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7.5/10
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Mi sono spinto a vedere questa serie principalmente per l'immensa fama che si porta dietro: qualunque Top 20 su YouTube o classifica dei migliori anime degli ultimi vent'anni riporta inevitabilmente a "Tokyo Ghoul"... è assodato ormai.
Quindi sono partito per questo viaggio e, nel momento in cui sto scrivendo queste righe, sono in procinto di terminare la terza e ultima serie di quest'opera animata, dove di cose da dire ce ne sarebbero davvero molte, se dovessi giudicarle tutte e tre in unica recensione; giustamente sono anche talmente diverse tra loro (anche se legate da un filo comune), che forse è effettivamente meglio giudicarle separatamente.
"Tokyo Ghoul", la serie di partenza, è ispirata all'omonimo manga di Sui Ishida, di cui conosco davvero pochissimo, se non nulla, e come in tante altre occasioni mi ritrovo a dover giudicare l'opera prendendo in esame la versione animata, piuttosto che la controparte cartacea; questo mi mette sempre un po' a disagio, dal momento (come sembra anche in questo caso per voce dei fan) che in alcuni casi non viene resa giustizia all'opera originale. Ma d'altronde dell'anime si parla, ragion per cui...

Personalmente mi ha spiazzato molto rendermi conto di quanto sia "teatrale" la narrazione; delle volte mi trasmetteva dei richiami a "Neon Genesis Evangelion" nel modo in cui affrontava alcune situazioni psicologiche legate ai personaggi, ma non riusciva però a rendere la storia interessante quanto l'opera da me citata, rendendo di conseguenza inappropriate e fuori luogo scene che, in realtà, avrebbero dovuto contenere una certa profondità. Ed è questo che principalmente non mi è piaciuto di "Tokyo Ghoul", il riscontrare la presenza di un'analisi artistica e psicologica non sempre dosata con diligenza, ma, anzi, ostentando delle volte quella che è una storia solo decisamente troppo confusa e piena di carne sul fuoco.
Qui si passa al secondo difetto, secondo me: troppi personaggi inseriti in un contesto comune che si seguono con difficoltà a causa delle innumerevoli scene d'azione che fanno seguire le varie vicende con una tale frenesia, da rendere il tutto troppo pasticciato e poco ordinato; ne consegue un certo disorientamento che sono riuscito a tamponare ricorrendo al "rewind" del mio lettore per rivedere alcune parti (cosa non proprio positiva direi...).

Tuttavia ci sono molti spunti interessanti legati a questo mondo che vede gli esseri umani convivere con i ghoul, una razza dalle origini sconosciute che, nonostante l'aspetto e (in alcuni casi) il comportamento, non ha niente di umano. Ma l'opera ci butta in questa Tokyo post-moderna senza dare alcuna spiegazione, dando per scontato questa coesistenza tra razze e sfruttando il povero protagonista Ken Kaneki, come se fosse una sorta di Virgilio che accompagna lo spettatore. Ken Kaneki viene introdotto come un essere umano a cui vengono trapiantati organi interni appartenenti a un ghoul, creando di fatto un ibrido tra le due diverse forme di vita, che porta il giovane protagonista a farsi le stesse domande dello spettatore; da qui il perché l'ho definito il "Virgilio" dell'opera.
Comunque, dopo qualche episodio si riesce lo stesso ad avere una quadra, per quanto confusa, e alla fine ci si abitua, anche se personalmente non ho amato nemmeno molto i poteri dei ghoul, anch'essi confusionari, dal momento che, oltre a nutrirsi di carne umana, le loro peculiarità risiedono nelle enormi prestazioni fisiche e nell'utilizzo della kagune, una sorta di protuberanza (o più protuberanze), definiamola "biologica", che esce dai loro corpi e che utilizzano come arma contundente, tentacolo o scudo per proteggersi, rendendo però tutto molto esagerato e poco chiaro... a volte anche banale nella sua spettacolarizzazione legata a ben poca sostanza, in realtà.
Di fatto è una guerra tra umani e ghoul, dove i primi sentono il bisogno di liberarsi dei secondi, i quali non tutti sembrano invece avere intenzioni belliche; Kaneki serve anche a questo, fa da ponte tra le due razze e risulta un personaggio chiave anche per l'approfondimento di alcuni concetti forse troppo intersecati tra loro ma necessari per comprendere alcune dinamiche troppo facilmente sfuggevoli.
Il finale mi ha lasciato un po' interdetto, anche se devo ammettere che in alcuni frangenti riesce a risultare particolarmente violenta e crudele come serie, ma mai come mi immaginavo da quello che mi avevano detto o avevo sentito, e la conclusione palesemente aperta di questa prima serie lascia solamente un enorme punto interrogativo sopra la testa.

A mio avviso si tratta di un opera un po' sopravvalutata, secondo me... a volte mi dava addirittura l'idea di essere un pizzico autoreferenziale, ed è tutto dire.
Ad ogni modo, per alcune cose l'ho ritenuta una serie interessante, anche se non quel capolavoro che strillano molti.