Recensione
Recensione di npepataecozz
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L’influenza che i vari tipi di società umana hanno sul comportamento individuale è da sempre oggetto dell’interesse di diverse discipline umanistiche e scientifiche: l’io in cui ognuno di noi si riconosce non è solo il risultato delle sue attitudini, delle sue qualità e dei suoi difetti, ma è determinato anche dal tipo di società in cui vive, con il suo tipo di cultura, le sue abitudini e i suoi modelli consolidati di comportamento. Il fatto che si nasca a Tokyo, a Nairobi o a Pollena Trocchia non può essere considerato come una variabile di scarsa importanza nella formazione e nello sviluppo della mentalità di un individuo, ma, a parità di caratteristiche “corporee”, determinerà la nascita di tre tipi di personalità molto diversi l’una dall’altra.
Questo accade perché l’uomo tende ad adattarsi alla società in cui vive, imitando il comportamento di chi gli sta attorno e assorbendo il complesso delle regole che la dominano; ed è proprio questa sua attitudine all’adattamento a favorire la socializzazione o almeno la pacifica convivenza tra le persone. Questo non deve far pensare che quello fra uomo e società sia sempre un rapporto idilliaco; al contrario, invece, esso produce una lunghissima serie di fenomeni negativi che possono condizionare pesantemente la vita di una persona.
“Seishun Buta Yarō wa Bunny Girl Senpai no Yume o Minai” è un anime che parla proprio di alcuni di questi fenomeni, amplificandone gli effetti sui vari individui coinvolti, fino a farli diventare la causa di fenomeni sovrannaturali.
In un giorno qualsiasi Sakuta Azusagawa, un normale studente delle superiori, incontra in biblioteca una bellissima ragazza vestita da coniglietta che cerca in tutti i modi di farsi notare dai presenti. I suoi tentativi, però, risultano inutili, in quanto il solo Sakuta riesce a vederla. Incuriosito dalla vicenda, il ragazzo decide di indagare, e scoprirà che il nome della ragazza è Mai Sakurajima, un’attrice molto famosa che frequenta la sua scuola. Dopo essersi presa un periodo di pausa dallo showbiz, Mai aveva cominciato ad andare a scuola solo a partire dal secondo trimestre, quando ormai tutte le amicizie fra gli studenti si erano consolidate; proprio per questo la ragazza appariva invisibile agli occhi degli altri, prima in senso figurato e poi, un po’ alla volta, anche in senso reale.
In molti hanno paragonato questo anime ai vari “Monogatari”, in quanto anche in queste opere si utilizzava lo strumento sovrannaturale per parlare del difficile rapporto degli adolescenti con la società. Che “Monogatari” possa essere stata una fonte di ispirazione per l’autore è molto probabile; la presenza di molti elementi in comune è un fatto incontestabile. Ma, se questo è vero, bisogna anche sottolineare che i due titoli hanno un’anima molto diversa, in quanto al nostro “Bunny Girl Senpai” manca quella che è la vera componente distintiva dei “Monogatari”, ossia la verbosità ossessiva. In più esistono anche altri titoli che, per struttura e caratteristiche dei personaggi, sono molto simili a questo anime, forse anche più di “Monogatari”. Giusto per citarne un paio, menzionerò “Kanon” e “Clannad”, i due capolavori della Key: stessa struttura ad archi, stesso tipo di situazioni e, soprattutto, stesso tipo di dialoghi.
Al pari dalle opere a cui forse si ispira, devo dire di aver trovato questo “Seishun Buta Yarō wa Bunny Girl Senpai no Yume o Minai” assolutamente fantastico.
La sceneggiatura, a mio avviso, è tra le migliori nel suo genere. L’anime, infatti, vuole essere più di una semplice commedia, in quanto mette sotto i suoi riflettori alcune problematiche sociali (alcune poco considerate, altre ben conosciute) legate all’adolescenza e capaci di avere effetti permanenti sulla personalità di un individuo. Queste problematiche all’interno della storia vengono chiamate “sindrome dell’adolescenza”, quasi a voler paragonare certe brutture della società a una malattia; gli effetti, invece, sono rappresentati da fenomeni sovrannaturali come l’invisibilità, lo sdoppiamento o la capacità di tornare indietro nel tempo, e il motivo, secondo la mia personale interpretazione, è che l’anime vuole sottolineare come gli effetti della “malattia” possano essere del tutto sproporzionati rispetto alle sue cause.
