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Ci ho provato a farmi piacere questo anime, ci ho veramente provato. Ho cercato in esso qualunque possibile pregio, ma non vedo dove sia la sua attrattiva.

Non sono mai stato un amante del genere mecha in generale. So che in "Neon Genesis Evangelion" il mecha è solo un aspetto secondario, fatto sta che i robottoni di questa serie sono veramente brutti. Se quello è il senso estetico di Hideaki Anno, personalmente mi dissocio.

Per quanto riguarda l'aspetto psicologico e drammatico, che è preponderante in questa serie, mi sembra che sia gestito in maniera troppo letterale e spiccia. Non c'è una buona sinergia fra personaggi, trama e riferimenti culturali. È tutto frammentario, lacunoso, privo di organicità. Sono capace anch'io a scrivere una cosa del genere, basta documentarsi un po' e mettere insieme i pezzi a caso.

Se il lato mecha e azione è solo un pretesto, cosa me lo mostri a fare? Allora vuol dire che stai solo cercando di attirare quelli che apprezzano il genere, per poi coglierli di sorpresa. Ma per quelli che non sono legati in alcun modo a questo tipo di narrativa, non ha il minimo senso. Stai creando un prodotto di nicchia nel vero senso della parola: non perché si tratti di un gioiello nascosto che solo pochi eletti possono gustare e capire (anche se questo fraintendimento ha fatto il successo di "Neon Genesis Evangelion" - essere psicologici è pur sempre figo), ma proprio perché tu, Hideaki Anno, ti stai rivolgendo solo a una limitata categoria di persone. Possiamo osservare che i personaggi non sono degli eroi, ma in un certo senso sono dei falliti, in particolare il protagonista. Così facendo, Anno, parli un linguaggio con il quale può empatizzare solamente chi vive le stesse crisi interiori, gli stessi tormenti di Shinji o di Asuka.

Quand'anche guardassimo a questa serie animata come strumento di liberazione da una crisi esistenziale o dalla depressione, avrei avuto piacere che il regista ci mostrasse con una vera e propria storia cosa significa imboccare la via d'uscita dal cosiddetto "male di vivere". È troppo facile esporre i rimedi a parole. E del resto, Hideaki Anno ha sofferto la depressione anche dopo aver creato "Neon Genesis Evangelion", quindi forse l'anime non è stato una panacea nemmeno per lui stesso.

Ci sono poi, ovviamente, i riferimenti filosofici, letterari, religiosi e quelli propri della psicologia, e sono inseriti in maniera anche troppo evidente, in un grande minestrone. Quest'aspetto può essere apprezzato solo da chi ha il feticismo di vedere Pirandello o Schopenhauer citati all'interno di un cartone animato giapponese. Ma non c'è niente oltre a quest'aspetto, tutto ciò è per l'appunto fatto solamente per puro feticismo.

"È strano che Evangelion abbia avuto tanto successo, tutti i personaggi sono così malati!"

Non è poi così strano, anche molti spettatori a loro modo sono malati. E purtroppo, quando si è depressi, in un certo senso si ama soffrire interiormente.
Con il sempre più rapido progresso della società, le malattie mentali proliferano ancor più oggi che negli anni '90, non è un caso che quest'anime abbia più successo oggi che allora. Per cui, "Neon Genesis Evangelion" merita di essere ricordato nei secoli dei secoli come una grande celebrazione della malattia mentale.

Personalmente vi dico: se volete bene a voi stessi, lasciatelo perdere, è uno spreco di tempo. Ma se vi garba immergervi in un caotico calderone di pura psicosi, Babbo Hideaki vi dà il benvenuto.