Recensione
Recensione di Texhnolyze
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Sebbene tutti lo conoscono, non altrettanti lo hanno letto e diciamolo subito: il manga non solo anticipa tutte le opere cinematografiche di Miyazaki per contenuti, ma è anche di molto superiore nell’esporre queste tematiche.
E’ un’ opera ad ampio respiro, nel vero senso della parola, epica e molto sfaccettata.
Forse uno dei motivi che spinge i tantissimi fan di Miyazaki a non approcciarsi a questo manga è che in realtà è molto distante dagli standard del manga risultando forse più europeo di ogni altro, anche più - dell’altro conosciutissimo - Akira.
Dunque è un fumetto di impostazione sicuramente francese per via della cura grafica, il formato, i testi e i tempi biblici di pubblicazione. Secondo me va fatto leggere soprattutto ai “mangofili” che si ostinano a ripudiare il fumetto europeo cosicché individuino le palesi differenze con la produzione che tanto amano e forse un giorno daranno una possibilità ad un’altra realtà.
Per esempio la maggior parte dei manga usa balloon enormi che ricoprono mezza tavola e contengono poche frasi, è così. Mentre in Nausicaa i disegni hanno molto spazio, nonostante i balloon siano pieni di testo, perché il formato è maggiore del tipico tankobon e i caratteri più piccoli.
Per non parlare degli sfondi, che di solito latitano nei manga, degli "escamotage drammatici" utilizzati dai mangaka, ovvero vignettone con primi e primissimi piani, o ancora linee cinetiche in ogni dove, anche in un semplice dialogo, solo dare quella carica tipicamente giapponese.
Bene, tutto questo in Nausicaa è assente; anche grazie al fatto che l'autore si prende tutto il tempo necessario, senza la pressione delle scadenze.
Passando alla sceneggiatura, faccio davvero fatica a pensare che Miyazaki abbia scritto anche i testi di questo fumetto in quanto non hanno l’ingenuità tipicamente giapponese, di cui lui a mio avviso è profeta supremo nei suoi film, ma al contrario sono molto maturi e coerenti con l’atmosfera. Non è per nulla lento o prolisso, è anzi molto dinamico e moderno; molto cinematico registicamente, specie nelle lotte, e dal ritmo sostenuto.
Nausicaa è risultato sfiancante per Miyazaki, che riesce a portarlo a termine dopo molti anni solo perché aveva preso l’impegno e non voleva un’opera tronca.
Dunque in questo denso lavoro ha riversato nel calderone disparati elementi culturali, è effettivamente un sapiente mix di oriente ed occidente in ogni aspetto: dai nomi ad ogni sorta di riferimento culturale (religioni, culti e tradizioni), dal design (abiti, animali, mostri e tutto) all’architettura, gli sfondi sono curatissimi nella tradizione europea e il character design è invece quello tipico – espressivo – dei manga.
L’ambientazione post-apocalittica coniugata alla fantasia creativa dell’autore lo rendono unico nel panorama nipponico per ricercatezza e qualità. In realtà non parlo solo di quel genere specifico ma, in generale, la sua capacità nel creare un mondo sfaccettato e coerente dall’incredibile sense of wonder ha pochi rivali, mentre uno che lo surclassa in tal senso è sicuramente "The Five Star Stories".
Le tematiche sono le solite e su tutte si erge: uomo vs natura. Forse la vera differenza con le altre opere dell’autore non è nemmeno l’essenza cruda che caratterizza il manga, perché di certo da questo punto non è eclatante, ma la figura di Nausicaa. La protagonista infatti non subisce un vero e proprio percorso formativo essendo in sostanza un archetipo e un vero messia, quindi non risulta nemmeno infantile. Lei rappresenta la purezza e la speranza del futuro e come spesso accade sono i giovani a simboleggiarle.
Ergo il percorso di crescita è relegato ai soli personaggi secondari, profondamente cambiati dall’interagire con Nausicaa nel corso degli eventi.
L’ultimo volume per me è il migliore e un po’ come Alita, molto meno high concept, offre svariati spunti elevando la densità e la profondità dell’opera tramite dialoghi filosofeggianti e moralistici.
Il colore seppia dona quel fascino di testo antico, una testimonianza o forse è più un monito a frenare l’idiozia, l’ossessione distruttiva che ci contraddistingue dagli animali.
Comunque c’è da dire che non è tutto oro ciò che luccica, infatti è abbastanza action e in realtà potrebbe anche non esserlo. Poi Miyazaki potrà anche essere stato ispirato da Moebius ma non è certamente un “metalhurlantiano” e i suoi limiti si vedono: quasi mai fa respirare i disegni e di solito i campi lunghi sono compressi in vignette piccole perché c’è un numero minimo a cui si attiene, tanto è vero che non c’è una splash in sette volumi ma forse una sola doppia.
