Recensione
Hanayori Dango
9.0/10
Devo dire subito che questo è il mio manga preferito. Lo amo e lo devo leggere almeno una volta l'anno.
Ora, voglio cercare di essere obiettiva, per cui parlerò prima dei difetti, e ce ne sono.
Innanzitutto è lungo, lunghissimo, a tratti una soap opera. La sensei Kamio ha decisamente allungato il brodo in molti punti, pure troppo. Certe storyline poteva tranquillamente evitarle, così come l'inserimento di alcuni personaggi, abbastanza inutili nel complesso della storia.
Altro punto dolente, i disegni: possiamo distinguere tre fasi. La prima, in cui sono decisamente brutti, oltre ad avere tutti gli stilemi degli anni 90 (profili che galleggiano su patchwork di fiori, sfondi con oggetti vari disposti tipo tappezzeria, che a volte sono anche comici, altre solo leziosi); quella centrale, in cui il tratto è molto più bello, pulito, riusciamo a identificare bene ogni singolo personaggio non solo per i capelli o i vestiti ma per le caratteristiche del volto (il viso più allungato di Domyioji, i tratti più dolci di Rui, lo sguardo più acuto di Nishikado); la terza e ultima, in cui, mi spiace dirlo, spesso si ha la sensazione che siano tirati via e fatti di fretta.
Ora, passiamo alle caratteristiche che me lo fanno amare. La storia inizia con un tema molto attuale, quello del bullismo. Il coraggio della protagonista è un valore estremamente positivo, e questo è un messaggio che non invecchia. Il successivo sviluppo della trama appare, oggi, molto banale e un po' da telenovela: la vittima conquista il bullo, che, per amore, cambia, il tutto condito da un iniziale (ma ricorrente e mai del tutto chiuso) triangolo amoroso, e mille ostacoli dovuti alla diversa classe sociale dei due protagonisti. Banalissimo, certo, ma, all'epoca in cui uscì questo manga, una protagonista come Makino era più unica che rara, tanto quanto i personaggi maschili come gli F4. Rammento che era l'epoca di "Itazura na kiss" e simili, storie in cui la protagonista era una ragazza normalissima che stalkerava il bello, ricco e perfetto in tutto di turno fino a farlo capitolare, oppure, al contrario, era bella, meravigliosa, tutti cadevano ai suoi piedi e, immancabilmente, questi tutti erano ...perfetti. Belli, ricchi, campioni in tutto, studenti straordinari, spesso anche moralmente integerrimi. Ebbene, Makino non è bella, è molto povera, non è particolarmente intelligente o brava in qualcosa, ma ha grinta da vendere. Ci mette mezzo manga (e data la lunghezza complessiva, è comunque un'eternità) a capire di amare quel testone di Domyioji, ma nel contempo non la vediamo molto struggersi fra mille dubbi, se non quando vi è costretta per un ultimatum di Tsukasa. La sua occupazione principale è trovare soldi, per salvare la sua disastrata famiglia perennemente in guai finanziari, ha i piedi per terra e non si arrende mai. Mantiene la dignità al primo posto in ogni momento, e nel frattempo scappa come una lepre dal bello di turno, che la insegue. E passiamo agli F4. Sono belli e ricchi, come da schema classico. E basta. Non fanno sport, non perché non siano bravi ma perché "sudare non è cool"; non frequentano le lezioni e non studiano mai, probabilmente hanno ottimi voti solo per la posizione dei genitori; non dimostrano nessuna dote di particolare intelligenza, capacità sportiva o artistica o qualsiasi altra cosa che, di solito, rende così speciale ogni personaggio principale dei manga (giusto Nishikado è maestro del tè, vediamo una sola volta Rui suonare il violino, ma nulla di che). Anzi, sono dei bulli, dei delinquenti, temuti dagli altri ragazzi dentro e fuori la scuola perché picchiano, e pesantemente. La loro storia, lo dicono malinconicamente loro stessi, è già segnata, compresa la donna che dovranno sposare, indipendentemente da ciò che faranno o non faranno, se studieranno o meno.
