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Personalmente non sopporto il sistema di distinzione fra categorie di manga (ma non solo) basato sul genere del pubblico a cui sono rivolti, distinzione marcata al punto da arrivare a dare alle due categorie più diffuse i nomi “ragazzo” e “ragazza”. I motivi per cui non sopporto questo sistema sono principalmente due.
Il primo è che una simile distinzione non ha senso all’atto pratico. Se non avessimo imparato ad associare un certo tipo di tematiche e contenuti alle categorie “shounen” e “shoujo”, queste due parole, “ragazzo” e “ragazza”, non direbbero nulla in merito a ciò che si può leggere in un manga, non si potrebbe in alcun modo sapere se ci saranno combattimenti, storie d’amore, riferimenti politici, tematiche di morte, fantasy, sketch comici e via dicendo.
Il secondo, ben più spiacevole, è che questa distinzione porta inevitabilmente la maggior parte dei lettori a evitare il “genere per l’altro genere” (per motivi spesso opinabili), troncando sul nascere la possibilità di conoscere qualcosa che sta al difuori dalla zona sicura, qualcosa che magari si ha vergogna di dirlo, ma ci emoziona, ci fa commuovere e ci permette di conoscere punti di vista che sembrano diversi dal nostro.
Tutta questa premessa, apparentemente generica e non relazionata con un manga in particolare, secondo me è invece doverosa, in quanto se “Il fiore millenario” avesse visto i ruoli dei due protagonisti invertiti (e, conoscendo i giapponesi, fosse stato scritto da un uomo) probabilmente sarebbe ricaduto nella categoria seinen.
L’ambientazione è un mondo assimilabile al periodo dei tre regni cinese, con l’unica differenza che in questa opera i regni sono quattro (Ko, So, A e Do, come le particelle della lingua giapponese).
La storia racconta di A-ki, giovane, intelligente e coraggiosa principessa del regno di A, ripudiata dopo un’infanzia segnata dalle vessazioni ad opera della perfida e spietata Do-hi, seconda consorte del padre, il re di A. Al suo fianco c’è il secondo protagonista, Hakusei, giovane schiavo straniero dalle origini probabilmente europee, biondo e con gli occhi azzurri, da tutti visto come un mostro e un demonio e passato di padrone in padrone fino al suo incontro con A-ki, avvenuto quando ancora erano bambini. In questa occasione lei gli si avvicina e gli parla senza timore, ammaliata dalla bellezza dei suoi occhi e dei suoi capelli, e lui, a sua volta affascinato dalla bellezza, dal coraggio e dalla gentilezza della bambina, le fa dono della propria vita promettendo che sarà per l’eternità il suo Fiore millenario, il fiore magico che si racconta sbocci una volta ogni mille anni e possa esaudire qualsiasi desiderio.
In seguito al loro incontro i due ragazzi diventano inseparabili e nonostante il divario sociale invalicabile si instaura un rapporto stretto, di sostegno reciproco, che tuttavia, seppur non trattandosi di un rapporto dichiaratamente amoroso, non incontra mai il favore delle altre persone e anzi viene sempre travisato e osteggiato apertamente, creando grande sofferenza nei due ragazzi e ostacolando la già rischiosa ricerca di vendetta di A-ki nei confronti di Do-hi, causa oltre che del suo esilio anche della morte di sua madre, prima consorte del re di A.
Ma A-ki non accetta di separarsi da Hakusei e nonostante l’avversione dell’intera società nei confronti del loro insolito rapporto padrone-servo, non si arrende mai e si batte, riuscendo sempre grazie alle proprie insuperabili doti intellettive, al proprio carisma e a una forza di volontà inarrestabile, a guadagnarsi la fiducia, la stima e il rispetto di tutti quelli che la conoscono, dagli umili cittadini agli alti funzionari.
Di contro Hakusei diventa spada e scudo di A-ki, proteggendola da tutte le minacce alla sua incolumità, ma rimanendo al contempo anche il suo più grande confidente e supporto emotivo, l’unico capace di sostenerla nella sua strada di vendetta e di impedirle di venire consumata dall’odio.
A questo punto non penso si possano dare altri dettagli della storia senza rischiare fastidiosi spoiler. Mi limito a dire che personalmente ho apprezzato molto la trama di questo fumetto, lunga e articolata, ma sempre dinamica e soprattutto mai banale, non è scontato avere tra le mani una storia in cui non si è in grado di intuire come si evolveranno gli eventi. Pur iniziando come una storia abbastanza lineare con una ragazza in cerca di vendetta, ben presto il panorama si amplia, entrano in gioco nuovi personaggi e la protagonista, grazie alle sue indiscutibili capacità, viene messa di fronte a nuove responsabilità, conosce la guerra, la carestia, la diplomazia, le faccende di corte e, pur rimanendo sempre forte in lei il desiderio di vendetta, nascono anche nuovi obiettivi e nuove strade per perseguirli.