Quindi, “Seishun Buta Yarō wa Bunny Girl Senpai no Yume o Minai” va considerato come un anime di denuncia sociale? Rispondere a questa domanda è difficile, anche perché prima dovremmo chiarire bene cosa intendiamo per anime di denuncia. Personalmente liquiderò la questione definendolo semplicemente come una divertente commedia che propone diversi spunti di riflessione.
Un altro dei tanti punti di forza di questo anime sono i suoi personaggi. Sakuta incarna la tipologia di protagonista maschile che preferisco, quello dotato di un senso dell’umorismo “scorretto”, in cui abbondano ironia e sarcasmo, e che sa prodursi in allusioni sessuali senza mai essere volgare. Mai, da questo punto di vista, incarna la sua compagna ideale, in quanto è capace di dare del filo da torcere all’abilità oratoria del protagonista. I dialoghi fra i due sono un qualcosa da ascoltare e riascoltare, in quanto, se, come ho già detto, non sono dotati della verbosità degli attori di “Monogatari”, sono però dotati di una brillantezza eccezionale, fatta di stoccate, parate e contrattacchi fulminei.
Anche i personaggi secondari sono gradevolissimi e, così come per i due principali, è molto facile affezionarsi a loro e seguire le loro storie con grande partecipazione. Una menzione particolare la meritano Futaba e Kunimi, i due soli amici di Sakuta; il rapporto fra i tre, che poi sarà l’oggetto di uno dei vari archi, è davvero molto bello.
E veniamo al comparto tecnico: anche qui nulla da dire, il livello grafico è di altissima qualità. Bellissimi i disegni, bellissima la colorazione. Niente da ridire nemmeno per quanto riguarda la colonna sonora: se mai mi trovassi a correre a perdifiato, credo che nelle mie orecchie risuonerebbe “Kimi no Sei”, la bellissima sigla d’apertura.
In conclusione, l’anime della “coniglia” (come scherzosamente semplifichiamo il lunghissimo “Seishun Buta Yarō wa Bunny Girl Senpai no Yume o Minai”) mi ha decisamente conquistato e, in tutta verità, non si trattava affatto di una missione impossibile, dati i miei gusti personali. L’unica cosa che gli rimprovero è l’essere stato troppo breve, il formato da dodici episodi limita troppo prodotti di questo tipo; va beh, speriamo che in futuro ci siano altre occasioni per rivedere all’opera Sakuta e compagni.
Questo accade perché l’uomo tende ad adattarsi alla società in cui vive, imitando il comportamento di chi gli sta attorno e assorbendo il complesso delle regole che la dominano; ed è proprio questa sua attitudine all’adattamento a favorire la socializzazione o almeno la pacifica convivenza tra le persone. Questo non deve far pensare che quello fra uomo e società sia sempre un rapporto idilliaco; al contrario, invece, esso produce una lunghissima serie di fenomeni negativi che possono condizionare pesantemente la vita di una persona.
“Seishun Buta Yarō wa Bunny Girl Senpai no Yume o Minai” è un anime che parla proprio di alcuni di questi fenomeni, amplificandone gli effetti sui vari individui coinvolti, fino a farli diventare la causa di fenomeni sovrannaturali.
In un giorno qualsiasi Sakuta Azusagawa, un normale studente delle superiori, incontra in biblioteca una bellissima ragazza vestita da coniglietta che cerca in tutti i modi di farsi notare dai presenti. I suoi tentativi, però, risultano inutili, in quanto il solo Sakuta riesce a vederla. Incuriosito dalla vicenda, il ragazzo decide di indagare, e scoprirà che il nome della ragazza è Mai Sakurajima, un’attrice molto famosa che frequenta la sua scuola. Dopo essersi presa un periodo di pausa dallo showbiz, Mai aveva cominciato ad andare a scuola solo a partire dal secondo trimestre, quando ormai tutte le amicizie fra gli studenti si erano consolidate; proprio per questo la ragazza appariva invisibile agli occhi degli altri, prima in senso figurato e poi, un po’ alla volta, anche in senso reale.
