Recensione
Silent Blue
7.0/10
Recensione di cavernaDplatone
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In Silent Blue è raccontata la vita di Aoko, una ragazza alla ricerca di sé durante sessioni di immersione in un lago. Quando aveva quattro anni un meteorite colpì la sua città e sulla conca formata nel terreno piovve per venti lunghi giorni, facendo così nascere il Lago dei Venti Giorni. Lei non ha ricordi del suo passato in quella città, allora venti anni dopo si immerge in quelle acque per cercare di ricordare la sua infanzia fotografando la città sommersa.
Fra incontri provvidenziali, e informazioni fallaci sul passato, Aoko cerca disperatamente di capire sé stessa e come riempire il vuoto emotivo che ha dentro. Il mistero che si nasconde dietro la distruzione della città sembra un vaso di Pandora, che alla sua apertura svelerebbe mali che forse è meglio non conoscere. L’acqua cela ma è anche il simbolo della (ri)nascita che porta con sé tanto dolore quanta gioia.
Le scene della ragazza immersa nell’acqua la cui superficie diventa uno specchio dell’anima ci fanno inevitabilmente riflettere sulla filosofia di Motoko Kusanagi nel film di Mamoru Oshii “Ghost in the Shell”.
Batou: Senti, com'è immergersi?
Kusanagi: Ciò che provo è paura. Ansia. Solitudine. Buio. Poi, forse... speranza.
Batou: Speranza? In quelle acque buie?
Kusanagi: Quando sto per riemergere, avvicinandomi alla superficie, a volte mi sembra di poter diventare qualcun altro.
La trama si snocciola tutta in una manciata di capitoli ma mi è parso affrettato nel centro, quando la storia prende una virata diversa da ciò che sembrava essere inizialmente. L’inizio è davvero misterioso direi quasi biblico con quelle piogge incessanti e il finale è molto introspettivo, riesce anche nel difficile compito di recuperare una storia che sta andando alla deriva (perdonate l’involontaria battuta) con una certa soddisfazione per il lettore.
Ad analizzare meglio la trama probabilmente ci si accorge che i vari personaggi nella storia non sono altro che proiezioni dell’autrice-protagonista che servono allo scopo di farla dubitare di sé stessa e di trovare nuova consapevolezza, una specie di viaggio interiore attraverso il medium manga, ma nonostante questo alla prima lettura è una storia discretamente intrattenente.
Il disegno poi è ricco di suggestioni, bei frontespizi in grado di evocare le sensazioni della protagonista e il potere mistico dell’acqua. Ikori Ando ha una mano tremolante che dà grande personalità al manga, il suo stile essenziale nelle forme è molto ricco nei dettagli del tratteggio (una caratteristica da non sottovalutare).
Silent Blue si veste da manga spokon con un po’ di slice of life per schiudere un mondo fatto di ricordi unici e avvisaglie sul futuro, con un atteggiamento positivistico nei confronti di tutto quel che accade perché è solo attraverso la serenità e l’accettazione di sé che si può vivere senza preoccupazioni.
Fra incontri provvidenziali, e informazioni fallaci sul passato, Aoko cerca disperatamente di capire sé stessa e come riempire il vuoto emotivo che ha dentro. Il mistero che si nasconde dietro la distruzione della città sembra un vaso di Pandora, che alla sua apertura svelerebbe mali che forse è meglio non conoscere. L’acqua cela ma è anche il simbolo della (ri)nascita che porta con sé tanto dolore quanta gioia.
Le scene della ragazza immersa nell’acqua la cui superficie diventa uno specchio dell’anima ci fanno inevitabilmente riflettere sulla filosofia di Motoko Kusanagi nel film di Mamoru Oshii “Ghost in the Shell”.
Batou: Senti, com'è immergersi?
Kusanagi: Ciò che provo è paura. Ansia. Solitudine. Buio. Poi, forse... speranza.
Batou: Speranza? In quelle acque buie?
Kusanagi: Quando sto per riemergere, avvicinandomi alla superficie, a volte mi sembra di poter diventare qualcun altro.
La trama si snocciola tutta in una manciata di capitoli ma mi è parso affrettato nel centro, quando la storia prende una virata diversa da ciò che sembrava essere inizialmente. L’inizio è davvero misterioso direi quasi biblico con quelle piogge incessanti e il finale è molto introspettivo, riesce anche nel difficile compito di recuperare una storia che sta andando alla deriva (perdonate l’involontaria battuta) con una certa soddisfazione per il lettore.
Ad analizzare meglio la trama probabilmente ci si accorge che i vari personaggi nella storia non sono altro che proiezioni dell’autrice-protagonista che servono allo scopo di farla dubitare di sé stessa e di trovare nuova consapevolezza, una specie di viaggio interiore attraverso il medium manga, ma nonostante questo alla prima lettura è una storia discretamente intrattenente.
Il disegno poi è ricco di suggestioni, bei frontespizi in grado di evocare le sensazioni della protagonista e il potere mistico dell’acqua. Ikori Ando ha una mano tremolante che dà grande personalità al manga, il suo stile essenziale nelle forme è molto ricco nei dettagli del tratteggio (una caratteristica da non sottovalutare).
Silent Blue si veste da manga spokon con un po’ di slice of life per schiudere un mondo fatto di ricordi unici e avvisaglie sul futuro, con un atteggiamento positivistico nei confronti di tutto quel che accade perché è solo attraverso la serenità e l’accettazione di sé che si può vivere senza preoccupazioni.