E questo ampliamento dei suoi orizzonti e delle sue possibilità la porta a cambiare e ad assumere ruoli inaspettati ai suoi occhi ma anche a quelli del lettore. Ma durante questa evoluzione risulta fondamentale ai fini del racconto la presenza dell’altro protagonista che, costantemente al suo fianco, la vede attraversare tutte queste fasi di mutamento rimanendo dal canto suo in una condizione praticamente invariata, di cui ha consapevolezza e che lo porta a sviluppare considerazioni e interrogativi riguardo il loro futuro, trasmesse dall’autrice attraverso frequenti monologhi interiori del ragazzo, nei confronti del quale si finisce inevitabilmente per provare una grande empatia.
Si crea così una sensazione strana nel lettore, che percepisce allo stesso tempo sia un allontanamento che un avvicinamento progressivi fra i due protagonisti, ritrovandosi incapace di prevedere cosa accadrà e bramoso di sapere di più.
Un fattore interessante nella narrazione è proprio il fatto che guardando Hakusei è chiaro da subito il sentimento che nutre nei confronti di A-ki, ma non è ugualmente vero il contrario, anzi, l’autrice è abile nel rendere non lineare l’interpretazione dei sentimenti e delle intenzioni di A-ki verso il ragazzo.
Altra nota di merito va poi a tutti i personaggi secondari della storia, sempre caratterizzati con attenzione e in modo approfondito. Ognuno di questi viene “spiegato” dettagliatamente raccontandone la storia, il pensiero e il carattere. In questo racconto non esistono comparse, personaggi di cui si sarebbe potuto fare a meno, ognuno ha la sua importanza e un suo sviluppo caratteristico.
Ritengo che in questo fumetto “shoujo” l’attenzione sia rivolta, più che al fattore sentimentale, a quello emotivo, grazie al grande interesse e alla cura riposti nello sviluppo delle personalità e delle interiorità dei due protagonisti e di tutti i personaggi in generale.
Infine, per quanto riguarda il comparto tecnico, i disegni sono molto gradevoli, il tratto è delicato e i personaggi sono curati e dettagliati, non sono presenti caratteristiche fisiche innaturali, proporzioni esasperate, tratti somatici standardizzati, ma anzi è notevole l’attenzione nel cercare di riprodurre tutte quelle differenze nell’aspetto derivanti dall’etnia, dal genere, ma anche dal contesto sociale di provenienza e dalle esperienze di vita passate dei personaggi, così come è per le persone reali.
Ho apprezzato molto la varietà dei personaggi, tutti perfettamente riconoscibili, resi estremamente belli o brutti solo quando espressamente richiesto dalla trama, come nel caso degli stessi Hakusei e A-ki (quest’ultima è probabilmente uno dei personaggi più belli che abbia trovato in un manga grazie alle incredibili delicatezza e dolcezza che trasmette).
Nel complesso la sensazione generale che si prova guardando il succedersi dei personaggi è di grande armonia visiva.
Differente è il discorso per quanto riguarda le ambientazioni, che spesso sono totalmente assenti nei riquadri e quando presenti sono comunque piuttosto semplici e lineari, sebbene con i giusti dettagli e ben collocate nel contesto. Ma ritengo che questo non sia un punto a sfavore dell’opera in quanto anzi permette di concentrare completamente l’attenzione sui personaggi.
Tirando le somme, mi sento di assegnare a questo manga la valutazione massima, poiché l’ho apprezzato moltissimo in ogni suo contenuto. La trama è accattivante e dinamica e i dialoghi sono ben scritti e piacevoli, oltre che per i contenuti anche per la forma. Ho voluto bene ai due protagonisti che con le loro gioie e sofferenze mi hanno fatto commuovere innumerevoli volte (ammetto senza alcuna vergogna che per quante volte io rilegga l’ultimo volume non riesco mai ad evitare di piangere) e mi sono affezionato anche a tutti gli altri personaggi che si sono susseguiti nella storia.
Ma ciò che più del resto mi ha fatto innamorare di questo manga è stato il filo conduttore, ossia la storia di due ragazzi che senza mai arrendersi continuano costantemente a lottare solo per poter restare vicini, in un mondo in cui tutte le persone, amiche e nemiche, e l’intera società cercano di impedirglielo, reputando irrealizzabile e inaccettabile una simile vicinanza fra due persone di estrazione sociale diametralmente opposta. Tematica questa più che mai attuale e che dovrebbe farci seriamente pensare a quanto insensato possa essere forzare la separazione di due persone che vorrebbero stare vicine, ma appartengono a due contesti sociali differenti e per volontà di altri inconciliabili.