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Attenzione: la recensione contiene spoiler!

Ho terminato ora di vedere la stagione finale di "Fruits Basket". Ho seguito questa serie a spezzettoni: tempo addietro avevo guardato la prima versione, successivamente quando è uscita la stagione revisionata l’ho riguardata (e devo ammettere che in molte parti era veramente diversa, il che mi aveva lasciata un po’ perplessa), la seconda stagione era ancora in fase di produzione all’epoca, quindi ho aspettato del tempo per vedermela completa. Avevo capito ci sarebbe stato un sequel, ma non sono stata a seguire tutte le notizie in merito, così, un giorno, mi sono resa conto che era finalmente uscita la terza e ultima stagione. Per comprenderla al meglio, mi sono riguardata la seconda stagione e solo dopo ho cominciato la terza.

Personalmente ho alcune riflessioni su diversi personaggi da fare, a cominciare da Tohru. È la ragazza indubbiamente perfetta, dolce, sensibile, amorevole, positiva. Ma non è la realtà. Non ha mai dato a vedere cedimenti nel suo carattere, è rimasta sempre invariata, e per quanto questo potesse essere stato apprezzato in certi momenti (come quando ha scoperto la vera forma di Kyo), dal mio punto di vista non lo è stato in tanti altri. Nessuno è privo di difetti, nessuno è immutabile. Eppure i suoi difetti non sono mai stati dati a vedere. Ci ha fatto credere di essere la ragazza perfetta, quando in realtà è l’immagine a somiglianza dell’imperfetto proprio perché non è la perfezione. Ci ha fatto pensare di voler essere tutte come lei, e indubbiamente il suo animo positivo è qualcosa di cui fare tesoro e prendere esempio, ma i difetti e le imperfezioni ci rendono forti, consapevoli e ancor meglio noi stessi. È facile desiderare qualcosa che non ha ammaccature, difficile invece è apprezzare qualcosa che in parte risulta essere scalfito. Sono proprio i graffi e le cicatrici i segni indelebili che portano l’altro a capire noi, la nostra storia di vita e tutti i passi falsi che abbiamo dovuto commettere per giungere poi sulla retta via. Raccontano, insomma, gran parte della storia di vita di una persona. Tuttavia, nonostante questo “breve” parentesi, ha avuto indubbiamente un carattere forte e propositivo per aiutare tutti i vari membri dello zodiaco a superare le proprie paure e insicurezze.

Kyo, come Yuki, da sempre mi sono sembrati due personaggi sensibili. Due persone che si stimano e si rispettano, all’insaputa l’uno dell’altro. Ed è stato proprio questo legame-non legame a portarli fin dove sono arrivati. Avevano un obiettivo, quello di essere come l’altro, quindi la loro relazione come la loro storia era un continuo evolversi, un “mai stare fermi”.
Shigure è il personaggio che indubbiamente mi ha lasciata più perplessa, più volte ho pensato che soffrisse di un disturbo bipolare. Sembrava avere chiara fin da subito come si sarebbe evoluta l’intera situazione, reputandola necessaria per la corretta crescita di ognuno dei membri dello zodiaco, compresa Akito. Non ho condiviso i modi, ma propendeva per un finale felice anche lui in fondo (seppur abbia pensato tutto l’opposto quasi fin verso la fine).
Akito non ho mai pensato fosse un mostro. Indubbiamente le sue azioni lasciano pensare, buttare una persona giù da una finestra, picchiare una bambina delle elementari e togliere la vista al suo medico solo perché si era innamorato sono eventi che lasciano il segno. Ma credo anche che tutte le sue azioni fossero date da una profonda sofferenza. Non è mai stata amata da sua madre, suo padre se ne è andato quando lei era ancora molto piccola e si è vista diventare non solo il capofamiglia ma anche il Dio di tutti i membri dello zodiaco in tenerissima età. È una bambina che da sempre ha vissuto dentro la residenza, che non ha mai visto l’esterno, una bambina a cui tutti portavano rispetto solo per il ruolo che rivestiva all’interno della casata. Ha visto nei membri dello zodiaco una nuova famiglia e quando si è resa conto che nessuno l’avrebbe vista viceversa come la propria è letteralmente impazzita. Ha comunque cercato di redimersi, e questo credo sia da apprezzare nonostante non vi sia redenzione per una persona che commette tali atti estremi, se non il convivere per sempre con la consapevolezza di ciò che si è fatto.
Gli altri membri dello zodiaco sono tutti personaggi indubbiamente particolari, ognuno con il proprio carattere e con la propria storia di vita, ed è stato interessante osservarli maturare, crescere e affrontare le proprie perplessità.

