Recensione
Vinland Saga Season 2
9.5/10
Non è mai troppo tardi per cambiare la tua vita.
Anche se, d'un tratto, ti viene strappato il motivo per cui hai vissuto fino ad ora, anche se ti ritrovi ai margini della scala sociale e il fuoco impetuoso che incendiava il tuo cuore e i tuoi pugnali sembra affievolirsi. Ma quel fuoco non si spegne mai veramente.
Lo capisce Thorfinn, finalmente al centro della narrazione, che, smessi i panni del guerriero, impara ad apprezzare il valore del lavoro duro e di una vita dedita al prossimo, capendo l'importanza della cooperazione e dell'abnegazione, e che, grazie all'anziano Sverkel e all'amico fraterno Einar, trova una nuova ragione di vita, plasmando il fuoco interiore che bruciava tutto ciò che toccava (incluso il suo animo) in una fiamma gentile, non più fonte di morte e distruzione, eppur più calorosa e più brillante che mai.
Anche Canuto, sempre più machiavellico e sfaccettato nella sua ascesa al potere, acquisisce un nuovo spessore, confrontandosi con la pesante eredità lasciata dal suo predecessore sul trono e compiendo scelte difficili per realizzare il suo progetto di conquista.
Ma il cambiamento non è né facile né repentino e, nel tratteggiare il tumulto interiore dei personaggi, Yukimura si dimostra vero e proprio maestro, prendendosi il tempo necessario per modellare i suoi personaggi nella maniera più credibile possibile.
Inutile spendere ulteriori parole sulla trama di quella che è (giustamente, oserei dire) una delle opere più celebrate e apprezzate degli ultimi anni, fonte inesauribile di spunti di riflessione e di insegnamenti importanti, sempre veicolati in modo intelligente e senza mai scadere nella retorica da due soldi.
Mi limito solo a fare un plauso a Mappa per aver trasposto in maniera convincente una delle mie saghe preferite di sempre, rispettando il cambio di ritmo impresso alla narrazione da Yukimura in questa seconda saga e nel resto dell'opera, e rappresentando con grande perizia e scelte registiche particolarmente azzeccate alcuni dei suoi momenti più iconici.
Non do il massimo, solo perché la qualità tecnica in alcuni frangenti meno rilevanti a livello di trama risulta inevitabilmente minore, ma, sorvolando su questi piccoli difetti, ci troviamo di fronte a quello che, secondo me, sarà l'anime dell'anno.
Anche se, d'un tratto, ti viene strappato il motivo per cui hai vissuto fino ad ora, anche se ti ritrovi ai margini della scala sociale e il fuoco impetuoso che incendiava il tuo cuore e i tuoi pugnali sembra affievolirsi. Ma quel fuoco non si spegne mai veramente.
Lo capisce Thorfinn, finalmente al centro della narrazione, che, smessi i panni del guerriero, impara ad apprezzare il valore del lavoro duro e di una vita dedita al prossimo, capendo l'importanza della cooperazione e dell'abnegazione, e che, grazie all'anziano Sverkel e all'amico fraterno Einar, trova una nuova ragione di vita, plasmando il fuoco interiore che bruciava tutto ciò che toccava (incluso il suo animo) in una fiamma gentile, non più fonte di morte e distruzione, eppur più calorosa e più brillante che mai.
Anche Canuto, sempre più machiavellico e sfaccettato nella sua ascesa al potere, acquisisce un nuovo spessore, confrontandosi con la pesante eredità lasciata dal suo predecessore sul trono e compiendo scelte difficili per realizzare il suo progetto di conquista.
Ma il cambiamento non è né facile né repentino e, nel tratteggiare il tumulto interiore dei personaggi, Yukimura si dimostra vero e proprio maestro, prendendosi il tempo necessario per modellare i suoi personaggi nella maniera più credibile possibile.
Inutile spendere ulteriori parole sulla trama di quella che è (giustamente, oserei dire) una delle opere più celebrate e apprezzate degli ultimi anni, fonte inesauribile di spunti di riflessione e di insegnamenti importanti, sempre veicolati in modo intelligente e senza mai scadere nella retorica da due soldi.
Mi limito solo a fare un plauso a Mappa per aver trasposto in maniera convincente una delle mie saghe preferite di sempre, rispettando il cambio di ritmo impresso alla narrazione da Yukimura in questa seconda saga e nel resto dell'opera, e rappresentando con grande perizia e scelte registiche particolarmente azzeccate alcuni dei suoi momenti più iconici.
Non do il massimo, solo perché la qualità tecnica in alcuni frangenti meno rilevanti a livello di trama risulta inevitabilmente minore, ma, sorvolando su questi piccoli difetti, ci troviamo di fronte a quello che, secondo me, sarà l'anime dell'anno.