In molti hanno paragonato questo anime ai vari “Monogatari”, in quanto anche in queste opere si utilizzava lo strumento sovrannaturale per parlare del difficile rapporto degli adolescenti con la società. Che “Monogatari” possa essere stata una fonte di ispirazione per l’autore è molto probabile; la presenza di molti elementi in comune è un fatto incontestabile. Ma, se questo è vero, bisogna anche sottolineare che i due titoli hanno un’anima molto diversa, in quanto al nostro “Bunny Girl Senpai” manca quella che è la vera componente distintiva dei “Monogatari”, ossia la verbosità ossessiva. In più esistono anche altri titoli che, per struttura e caratteristiche dei personaggi, sono molto simili a questo anime, forse anche più di “Monogatari”. Giusto per citarne un paio, menzionerò “Kanon” e “Clannad”, i due capolavori della Key: stessa struttura ad archi, stesso tipo di situazioni e, soprattutto, stesso tipo di dialoghi.
Al pari dalle opere a cui forse si ispira, devo dire di aver trovato questo “Seishun Buta Yarō wa Bunny Girl Senpai no Yume o Minai” assolutamente fantastico.
La sceneggiatura, a mio avviso, è tra le migliori nel suo genere. L’anime, infatti, vuole essere più di una semplice commedia, in quanto mette sotto i suoi riflettori alcune problematiche sociali (alcune poco considerate, altre ben conosciute) legate all’adolescenza e capaci di avere effetti permanenti sulla personalità di un individuo. Queste problematiche all’interno della storia vengono chiamate “sindrome dell’adolescenza”, quasi a voler paragonare certe brutture della società a una malattia; gli effetti, invece, sono rappresentati da fenomeni sovrannaturali come l’invisibilità, lo sdoppiamento o la capacità di tornare indietro nel tempo, e il motivo, secondo la mia personale interpretazione, è che l’anime vuole sottolineare come gli effetti della “malattia” possano essere del tutto sproporzionati rispetto alle sue cause.
Quindi, “Seishun Buta Yarō wa Bunny Girl Senpai no Yume o Minai” va considerato come un anime di denuncia sociale? Rispondere a questa domanda è difficile, anche perché prima dovremmo chiarire bene cosa intendiamo per anime di denuncia. Personalmente liquiderò la questione definendolo semplicemente come una divertente commedia che propone diversi spunti di riflessione.
Un altro dei tanti punti di forza di questo anime sono i suoi personaggi. Sakuta incarna la tipologia di protagonista maschile che preferisco, quello dotato di un senso dell’umorismo “scorretto”, in cui abbondano ironia e sarcasmo, e che sa prodursi in allusioni sessuali senza mai essere volgare. Mai, da questo punto di vista, incarna la sua compagna ideale, in quanto è capace di dare del filo da torcere all’abilità oratoria del protagonista. I dialoghi fra i due sono un qualcosa da ascoltare e riascoltare, in quanto, se, come ho già detto, non sono dotati della verbosità degli attori di “Monogatari”, sono però dotati di una brillantezza eccezionale, fatta di stoccate, parate e contrattacchi fulminei.
Anche i personaggi secondari sono gradevolissimi e, così come per i due principali, è molto facile affezionarsi a loro e seguire le loro storie con grande partecipazione. Una menzione particolare la meritano Futaba e Kunimi, i due soli amici di Sakuta; il rapporto fra i tre, che poi sarà l’oggetto di uno dei vari archi, è davvero molto bello.
E veniamo al comparto tecnico: anche qui nulla da dire, il livello grafico è di altissima qualità. Bellissimi i disegni, bellissima la colorazione. Niente da ridire nemmeno per quanto riguarda la colonna sonora: se mai mi trovassi a correre a perdifiato, credo che nelle mie orecchie risuonerebbe “Kimi no Sei”, la bellissima sigla d’apertura.
In conclusione, l’anime della “coniglia” (come scherzosamente semplifichiamo il lunghissimo “Seishun Buta Yarō wa Bunny Girl Senpai no Yume o Minai”) mi ha decisamente conquistato e, in tutta verità, non si trattava affatto di una missione impossibile, dati i miei gusti personali. L’unica cosa che gli rimprovero è l’essere stato troppo breve, il formato da dodici episodi limita troppo prodotti di questo tipo; va beh, speriamo che in futuro ci siano altre occasioni per rivedere all’opera Sakuta e compagni.