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8.0/10
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Attenzione: la recensione contiene spoiler

Ho appena finito di vedere tutti i quarantasette episodi dell'anime "Nana", dalla piattaforma Netflix, rigorosamente in giapponese con sottotitoli in italiano.
Mi sono oltretutto appena iscritto ad AnimeClick.it: era troppo forte l'impulso di mettere "like" alle recensioni, davvero ben fatte, contenute in questo blog.

Il mio commento sarà invece piuttosto breve, sia per il tempo a mia disposizione che per la mia scarsa capacità di mettere per iscritto la moltitudine di pensieri che mi frullano in testa.
Come voto complessivo all'anime ho dato 8, non tanto per la qualità delle animazioni e dei disegni, quanto per la capacità, nonostante diversi problemi sparsi qua e là e ben descritti nelle altre recensioni, di raccontare la complessità dei rapporti di amicizia e amore, soprattutto quando il vortice di questi profondi sentimenti assale persone incapaci di gestire e convivere con le proprie emozioni. Ho apprezzato molto il finale/non finale, dovuto principalmente al fatto che l'opera è rimasta incompiuta a causa dei frequenti problemi di salute dell'autrice: lascia quel senso di amarezza che sinceramente a me piace. L'amarezza, il senso di incompiuto, lasciano libera la mente di riflettere sull'avvenuta evoluzione o meno dei personaggi, lascia fantasticare sul loro futuro di probabili successi o perenni fallimenti.

Quarantasette episodi sono davvero tanti. I primi sette servono come introduzione ai due personaggi principali: tramite un doppio flashback si va a scavare nel passato delle due Nana, una viziata e di buona famiglia, l'altra abbandonata dalla mamma e allevata dalla nonna fino alla sua morte. Dal settimo episodio l'anime prende effettivamente il via, la storia diventa sempre più intrigante, tra errori compiuti dai personaggi, innamoramenti frivoli, tradimenti inaspettati; lo spettatore è anche rapito dalla storia della band, i Blast, che si riunisce a Tokyo e che prova a sfondare nel mondo della musica. L'episodio 30 è il culmine della serie, l'evento improvviso a fine episodio non fa che aumentare ancora di più la suspense e l'incredulità nello spettatore. L'attenzione resta sempre alta per gli episodi a seguire, perdendo però sempre più di intensità giungendo verso gli episodi finali, che hanno ben poco da raccontare (se non gli sviluppi in positivo della carriera dei Blast).

Tralasciando la descrizione dei vari personaggi, che lascio alle recensioni degli altri utenti, vorrei dedicare la seconda parte della mia recensione nell'analisi di uno dei due personaggi principali, ovvero Nana Komatsu, soprannominata Hachiko, più brevemente Hachi. Mi piace descriverla come "personaggio insulso". Un personaggio che, ahimè, ricorda anche troppo fedelmente una ragazza con cui ho avuto a che fare in passato, e che sicuramente ricalca il carattere di molte altre donne in carne ed ossa. Purtroppo, nella moda degli anime e dei manga giapponesi, questo prototipo di ragazza viene troppe volte preso a riferimento per la caratterizzazione dei personaggi principali. Hachi è incapace di stare da sola, va dove tira il vento, si innamora facilmente di chi le dedica più attenzioni e di chi dà un'estrema importanza alla propria immagine pubblica; non è un caso che la sua scelta finale ricada proprio su una tipologia di uomo freddo, quasi apatico, che sicuramente la farà soffrire in futuro, ma che riesce a viziarla e tenere al guinzaglio (proprio come un cane) con regali frivoli, terreni, passeggeri, come può essere un anello, una bella casa, dei bei vestiti, una grande televisione. La serie non fa sconti, racconta fedelmente gli eventi, l'evoluzione mai avvenuta di questo personaggio, questa ragazza che non impara mai dai suoi errori e che, quando c'è da tirare fuori il carattere per risolvere un problema, non fa altro che piangere o cercare qualcuno che le dia conforto. È un'approfittatrice sociale, incapace di gestire un amore maturo o anche una semplice amicizia, cerca gli altri solo quando ne ha bisogno. E quando c'è da tenere un confronto con il passato, scappa. Eppure la speranza che questa ragazza faccia dei passi in avanti c'è sempre, non svanisce mai. Ma eccola che finisce sempre per commettere gli stessi errori, anzi, errori sempre più gravi e che arrivano a coinvolgere, addirittura, la vita di una nuova creatura. L'anime è anche in grado di far provare un certo grado di empatia con Hachi, riesce a trasmettere la confusione che lei ha in testa, i sentimenti che si sovrappongono e si mischiano in un vortice che le rendono impossibile prendere decisioni lucide. Decisioni che, in ogni caso, difficilmente avrebbe preso con lucidità, dato il carattere infantile e scialbo che non è mai riuscita a scrollarsi di dosso.

Per questo sono certo di non essere l'unico ad aver esultato quando Nobu ha deciso di non aprire quella porta, lasciando Hachi alla sua finta felicità (con tanto di famiglia del Mulino Bianco), e regalandosi un futuro da musicista e la porta aperta ad altri amori con ragazze di maggior spessore morale. Non aprire quella porta, però, non è facile, ed è impossibile restare impassibili senza soffrire, perché i sentimenti e le emozioni provate in maniera vera e genuina con le persone che abbiamo amato, indipendentemente da come poi sono andate le cose, non si possono cancellare.