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«Quando Poochie non è in scena, tutti gli altri personaggi dovrebbero chiedersi: “Ma dov’è Poochie?”»
Così suggeriva il buon vecchio Homer Simpson durante la sua esperienza lampo nel doppiaggio di un nuovo personaggio di Grattachecca e Fighetto. E praticamente così succede anche in questa serie, in cui un certo Gideon, guida tuttofare del gruppo degli eroi (forse un “paladino”, ovvero una di quelle classi che nei giochi di ruolo fa abbastanza bene tutto, ma non raggiunge i vertici in nessun campo), viene cacciato dal gruppo stesso ad opera del mago titolare. Non passa però molto tempo che tutti gli altri membri ne sentano la mancanza e inizino a dire a ripetizione: “Ma non ci sono più i mezzi Gideon di una volta”, “Quando c’era Gideon al dungeon arrivavamo in orario”, e così via.
Nel frattempo il Gideon si è ritirato a Borgo Dieci Case, villaggio alquanto fuorimano dell’impero, ha cambiato il suo nome in Red e si è messo a sgobbare per realizzare il suo sogno: diventare un farmacista (!?) ed esercitare con tranquillità nel villaggio. Il periodo di pace che consegue dopo aver aperto la sua bottega non sarà comunque molto lungo. In breve verrà raggiunto prima dalla bella Rit, principessa avventuriera invaghita persa di lui da tempo perché sì, e poi anche da vecchi nemici e soprattutto amici che lo vogliono ritrovare.

Sembrerebbe quindi che questo “Shin no Nakama ja Nai to Yuusha no Party” (...o “Oidasareta Node, Henkyou de Slow Life Suru Koto ni Shimashita”, se vogliamo comporre tutto il titolo completo) offra molta carne al fuoco. Forse alla fine anche un po’ troppa.
È pia illusione che il prode Gideon/Red passi dalla prima linea con il gruppo dell’eroe, il quale tra l’altro è proprio la sua sorellina con un brother complex grosso come una casa, per darsi alla vita bucolica, perché i guai arriveranno ben presto numerosi. È paradossale che il paesino dove si rifugi, da estrema provincia dell’impero, divenga rapidamente uno strategico crocevia di intrighi sotterranei per loschi figuri vari che lo vogliono conquistare. È finanche ‘paraculistico’ che, di tutti i posti possibili, casualmente proprio in quello si fosse rifugiata anche la sua bellissima vecchia fiamma.
Insomma, il tutto diventa una tavola opportunisticamente apparecchiata affinché il protagonista “Medio-man” di turno appaia in realtà come un gran fuoriclasse da tutti cercato e di cui tutti hanno bisogno. Fantasia suprema del pubblico otaku.

Globalmente non è che il cast dei personaggi brilli, anzi è abbastanza classico. Le uniche che spiccano, più per l’estetica e come potenziali waifu, sono la bella avventuriera Rit e la sbarazzina elfa Yarandrala, bella anche lei ma con minutaggio inferiore. Meriterebbe poi almeno una menzione il ragno ninja mascotte che accompagna uno dei personaggi, sia per la carineria che per la sua presenza di spirito a superare i suoi colleghi umani.
Scarsino invece il lato tecnico, specie nelle animazioni, con musiche e sigle direi dimenticabili (e infatti non ne ho ricordo).
Con “Shin no Nakama... eccetera” non siamo neanche tanto sul mediocre, quanto semmai sull’anonimo. Un pochino attira (sennò non mi sarei avvicinato), ma alla fine non offre neanche qualcosa che si faccia ammirare, o faccia coinvolgere appieno lo spettatore. Forse il buon Gideon doveva dedicarsi alla pastorizia.