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Attenzione: la recensione contiene spoiler

È finito.
Dopo venti anni ho l'impressione che il cerchio si chiuda definitivamente: il cerchio di Shinji, di Misato, di Gendo, di Rei, di Asuka e forse anche il mio, il nostro.
Insieme a loro, forse, è il momento di andare avanti.

Evangelion è un racconto di formazione e insegna tanto sui sentimenti, su se stessi, sul racconto e sul raccontare: il racconto di noi stessi, quello che ci facciamo e quello che facciamo agli altri, e il racconto che ascoltiamo dagli altri. La vita è proprio quel racconto.

Evangelion ci ha mostrato come la realtà possa essere interpretata: è solo questione di interpretazione e l'interpretazione cambia con l'esperienza. E l'esperienza si matura con il tempo e gli eventi. Ma soprattutto, l'esperienza si matura senza "fuggire dalle cose spiacevoli".

Shinji è stato l'antieroe perfetto e forse, proprio in ragione di ciò, è l'eroe perfetto: umano, egoista, meschino; di quelle meschinità che ciascuno di noi ha e alle quali nessuno può sottrarsi, ma anche coraggioso e pronto all'amore.
Pieno di ripianti come tutti.
Tutti sono un po' Shinji.
Perché Shinji è una metafora.

Non mi interessa descrivere la storia in sé, cosa accade, come, perché: credo che non abbia importanza che venga analizzato ogni passaggio di questo ultimo film.
Ho le mie idee, sul loop temporale, su chi lo abbia innescato (la madre di Shinji), su Asuka Shikinami, ecc. Ma non faccio la blogger e/o la youtuber e non pretendo di indottrinare qualcuno. Ritengo che ciascuno debba darsi le proprie risposte, perché le risposte ci sono questa volta: eccome se ci sono.

Quello che ho compreso negli ultimi anni è che questa nuova storia è una continuazione di Neon Genesis Evangelion e The End of Evangelion.
Ho potuto ri-apprezzare i film precedenti (che in primo momento avevo detestato dal profondo del cuore), vederli in continuità, comprendere la maturazione dei personaggi.

Ho potuto apprezzare la nuova Rei, che vuole vivere e vuole la felicità di Shinji: rappresentazione fortissima che, forse, essere madre è una cosa che hai nella carne, nel tuo DNA e alla quale non puoi sottrarti. Rei piange quelle "Lacrime" (episodio 23) non nella consapevolezza della miseria della propria esistenza, ma nella realizzazione della solitudine come ultimo passo della sua nuova esperienza umana.
Ho apprezzato l'altruismo di Asuka ormai libera dei suoi fantasmi non più "Almeno essere umano" (episodio 22) ma capace finalmente di riconoscere un valore agli altri oltre che a sé stessa. Ammettere ciò che provava per Shinji e diventare, su quella spiaggia, un'adulta.

Ho amato, come sempre, la Misato finalmente libera raccontata in questo film: libera dalla vendetta, dai rimpianti e dalla autocommiserazione, che accoglie l'amore con Kaji e ne da' alla luce il frutto; anche lei finalmente, davvero, adulta. Il sesso non più strumento di annullamento personale e rifugio dalle proprie frustrazioni ma sesso che consente di generare una nuova vita, compimento dell'amore. Soprattutto verso sé stessi.
Dispiace per Ritsuko che non trova spazio a sufficienza: o forse sì?
Questa volta non si fa' più fregare da Gendo e lo combatte con coerenza fino alla fine senza 'rinunciare' alla propria vita e all'amor proprio, senza deprimere il suo essere.

Ma è Shinji quello che ci insegna di più: in quella "Battaglia da uomo" e nell'innesco di quel third impact, near ad essere precisi.
Perché questa volta non è "perché muoiano tutti" ma per salvare Rei: non per porre fine alla propria sofferenza ma per salvare l'altro dalla sofferenza.

Questo ultimo film è potentissimo: Shinji è alla fine di questa storia, di questo ciclo, finalmente una persona risolta.
Riesce ad andare avanti.
Questa volta ci riesce, provando e riprovando finalmente ci riesce: va' avanti come i brani dell' SDAT, prima fermi sempre agli stessi pochi numeri; l' SDAT dal quale prima si separa in un moto di rifiuto e che, infine, riaccoglie una volta riconciliato con sé stesso e con il proprio vissuto.


Naturalmente, ribadisco che il film va visto e rivisto, sovrapposto alla serie principale, a The End Of, poiché molte sono le allusioni e gli episodi che sono stati ri-contestualizzati in una nuova chiave: penso, ad esempio, al "Valore di un miracolo" oppure a "L'ultimo messaggero sacrificale". Prendiamo le teste mozzate di Rei che si vedono: ma sono quelle dell'episodio 23 della serie originale? Oppure "le sei Rei" che vengono nominate: ma le Rei nel nuovo ciclo sono due. E nel vecchio erano 3. Quindi è chiaro che dobbiamo contarle insieme. Ma sommandole sono solo cinque. A meno che non si debba contare anche la Rei del ventiseiesimo episodio, quella con il toast in bocca che corre (del quale vediamo anche il maglioncino nello scatolone fuori dalla stanza di Rei nella Nerv ormai distrutta), la Rei del mondo, di una realtà, in cui 'Shinji non è un pilota di Evangelion'.

Ma un mondo così non va bene, quella realtà non può andare bene, perché Shinji È un pilota di Evangelion e lo deve accettare per poter crescere, smettendo di fuggire: infatti nel suo ultimo finale, quello che appare come definitivo, Shinji rimane un pilota di Evangelion e non cancella ciò che è stato. Ma cancella gli Eva dal mondo, che è ben diverso. Infatti, il DSS Choker gli rimane al collo.
Ed è tramite questo passaggio che si comprende la forza del messaggio di questo film: Shinji alla fine si perfeziona, ma non diventa un dio, semplicemente accetta e va avanti.
Cresce e diventa adulto.


Infine, potentissima la scena finale: Mari toglie a Shinji il DSS Chocker (da notare che non è Shinji che se lo toglie o lo fa semplicemente scomparire durante 'la nuova genesi' ma è un altro che glielo toglie proprio perché lui non ha voluto dimenticare di essere un pilota di EVA) e dopo averglielo tolto e esserselo messo in tasca, gli tende la mano e gli dice "Dai, forza, andiamo Shinji!" e lui, per la prima volta in assoluto, non viene trascinato o tirato o guidato dalla mano di qualcuno, ma per la prima volta stringe quella mano e sceglie di andare avanti, stringe quella mano e di sua iniziativa corre portando lui con sé Mari.
È una scena commovente, meravigliosa, che rappresenta alla perfezione il lieto fine del personaggio, guidata da una colonna sonora perfetta e da immagini del mondo reale che sono bellissime.

Non posso che dare 10.