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Il manga di Kentaro Sato propone la più consueta delle contrapposizioni tra bene e male e l’inizio è decisamente promettente: la storia nasce come un horror dai toni apocalittici (l’apocalisse delle Magical) e dal carattere piacevolmente splatter. Tuttavia, quasi subito, il giocattolo si rompe, il plot si modifica geneticamente, divenendo la più classica e noiosa delle Time-Machine-Story.

Attenzione :: Spoiler! (clicca per visualizzarlo)

Dal IV volume in poi, la trama diviene inutilmente complicata e difficile da seguire, palesando l’incapacità degli autori ad andare avanti. Emblematica in tal senso è la difficoltà da parte degli sceneggiatori nell’individuare un antagonista che dia un senso all’incipit esplosivo: sino all’ultimo capitolo del volume 15 non sappiamo ancora chi sia l’artefice del piano di annientamento del mondo. Si assiste, dunque, ad un vorticoso passaggio di testimone: inizialmente l’origine del male sembra essere Tsukune Fukumoto, poi, dal volume 5 al volume 15, il malvagio demiurgo diventa Wataru Himeji, che dividerà la scena con il demonio (sic) Shinobu Shirocane a partire dal 14° volume. Successivamente, lo scettro del comando passa nelle mani di Makabe, lo scienziato pazzo che ha creato Himeji, ed infine toccherà a Komei, un personaggio mai incontrato prima (sic.), impersonare il male che sta all’origine della machiavellica macchinazione.

È così che il manga implode sotto il peso di una storia incoerente, che piazza colpi di scena a destra e a manca sino a giungere ad un finale assurdo, suggellato dal più scontato degli happy-end.

Per quanto concerne i personaggi che popolano il manga, i protagonisti proprio non prendono, alcuni sono decisamente antipatici, spopolano le maggiorate e gli antagonisti, proprio perché cambiano continuamente senza un perché, sono facilmente dimenticabili. Le Magical Girl meritano un’ovazione, ma non hanno spessore (semplici mostri guerrieri).

Il disegno è sicuramente personale e le scene che richiedono grande dinamismo risultano abbastanza chiare, tuttavia, il graphic-desingn dei personaggi è drammaticamente piegato alle esigenze del fan-service, tanto da poter dire che il motto “tette a volontà” si addice all’opera. È quasi impossibile trovare una vignetta dove non ci siano delle tette. Per gli sfondi, quasi assenti, si fa continuamente ricorso a dei retini.

Se l’opera si fosse conclusa nei primi 5 volumi, trovando un finale non consolatorio all’apocalisse delle magical, avrebbe potuto meritare anche un 6/7, tuttavia, ai primi cinque tankobon ne sono seguiti altri 11 che hanno peggiorato sensibilmente la qualità del manga e quindi il voto è 4.