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8.5/10
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Premetto che “Paradise Kiss” è uno spin off di “Cortili del Cuore”. Quando io ho iniziato a leggerlo non lo sapevo (raramente mi documento approfonditamente sui manga di cui sto per intraprenderne la lettura per evitare troppi spoiler), ma le due serie si incrociano rarissimamente in PK, e solo tramite personaggi minori di cui è facile intuire il pregresso. Quindi la mancata conoscenza, come nel mio caso, di Cortili non ha compromesso il piacere di leggerne il seguito/spin off.
Il manga di Ai Yazawa, ormai piuttosto datato, avendo una ventina di anni, è ambientato nel mondo della moda (infatti in Patria venne serializzato su una rivista nipponica di settore) ma soprattutto, direi, in quello studentesco giapponese. In particolare, nell’ambito degli istituti privati d’arte, con una messe di personaggi strani, stralunati, ambigui, anticonformisti, comunque affascinanti; a cui fa da contrappunto un’altra serie di personaggi più “regolari”, studenti modello delle “normali” scuole superiori. La protagonista, la circa-diciottenne Yukari, fa parte del “secondo mondo”, un ambiente studentesco impeccabile, regolare, avulso da fronzoli e capricci e con il principale obiettivo, per gli studenti, di perseguire i voti più alti e di accedere alle università più prestigiose. Yukari entra in contatto, per fortuiti motivi e anche a causa della sua prestanza fisica che potrebbe avvantaggiarla come eventuale modella, con alcuni ragazzi del “primo mondo”, studenti e studentesse di un istituto d’arte con la reciproca passione per la moda e la sartoria, e con il sogno nel cassetto di sfondare in questo settore.
Inizialmente un po’ restìa a dar loro confidenza, col passare del tempo e grazie anche alla cotta per uno di loro, Joji, la protagonista sarà travolta dalla creatività e dalla vita fuori dalle linee di quelli che diventeranno presto i suoi nuovi amici, riuscendo non solo ad adattarsi e ben ambientarsi nel nuovo contesto, ma anche a far sì che questo mondo dia alla stessa Yukari ottime opportunità professionali come modella, oltre che sentimentali, cambiandole totalmente l’esistenza, fino a quel momento banale, per non dire problematica.
Ambientazione a parte, si tratta in realtà di una tipica storia di amore adolescenziale, con le gioie e soprattutto i dolori dei primi amori più o meno (o non come si vorrebbe) corrisposti, narrata dalla prospettiva della protagonista, che fin dalle primissime tavole lascia intendere che sta vivendo tutto come il ricordo di esperienze vissute in passato; storia d’amore in cui si intrecciano, oltre a quella principale di Yukari con Joji, anche quelle di altre coppie di personaggi minori. Fanno da contorno anche le condizioni familiari di alcuni dei personaggi, riuscendo quindi a fornire, pur se in piccolo, uno spaccato e una visione della società del Sol Levante.
La capacità dell’autrice di narrare il genere sentimentale e di renderlo graficamente è notevole, e anche qui, come in gran parte degli altri suoi lavori (“Na Na” su tutti), il suo “marchio di fabbrica” si distingue e si apprezza. Durante la lettura del manga, il pathos e il coinvolgimento rimangono alti, e la lacrima da emozione è sempre dietro l’angolo. Ma il lavoro denota pure una grande profondità e maturità nel narrare stati d’animo e situazioni non solo adolescenziali. Raramente si arriva alla noia, anche per la non eccessiva lunghezza dell’opera, e pure chi, come me, non è appassionato di moda/design, difficilmente avrà la tentazione di mollare tutto e passare ad altra lettura, così come è difficile trovare grossi difetti nella trama, sufficientemente avvincente e coerente. Ma la lacrima da melodramma non è tutto: c’è un discreto spazio pure per ironia e comicità.
Il disegno è quello tipico di Yazawa: bello ed espressivo, quasi poetico anche se non sempre preciso, a volte volutamente grezzo e “infantile”, giusto per stemperare l’emotività e l’alta tensione di certi momenti narrativi, e con particolare cura nel raffigurare i vestiti (è risaputo che l’autrice stessa è appassionata di moda): qui la Maestra da veramente sfogo alla sua fantasia, sbizzarrendosi e inventando e disegnando abiti forse un po’ ridondanti e pacchiani, ma bellissimi.
L’edizione in mio possesso è quella a volume unico per il ventesimo anniversario: se la si legge da sdraiati, dopo un po’ devi smettere per riposare le braccia, ma sullo scaffale fa la sua gran bella figura.