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3.0/10
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Guardo la copertina del primo volume, dove due grandi volti si stagliano parallelamente in una posa figa e grossolana, con colori accesi e impersonali. Inizia così la mia prima impressione su questo titolo, confermata per almeno due volumi su quattro senza alcuna alterazione. Conductor è una storia senza ritmo narrativo. Le scene vagano in una serie di sequenze in cui conosciamo i personaggi che si profilano in due gruppi: gli sfigati e i "superfighi per forza". Quest'ultimi, per natura maggiormente irritanti, si muovono con arroganza mentre raccontano la propria maledetta storia. Difficile proseguire ma ci proviamo. Tra frasi ad effetto e disegni grossolani, come se ne possono trovare di identici in altri centomila manga shoujo, la storia si fa leggere con difficoltà. Siccome i superfighi sono tanti, sono tante le loro infime sfaccettature, mentre la protagonista è vittima di una amnesia a seguito di una traumatica perdita.
Le fondamenta di questa storia sono malmesse. Non fragili, semplicemente e volontariamente inconsistenti. Prima di iniziarlo sappiate che la conclusione vi porterà a quella domanda irrisolta "Ma da dove è nata l'idea degli strateghi nell'individuare la vittima protagonista per farla danzare nel proprio intricato piano?". Perchè appunto ci sono due strateghi mediamente fighi, non propriamente infami fino in fondo, con un disegno che li rende uguali a tutti gli altri personaggi. I due anonimi mediamente fighi nel terzo volume riescono a far emergere gli aspetti dimenticati dalla protagonista, stimolando seppure brevemente la curiosità del lettore. La storia dark con scene di violenza mal raccontata e con accenni di dubbio, prosegue sprofondando in lacunose motivazioni e dinamiche nel quale emerge la verità primordiale degli eventi e una polizia incapace e corrotta all'inverosimile. Sembra quasi che il finale possa suggerire un sequel, che magari con un po' di fortuna non arriverà.