Da questo punto di partenza, se la "trasformazione" di Domyioji è abbastanza scontata, data la trama, è straordinario lo sviluppo di un personaggio secondario come Rui Hanazawa, uno dei migliori di tutto il manga. Rui, il terzo estremo del triangolo amoroso, a differenza dello schema classico, che vede il terzo sparire o essere ridimensionato a mera comparsa, amico della coppia, ha una maturazione personale bellissima. Anche gli altri personaggi, diversamente da molti shojo, vengono approfonditi, e in diversi punti, più che comprimari, sono coprotagonisti o anche protagonisti (l'ultima parte dedica ampio spazio a Nishikado). Un approfondimento così curato di tanti comprimari non è per nulla scontato negli shojo, non lo era affatto quando è uscita l'opera e io, in generale, lo trovo estremamente apprezzabile.
Una parola su Domyoji; si può discutere sul fatto che rappresenti un modello di amore tossico, opprimente, geloso. Indubbiamente lo è, all'inizio, anzi, rappresenta l'esempio negativo per eccellenza, ma la sua maturazione lo porta a un cambiamento profondo, che possiamo seguire passo dopo passo. Spesso, nei manga e nella recente letteratura rivolta ai più giovani, ci sono modelli tossici, personaggi maschili possessivi ed ossessivi, che ripetono i propri errori e vengono anzi idolatrati e amati dalle eroine di turno proprio in virtù di queste autentiche violenze psicologiche. Ebbene, il cambiamento di Domyioji lo rende un personaggio positivo e che andrebbe rivalutato, oggi più di ieri. Un personaggio che capisce di aver sbagliato e trova il modo di riempire, in modo onesto e sincero, il vuoto che porta dentro, pronto anche a pagare il male che ha fatto ad altri, a tornare indietro e scusarsi. Va poi detto che Makino non gli cade ai piedi come una pera, anzi; è dopo il suo cambiamento che si innamora di lui, fino a quel momento, pur riconoscendo, in alcuni momenti, dei lati positivi, lo disprezza e lo affronta senza remore né timore. Insomma, non è certo una che subisce passiva la fascinazione del suo aguzzino, anzi.
Spendo due parole sull'ambientazione: la scuola Eitoku è solo uno dei teatri della storia. In questo manga i personaggi girano, viaggiano, la scena cambia di continuo (ed anche questo, all'epoca, era un grosso elemento di rottura con lo shojo classico, di ambientazione prettamente scolastica e casalinga); anche Makino cambia diverse case, ognuna delle quali accompagna una fase diversa della trama. E finalmente, ci sono risparmiate le varie scenette su festival scolastici e sportivi, feste in kimono a vedere fuochi, gite scolastiche con la classe, con annesse le gag di rito ormai trite, ritrite e ripetute ogni volta, in ogni manga.
Arriviamo al finale. Molto, moltissimo criticato all'epoca, personalmente lo adoro perché, in linea con la modernità di Makino, è molto diverso dal finale classico. Entrambi i protagonisti hanno davanti a loro molta strada da fare, ma in primo luogo per loro stessi, e ne sono consapevoli, e pronti ad affrontare questa crescita prima di tutto individuale e personale.
Ultimissima cosa, a me questo manga fa ridere tantissimo. Le scenette di Domyioji e i suoi problemi con il giapponese, e le gags di Nishikado e Mimasaka mi fanno ridere ogni volta, dopo anni che le rileggo. Mi sono commossa, ho riso e a questi personaggi mi sono affezionata moltissimo, per cui consiglio a tutti una lettura, senza pregiudizi e senza fretta. Dopotutto, se dopo anni, ancora continuano a farci sopra live action (ne sono stati fatti tanti, l'ultimo è dell'anno scorso, thailandese) un po' di modernità, quest'opera, deve pur averla ancora.
