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6.5/10
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Quando ho deciso di guardare "Fire Force" ero molto curiosa, conoscendo già il lavoro di Atsushi Ōkubo da "Soul Eater". Il soggetto sembrava interessante e da amante degli shonen con battaglie e magia non potevo che vederlo. La prima serie introduce l'argomento e porta in luce i personaggi principali della storia.
In un mondo post catastrofico in cui alcune persone hanno sviluppato dei poteri inerenti alla creazione ed al controllo del fuoco, ce ne sono per contro delle altre che prendono fuoco spontaneamente. La causa di tale combustione spontanea è sconosciuta e gli unici che possono fermare e distruggere gli incendiati sono i pompieri speciali della Fire Force. Il giovane Shinra Kusakabe, dotato di capacità di produzione di fiamme di cosiddetta terza generazione, entra come recluta nell'ottava brigata della Fire Force. Tale brigata viene considerata l'ultima ruota del carro della Fire Force: in effetti il numero dei componenti è alquanto risicato (quattro prima dell'arrivo di Shinra) e sembrano alquanto strani. Tuttavia sono molto uniti e Shinra si inserisce bene nella brigata come recluta, insieme al compagno di accademia Arthur Boyle, che peraltro tanto normale non è.
L'ottava brigata dovrà fronteggiare il fenomeno degli incendiati, scoprendo che una parte di essi non muore per combustione spontanea, ma indotta da strani insetti; sarà incaricata di indagare all'interno delle stesse brigate e sulla chiesa del sacro Sol, oltre che sulle industrie pesanti Haijima, che sembrano essere interconnessi tra loro in più modi. Il nemico si muove nell'ombra e si palesa con la sua pericolosità e follia mietendo vittime.
E tra le sue fila Shinra scoprirà trovarsi una persona a lui cara, che pensava di aver perso anni prima.
Questa la trama della prima serie in generale. Analizzando personaggi troviamo i soliti stereotipi degli shonen: il protagonista con un passato tragico, orfano, che non si arrende mai e vuole diventare sempre più forte; l'amico idiota che non si capisce se ci è o ci fa; la ragazza tanto carina, quanto imbranata e inutile, per giunta con una condizione cronica attira palpate di cui avremmo fatto volentieri a meno, perché momenti che di per sé sarebbero fortemente drammatici vengono rovinati dal fan-service di lei che perde vestiti e finisce per farsi palpare dal poveretto di turno, amico o nemico. Ci sono poi il capo carismatico, il buono che non è buono, il cattivo che non è cattivo, il famigliare ritenuto morto che compare tra le fila dei nemici.
Di per sé la storia non sarebbe neanche male, se non ci fossero dei momenti di caduta di stile che ti fanno dire ma perché?
Di base non mi è dispiaciuta, facendo però i dovuti distinguo. Penso sia una serie che si possa guardare per passare il tempo, niente di impegnativo insomma. Diciamo che non si tratta di quelle serie in cui ti affezioni ai personaggi e vorresti restare attaccato allo schermo dall'inizio alla fine (vedi "Demon Slayer", per esempio) e ritengo poi che il paragone con "Soul Eater" non regga proprio, molto meglio a parer mio quest'ultima.
Se posso riassumere in una frase ciò che ho visto potrebbe essere è bella ma non balla. Davvero un peccato, perché secondo me il soggetto non è male e avrebbe potuto essere reso molto meglio.
Voto 6,5