È stato inoltre interessante notare anche l’aspetto genitoriale. Di tutti questi bambini, ricchi di “imperfezioni” e diversi dal normale che, per quanto lo desiderassero, non venivano accettati dai genitori e di come tutto questo abbia condizionato le loro vite.

Il finale, per quanto un po’ scontato (mi aspettavo che la maledizione venisse spezzata) non lo è stato del tutto. Sarebbe stato scontato se Tohru, la paladina della giustizia, l’avesse spezzata, ma non è stato così. A farlo sono stati i singoli componenti dello zodiaco, maturando, nonostante le proprie storie e vicissitudini (ecco perché importante il ruolo della famiglia) la voglia di vivere liberamente. Ognuno ha avuto il proprio momento scaturito da qualcosa nato per primo in loro stessi e dalle loro consapevolezze nonché scelte. Avevano già scelto tutti di essere liberi, e avevano scelto con chi farlo, consapevoli che per sempre avrebbero dovuto vivere di limitazioni: non avrebbero potuto abbracciare l’amato/l’amata, i figli di sesso opposto, gli amici... eppure questo andava loro bene, se significava essere persone libere con chi avevano deciso di amare. La sofferenza celata poi dalla separazione col proprio animale l’ho amata particolarmente. È stata l’ennesima dimostrazione di quanto forti fossero diventati i personaggi, arrivando a legarsi in modo del tutto volontario al loro segno zodiacale nonostante tutte le sofferenze a loro causate e le limitazioni che ne derivavano. Era l’ennesima dimostrazione che erano, col tempo e con tanta fatica, riusciti ad accettarsi e apprezzarsi per quello che erano.

Il finale dal mio punto di vista è stato meraviglioso: ognuno ha trovato la propria pace interiore. Tohru con Kyo sono andati a vivere insieme lontani e hanno creato una meravigliosa famiglia che col tempo si è evoluta; Yuki ha preso le proprie decisioni e ha scelto del suo destino, innamorandosi di una ragazza similissima a lui, l’unica nella sua vita ad essere stata in grado di comprenderlo; Shigure ha continuato ad amare Akito nonostante la sua follia; Kagura e Momiji anche se da rifiutati hanno lottato per il proprio amore fino alla fine felici di lasciarlo andare, che non è scontato. Quando ama una persona l’individuo umano cerca di far prevalere il proprio egoismo volendola per sé, loro hanno invece compreso il vero significato di amare, cioè volere il bene dell’altra persona, anche se con qualcun altro; Hatori è riuscito a trovare un’altra donna da amare nonostante la sua sofferenza passata e Mayu è riuscita a coronare il suo sogno di stare con lui; Hatsuharu nonostante i continui rifiuti di Rin è riuscito, insieme a lei, a sperare in una vita futura più felice per entrambi; Ayame è riuscito a confessare il suo amore a Mine, cosa che non poteva fare prima perché sapeva che sarebbe stato egoista costringerla ad amarlo nonostante le mille limitazioni date dalla sua natura; Kisa e Hiro hanno iniziato a maturare un giovane amore reciproco, che sicuramente sfocerà in qualcosa di meraviglioso; Ritsu potrà finalmente sposare l’editrice di Shigure e mettere su famiglia, cosa prima inverosimile; Kureno, da sempre costretto a vivere all’interno della tenuta Souma, potrà vivere la sua vita all’esterno con Arisa da uomo libero.

Quindi, in conclusione, questo anime non può che meritarsi un 9,5. Non posso dare il 10 perché avrei preferito una visione più globale del finale, e non solo degli spunti per potermelo immaginare. Tutti sono stati protagonisti, non solamente Tohru e Kyo, quindi avrei voluto vedere, a distanza di anni, come si sarebbero evolute le cose.