Ora, voglio cercare di essere obiettiva, per cui parlerò prima dei difetti, e ce ne sono.
Innanzitutto è lungo, lunghissimo, a tratti una soap opera. La sensei Kamio ha decisamente allungato il brodo in molti punti, pure troppo. Certe storyline poteva tranquillamente evitarle, così come l'inserimento di alcuni personaggi, abbastanza inutili nel complesso della storia.
Altro punto dolente, i disegni: possiamo distinguere tre fasi. La prima, in cui sono decisamente brutti, oltre ad avere tutti gli stilemi degli anni 90 (profili che galleggiano su patchwork di fiori, sfondi con oggetti vari disposti tipo tappezzeria, che a volte sono anche comici, altre solo leziosi); quella centrale, in cui il tratto è molto più bello, pulito, riusciamo a identificare bene ogni singolo personaggio non solo per i capelli o i vestiti ma per le caratteristiche del volto (il viso più allungato di Domyioji, i tratti più dolci di Rui, lo sguardo più acuto di Nishikado); la terza e ultima, in cui, mi spiace dirlo, spesso si ha la sensazione che siano tirati via e fatti di fretta.
Ora, passiamo alle caratteristiche che me lo fanno amare. La storia inizia con un tema molto attuale, quello del bullismo. Il coraggio della protagonista è un valore estremamente positivo, e questo è un messaggio che non invecchia. Il successivo sviluppo della trama appare, oggi, molto banale e un po' da telenovela: la vittima conquista il bullo, che, per amore, cambia, il tutto condito da un iniziale (ma ricorrente e mai del tutto chiuso) triangolo amoroso, e mille ostacoli dovuti alla diversa classe sociale dei due protagonisti. Banalissimo, certo, ma, all'epoca in cui uscì questo manga, una protagonista come Makino era più unica che rara, tanto quanto i personaggi maschili come gli F4. Rammento che era l'epoca di "Itazura na kiss" e simili, storie in cui la protagonista era una ragazza normalissima che stalkerava il bello, ricco e perfetto in tutto di turno fino a farlo capitolare, oppure, al contrario, era bella, meravigliosa, tutti cadevano ai suoi piedi e, immancabilmente, questi tutti erano ...perfetti. Belli, ricchi, campioni in tutto, studenti straordinari, spesso anche moralmente integerrimi. Ebbene, Makino non è bella, è molto povera, non è particolarmente intelligente o brava in qualcosa, ma ha grinta da vendere. Ci mette mezzo manga (e data la lunghezza complessiva, è comunque un'eternità) a capire di amare quel testone di Domyioji, ma nel contempo non la vediamo molto struggersi fra mille dubbi, se non quando vi è costretta per un ultimatum di Tsukasa. La sua occupazione principale è trovare soldi, per salvare la sua disastrata famiglia perennemente in guai finanziari, ha i piedi per terra e non si arrende mai. Mantiene la dignità al primo posto in ogni momento, e nel frattempo scappa come una lepre dal bello di turno, che la insegue. E passiamo agli F4. Sono belli e ricchi, come da schema classico. E basta. Non fanno sport, non perché non siano bravi ma perché "sudare non è cool"; non frequentano le lezioni e non studiano mai, probabilmente hanno ottimi voti solo per la posizione dei genitori; non dimostrano nessuna dote di particolare intelligenza, capacità sportiva o artistica o qualsiasi altra cosa che, di solito, rende così speciale ogni personaggio principale dei manga (giusto Nishikado è maestro del tè, vediamo una sola volta Rui suonare il violino, ma nulla di che). Anzi, sono dei bulli, dei delinquenti, temuti dagli altri ragazzi dentro e fuori la scuola perché picchiano, e pesantemente. La loro storia, lo dicono malinconicamente loro stessi, è già segnata, compresa la donna che dovranno sposare, indipendentemente da ciò che faranno o non faranno, se studieranno o meno.
