tipi così diversi - ottimista l’una, cinico l’altro - possano legare, ma nel corso del film le loro diversità sembreranno delle sottigliezze in confronto alle tante cose che hanno in comune, a partire dal fatto che entrambi sono sempre stati vittime del pregiudizio altrui. Ma su di loro non vorrei soffermarmi più di tanto: tutte le scene in cui sono presenti sono sempre state sorprendenti e a volte anche toccanti.
Sul lato tecnico del film è inutile spendere diverse righe di recensione: si parla della Disney, e la qualità è sempre eccelsa, dalla cura maniacale con cui sono stati disegnati e animati gli animali (i peli delle loro pellicce sembrano veri) ai vari habitat che caratterizzano Zootropolis tutti da scoprire. Piccolo appunto sul doppiaggio italiano: sono anni che in Italia si chiamano volti noti a doppiare i film d’animazione, anche quelli della Disney. In “Zootropolis” alcune interpretazioni, come quelle di Massimo Lopez e di Leo Gullotta sono state apprezzate (e anche giustamente), ma altre come quelle di Paolo Ruffini e di Frank Matano sono state odiate sotto ogni punto di vista. Sebbene ciò che fanno Ruffini e Matano di mestiere non sia di mio gusto, non si può negare che siano stati abbastanza bravi nel doppiare i propri personaggi. La loro parte occupa pochissimo spazio nel film e non capisco perché criticare l’accento livornese di Ruffini quando non ho sentito nessuno condannare la parlata romana di Romeo in “Gli Aristogatti”: in entrambi i casi si capisce che la cosa è voluta e in entrambi i casi per me è un ulteriore tocco di classe dato ai personaggi.
In conclusione, “Zootropolis” è un classico Disney degno di questo nome, che affronta argomenti come la diversità e come a volte i propri sogni rimangono irrealizzabili, nonostante l’impegno. Per quanto siano temi delicati, essi vengono trattati e presentati nella giusta maniera, senza sembrare troppo didascalici né troppo pesanti. Consiglio di vederlo non solo ai fan della Disney, ma proprio a tutti, e non si permetta che il pregiudizio (termine molto presente in questa recensione) tenga alla larga le persone da questo piccolo gioiello cinematografico.
In un mondo in cui gli esseri umani non sono mai esistiti, gli animali nel corso del tempo si sono evoluti e abitano tutti insieme senza che i predatori mangino le prede. Protagonista della storia è Judy, una coniglietta che sin da quando era cucciola sogna di diventare un’agente di polizia. Con molta fatica, Judy riesce a diventare un poliziotto. Tuttavia, i pregiudizi degli altri animali nei suoi confronti continuano ad essere presenti e lei dovrà continuare ad abbatterli, risolvendo un caso particolarmente difficile con l’aiuto di qualcuno che come lei è sempre mal giudicato per la sua natura: la volpe Nick. Non mi dilungo oltre, perché ‘spoilerare’ un film del genere per me è un gran peccato.
Ci sono molti elementi per cui questo film ha le potenzialità di diventare un capolavoro (se non lo è già). Si può partire dall’articolata e ben gestita commistione di generi, dove il comico, il drammatico e il noir vanno a mescolarsi creando una perfetta armonia. Si può continuare parlando della brillantezza e genialità degli sceneggiatori nello scrivere personaggi memorabili anche dopo averli visti solo per due secondi: ne sono un esempio lo yak maestro di yoga, il bradipo Flash e il topo ragno Mr. Big.
Ma i personaggi che rimarranno sempre scolpiti nella mia mente sono i due protagonisti. Judy e Nick sono un’accoppiata vincente. All’inizio sembra quasi impossibile che due tipi così diversi - ottimista l’una, cinico l’altro - possano legare, ma nel corso del film le loro diversità sembreranno delle sottigliezze in confronto alle tante cose che hanno in comune, a partire dal fatto che entrambi sono sempre stati vittime del pregiudizio altrui. Ma su di loro non vorrei soffermarmi più di tanto: tutte le scene in cui sono presenti sono sempre state sorprendenti e a volte anche toccanti.
Sul lato tecnico del film è inutile spendere diverse righe di recensione: si parla della Disney, e la qualità è sempre eccelsa, dalla cura maniacale con cui sono stati disegnati e animati gli animali (i peli delle loro pellicce sembrano veri) ai vari habitat che caratterizzano Zootropolis tutti da scoprire. Piccolo appunto sul doppiaggio italiano: sono anni che in Italia si chiamano volti noti a doppiare i film d’animazione, anche quelli della Disney. In “Zootropolis” alcune interpretazioni, come quelle di Massimo Lopez e di Leo Gullotta sono state apprezzate (e anche giustamente), ma altre come quelle di Paolo Ruffini e di Frank Matano sono state odiate sotto ogni punto di vista. Sebbene ciò che fanno Ruffini e Matano di mestiere non sia di mio gusto, non si può negare che siano stati abbastanza bravi nel doppiare i propri personaggi. La loro parte occupa pochissimo spazio nel film e non capisco perché criticare l’accento livornese di Ruffini quando non ho sentito nessuno condannare la parlata romana di Romeo in “Gli Aristogatti”: in entrambi i casi si capisce che la cosa è voluta e in entrambi i casi per me è un ulteriore tocco di classe dato ai personaggi.
In conclusione, “Zootropolis” è un classico Disney degno di questo nome, che affronta argomenti come la diversità e come a volte i propri sogni rimangono irrealizzabili, nonostante l’impegno. Per quanto siano temi delicati, essi vengono trattati e presentati nella giusta maniera, senza sembrare troppo didascalici né troppo pesanti. Consiglio di vederlo non solo ai fan della Disney, ma proprio a tutti, e non si permetta che il pregiudizio (termine molto presente in questa recensione) tenga alla larga le persone da questo piccolo gioiello cinematografico.