Concludo dicendo che mi ha sorpreso, non tanto per la qualità, ma perché mi ha davvero affascinato.
E’ un’ opera ad ampio respiro, nel vero senso della parola, epica e molto sfaccettata.
Forse uno dei motivi che spinge i tantissimi fan di Miyazaki a non approcciarsi a questo manga è che in realtà è molto distante dagli standard del manga risultando forse più europeo di ogni altro, anche più - dell’altro conosciutissimo - Akira.
Dunque è un fumetto di impostazione sicuramente francese per via della cura grafica, il formato, i testi e i tempi biblici di pubblicazione. Secondo me va fatto leggere soprattutto ai “mangofili” che si ostinano a ripudiare il fumetto europeo cosicché individuino le palesi differenze con la produzione che tanto amano e forse un giorno daranno una possibilità ad un’altra realtà.
Per esempio la maggior parte dei manga usa balloon enormi che ricoprono mezza tavola e contengono poche frasi, è così. Mentre in Nausicaa i disegni hanno molto spazio, nonostante i balloon siano pieni di testo, perché il formato è maggiore del tipico tankobon e i caratteri più piccoli.
Per non parlare degli sfondi, che di solito latitano nei manga, degli "escamotage drammatici" utilizzati dai mangaka, ovvero vignettone con primi e primissimi piani, o ancora linee cinetiche in ogni dove, anche in un semplice dialogo, solo dare quella carica tipicamente giapponese.
Bene, tutto questo in Nausicaa è assente; anche grazie al fatto che l'autore si prende tutto il tempo necessario, senza la pressione delle scadenze.
Passando alla sceneggiatura, faccio davvero fatica a pensare che Miyazaki abbia scritto anche i testi di questo fumetto in quanto non hanno l’ingenuità tipicamente giapponese, di cui lui a mio avviso è profeta supremo nei suoi film, ma al contrario sono molto maturi e coerenti con l’atmosfera. Non è per nulla lento o prolisso, è anzi molto dinamico e moderno; molto cinematico registicamente, specie nelle lotte, e dal ritmo sostenuto.
Nausicaa è risultato sfiancante per Miyazaki, che riesce a portarlo a termine dopo molti anni solo perché aveva preso l’impegno e non voleva un’opera tronca.
Dunque in questo denso lavoro ha riversato nel calderone disparati elementi culturali, è effettivamente un sapiente mix di oriente ed occidente in ogni aspetto: dai nomi ad ogni sorta di riferimento culturale (religioni, culti e tradizioni), dal design (abiti, animali, mostri e tutto) all’architettura, gli sfondi sono curatissimi nella tradizione europea e il character design è invece quello tipico – espressivo – dei manga.
L’ambientazione post-apocalittica coniugata alla fantasia creativa dell’autore lo rendono unico nel panorama nipponico per ricercatezza e qualità. In realtà non parlo solo di quel genere specifico ma, in generale, la sua capacità nel creare un mondo sfaccettato e coerente dall’incredibile sense of wonder ha pochi rivali, mentre uno che lo surclassa in tal senso è sicuramente "The Five Star Stories".
Le tematiche sono le solite e su tutte si erge: uomo vs natura. Forse la vera differenza con le altre opere dell’autore non è nemmeno l’essenza cruda che caratterizza il manga, perché di certo da questo punto non è eclatante, ma la figura di Nausicaa. La protagonista infatti non subisce un vero e proprio percorso formativo essendo in sostanza un archetipo e un vero messia, quindi non risulta nemmeno infantile. Lei rappresenta la purezza e la speranza del futuro e come spesso accade sono i giovani a simboleggiarle.
Ergo il percorso di crescita è relegato ai soli personaggi secondari, profondamente cambiati dall’interagire con Nausicaa nel corso degli eventi.
L’ultimo volume per me è il migliore e un po’ come Alita, molto meno high concept, offre svariati spunti elevando la densità e la profondità dell’opera tramite dialoghi filosofeggianti e moralistici.
Il colore seppia dona quel fascino di testo antico, una testimonianza o forse è più un monito a frenare l’idiozia, l’ossessione distruttiva che ci contraddistingue dagli animali.
Comunque c’è da dire che non è tutto oro ciò che luccica, infatti è abbastanza action e in realtà potrebbe anche non esserlo. Poi Miyazaki potrà anche essere stato ispirato da Moebius ma non è certamente un “metalhurlantiano” e i suoi limiti si vedono: quasi mai fa respirare i disegni e di solito i campi lunghi sono compressi in vignette piccole perché c’è un numero minimo a cui si attiene, tanto è vero che non c’è una splash in sette volumi ma forse una sola doppia.
Concludo dicendo che mi ha sorpreso, non tanto per la qualità, ma perché mi ha davvero affascinato.