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6.5/10
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Attenzione: la recensione contiene spoiler

Dopo tanti anni attesi per leggerlo, posso finalmente dare una mia opinione su "Claymore".
Se dovessi sintetizzare un giudizio in poche parole, dire che questo è un buon manga di suo, ma deludente se paragonato al punto d'inizio.

Devo ammetterlo, dopo tanto tempo che ho aspettato di averlo, sono rimasto abbastanza deluso dalla lettura, o quantomeno non soddisfatto come avrei sperato.

Non starò qui a ripetere la trama, ma "Claymore" è un manga la cui storia principale è sicuramente interessante e affascinante, la cui protagonista così gelida e impenetrabile è una ventata di novità, soprattutto in ambito femminile.
La crudezza dei primi volumi e del senso di orrore e sgomento causato sia dagli Yomi che soprattutto dalle guerriere, è molto interessante, come anche la costruzione della protagonista e della sua evoluzione iniziale. Un punto a favore notevole della sua caratterizzazione è il fatto che lei non sia una prescelta, non sia nemmeno la guerriera migliore tra le "Claymore", ma che anzi venga spesso ribadito come lei non sia nulla di ché, una guerriera mediocre che cerca di dare il massimo per migliorare, ma che mai nella storia si trova a ricevere power up casuali o che non siano frutto di allenamento.

Priscilla, gli Abissali e l'Organizzazione sono un trittico di nemici molto interessante e da cui si rimane incuriositi e interessati ad approfondire la storia. Il sensei Yagi è capace di creare un mondo credibile, nonostante la sua semplicità e le poche location che ci vengono mostrate, spesso abbozzate.

Il problema serio di questo manga comincia dalla seconda parte dopo il time skip. Un problema che onestamente mi ha causato una crescente irritazione, che è esplosa nella parte finale. Il plot armor. Ad un certo punto il manga diventa un'opera corale, dedicata alle sette guerriere sopravvissute e da cui in poi, non importa cosa affrontino e quali siano i livelli di forza, il risultato sarà sempre che queste sette sono sempre, fastidiosamente, vive.

Ora, non è un certo d'obbligo morte e sofferenza per tutti i protagonisti ed è pieno di manga che riescono ad essere tragici anche senza usare la morte, il problema qui è che Yagi attua secondo me la peggior tattica possibile. Nel manga è un continuo ripetere delle protagoniste di essere pronte a dare la vita, di sacrificarsi per le amiche, per gli ideali, per i loro obiettivi. Tutte sono prevedibilmente integerrime (classica la scena in cui una vuole sacrificarsi e le altre ovviamente la seguono e non la lasciano sola) e paiono comportarsi come donne la cui morte è sempre dietro l'angolo. Peccato che poi non accada mai. A metà del manga ero irritato dalle numerose scene di finte morte delle protagoniste, che poi alla fine si salvano sempre. E questo vaneggiare di combattere alla morte, seguito sempre dal fatto che stanno bene, priva la storia di qualunque pericolo, dato che dopo un po' è chiaro che neanche le cannonate possono abbattere queste qui.


Trovo sia un errore fatale continuare a far poggiare la trama sul pericolo di morire tutti, salvo non essere disposti a far morire nessuno. Guerre intere con mostri fortissimi ma incapace di uccidere una singola Claymore, al punto che negli ultimi 10 volumi di guerra pare che di guerriere ne muoiano giusto un paio, incluse anche le non protagoniste. La sensazione è poi aumentata dal fatto che i combattimenti diventano lunghi e interminabili e quindi la mancanza di un punto di svolta emotiva si fa sentire terribilmente. Ci sono però due cose in particolare che mi hanno dato fastidio più di tutte:

1) Rivedere Milia viva dopo essere andata a farsi massacrare dalla sua Organizzazione mi è stato indigeribile. Pensavo che fosse finalmente morto qualcuno, che si creasse finalmente un trauma nel gruppo con la fine della caposquadra, che rappresentava la visione buona del mondo, e invece no! Milia è viva, è l'eroina del manga e la sua visione positiva del mondo trionfa. Milia rappresenta il tipico personaggio che in un seinen sarebbe morta tragicamente, ma che in uno shonen si trasforma nella paladina dei valori positivi e che quindi non può cadere. Questo fatto ha disvelato la natura di questo manga, che di seinen alla fine ha ben poco.

2) Lasciare il combattimento finale a Teresa l'ho trovato molto triste. Non ho mai visto un manga in cui la protagonista viene di fatto esautorata dal suo ruolo in favore di un altro personaggio. Avrei capito molto di più che Claire combattesse con i ricordi di Teresa e non il contrario. Alla fine di tutto si ha la sensazione che Claire sia diventata una comprimaria della sua stessa storia e soprattutto che la soluzione finale ad ogni cosa era tornare al punto di partenza. La vera forza di Claire era semplicemente la forza di Teresa e questo depotenzia molto il percorso di lei, che viene cercato di salvare con qualche discorso sulla forza interiore che convince poco.
Sempre per questo principio, la sconfitta di Priscilla ad opera di Raki avrebbe potuto essere tranquillamente la fine del manga, cosa che avrebbe chiuso veramente bene il cerchio, riportandoci al due originale. Teresa invece appare come un deus ex machina fastidioso e che si poteva evitare.

Il disegno è in continua crescita, ma il fatto che le guerriere siano tutte bionde e indossino vestiti simili non aiuta a ricordarsi i personaggi in un manga zeppo di gente e che poi tende a scomparire e confondersi con altre.

Insomma, "Claymore" non è un cattivo manga, ma l'ho trovato piuttosto mediocre nel suo svolgimento e ad un certo punto rapito completamente dalle logiche shonen che nei primi volumi sembrava voler evitare.

Un manga che consiglio di leggere a chi ama i battle shonen con una certa serietà.
Ma sicuramente "Claymore" non è minimamente un "Berserk al femminile".
Con tutto rispetto, ma il manga di Miura gioca proprio ad un altro campionato su qualsiasi aspetto si prenda in considerazione.

Il voto è quindi 6,5. Un buon manga, ma che ,date le premesse, risulta deludente.