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Ottime premesse con “Soaring! Pretty Cure.” I nostri eroi sono capeggiati da Sky, azzurra come il cielo e coraggiosa come ogni leader che si rispetti. E si respira aria di novità proprio riguardo allo schema di colori del team: d’azzurro, appunto, abbiamo Sora, coi capelli blu anche da civile (dopotutto proviene dal mondo parallelo di Sky Land, la “Landa del Cielo”); Mashiro, una volta trasformata in Cure Prism, dovrebbe essere bianca; Cure Wing, il primo Cure ufficiale di genere maschile, è di colore arancio (e va finalmente a far compagnia alla veterana Cure Sunny); Cure Butterfly è la primissima rosa a non essere leader ed è anche la prima vera Pretty Cure maggiorenne ufficiale; Cure Majesty, ultima ad aggregarsi, è infine di colore viola.
Si parte sicuramente a bomba con episodi intensi (personalmente ho apprezzato l’entrata in scena di Cure Wing e la gestione iniziale del personaggio di Capitan Shalala), che fanno [inizialmente] sperare… in un gran finale! Ma ci si perde ben presto nel filler e nell’inconcludenza, anche peggio di quanto avviene, ad esempio, in “HugTTO.” La delusione, però, qui mi risulta meno cocente, vuoi perché le mie aspettative, negli anni recenti, si sono via via ridimensionate, vuoi perché non ho mai pensato che “Hirogaru” fosse la vera svolta. Certo: paragonata alla precedente Delicious Party, a mio avviso deludentissima sotto vari aspetti, Hirogaru si lascia guardare con piacere e funziona di più grazie ai suoi protagonisti. Sul fronte dei nemici, la loro gestione risulta sbilanciata e, per gran parte della stagione, non vengono presi granché in considerazione. Ne risulta, dunque, uno scontro finale debole, dimenticabile. Animazioni nella norma di casa Toei, con qualche guizzo interessante qui e lì ma nulla di straordinario.

Sufficiente.