Da questo punto di partenza, se la "trasformazione" di Domyioji è abbastanza scontata, data la trama, è straordinario lo sviluppo di un personaggio secondario come Rui Hanazawa, uno dei migliori di tutto il manga. Rui, il terzo estremo del triangolo amoroso, a differenza dello schema classico, che vede il terzo sparire o essere ridimensionato a mera comparsa, amico della coppia, ha una maturazione personale bellissima. Anche gli altri personaggi, diversamente da molti shojo, vengono approfonditi, e in diversi punti, più che comprimari, sono coprotagonisti o anche protagonisti (l'ultima parte dedica ampio spazio a Nishikado). Un approfondimento così curato di tanti comprimari non è per nulla scontato negli shojo, non lo era affatto quando è uscita l'opera e io, in generale, lo trovo estremamente apprezzabile.
Una parola su Domyoji; si può discutere sul fatto che rappresenti un modello di amore tossico, opprimente, geloso. Indubbiamente lo è, all'inizio, anzi, rappresenta l'esempio negativo per eccellenza, ma la sua maturazione lo porta a un cambiamento profondo, che possiamo seguire passo dopo passo. Spesso, nei manga e nella recente letteratura rivolta ai più giovani, ci sono modelli tossici, personaggi maschili possessivi ed ossessivi, che ripetono i propri errori e vengono anzi idolatrati e amati dalle eroine di turno proprio in virtù di queste autentiche violenze psicologiche. Ebbene, il cambiamento di Domyioji lo rende un personaggio positivo e che andrebbe rivalutato, oggi più di ieri. Un personaggio che capisce di aver sbagliato e trova il modo di riempire, in modo onesto e sincero, il vuoto che porta dentro, pronto anche a pagare il male che ha fatto ad altri, a tornare indietro e scusarsi. Va poi detto che Makino non gli cade ai piedi come una pera, anzi; è dopo il suo cambiamento che si innamora di lui, fino a quel momento, pur riconoscendo, in alcuni momenti, dei lati positivi, lo disprezza e lo affronta senza remore né timore. Insomma, non è certo una che subisce passiva la fascinazione del suo aguzzino, anzi.
Spendo due parole sull'ambientazione: la scuola Eitoku è solo uno dei teatri della storia. In questo manga i personaggi girano, viaggiano, la scena cambia di continuo (ed anche questo, all'epoca, era un grosso elemento di rottura con lo shojo classico, di ambientazione prettamente scolastica e casalinga); anche Makino cambia diverse case, ognuna delle quali accompagna una fase diversa della trama. E finalmente, ci sono risparmiate le varie scenette su festival scolastici e sportivi, feste in kimono a vedere fuochi, gite scolastiche con la classe, con annesse le gag di rito ormai trite, ritrite e ripetute ogni volta, in ogni manga.
Arriviamo al finale. Molto, moltissimo criticato all'epoca, personalmente lo adoro perché, in linea con la modernità di Makino, è molto diverso dal finale classico. Entrambi i protagonisti hanno davanti a loro molta strada da fare, ma in primo luogo per loro stessi, e ne sono consapevoli, e pronti ad affrontare questa crescita prima di tutto individuale e personale.
Ultimissima cosa, a me questo manga fa ridere tantissimo. Le scenette di Domyioji e i suoi problemi con il giapponese, e le gags di Nishikado e Mimasaka mi fanno ridere ogni volta, dopo anni che le rileggo. Mi sono commossa, ho riso e a questi personaggi mi sono affezionata moltissimo, per cui consiglio a tutti una lettura, senza pregiudizi e senza fretta. Dopotutto, se dopo anni, ancora continuano a farci sopra live action (ne sono stati fatti tanti, l'ultimo è dell'anno scorso, thailandese) un po' di modernità, quest'opera, deve pur averla ancora.