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6.5/10
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Ci sono film destinati ad entrare nel cuore di tutti gli appassionati, diventando vere e proprie icone nella cultura popolare, mentre altri, seppur con una buona qualità, vengono ingiustamente dimenticati per vari motivi, vuoi per la scarsa pubblicità o un basso budget e altri esempi; "Roujin Z" è uno di quelli che fa parte della seconda categoria, nonostante dietro alla realizzazione ci siano due nomi piuttosto importanti: Hiroyuki Kitakubo alla regia e Katsuhiro Ōtomo alla sceneggiatura.

La trama ci mostra come un anziano viene scelto come cavia dal Ministero della Salute per testare un nuovo tipo di letto robotico multiuso chiamato Z-001, allo scopo di poter rendere la cura degli anziani gravi più immediata, tramite tecnologie super-accessoriate, e alleviare le fatiche dei giovani infermieri, sebbene questi ultimi rischierebbero di essere letteralmente scalzati via per via della tecnologia sempre più in evoluzione. Tuttavia, la macchina Z-001 si evolverà in maniera del tutto inaspettata, dando vita a una serie di eventi bizzarri ma esilaranti allo stesso tempo, che farà forse ravvedere le intenzioni iniziali del Ministero della Salute.

Per quanto possa sembrare un film assurdo, sa essere però assai riflessivo, soprattutto se lo si guarda in questi giorni, in cui si sta vivendo in un mondo dove le IA stanno prendendo sempre più il sopravvento in ogni attività e l'essere umano sempre più messo in ombra, e nel film appunto viene gestito tale tema in diversi modi: c'è chi è cinicamente d'accordo di abbandonare gli anziani bisognosi alle macchine, e così pensa di più ai propri interessi, chi ambisce a voler rendere più avanzata la tecnologia militare, e questo non era necessario secondo me, e chi invece non è d'accordo, come appunto una giovane stagista di nome Haruko che si oppone a questa "cinica evoluzione", affermando che "una macchina non darebbe mai l'affetto che darebbe una reale persona ai più bisognosi". Tuttavia, l'attenzione si concentra tutta sulla macchina Z-001, che ha la misteriosa capacità di esaudire i desideri più forti dell'anziano paziente che si trova al suo interno e di avere persino una propria personalità, agendo indipendentemente dai propri creatori. Da notare però che la macchina inizialmente era stata hackerata da un gruppetto di simpatici anziani, ingiustamente trascurati, e non è ben spiegato se l'automa è diventato così grazie a loro. A parte le follie dell'automa, gli altri personaggi purtroppo non sono altro che una semplice comparsa, quando alcuni meritavano più attenzione, come il gruppetto di anziani hacker citati prima o anche gli amici di Haruka, personaggi messi in disparte velocemente, dando quindi alla trama una rigida linearità.
Il comparto animazione, dietro la cui direzione artistica vi sono Hiroshi Sasaki e Satoshi Kon, è comunque molto buono, mostrando scenari sì urbani ma anche un che di futuristico; i volti di alcuni personaggi però... lasciamo perdere.

Certo è un film con qualche difetto qua e là, ma nulla gli impedisce di essere comunque un piccolo cult trascurato che varrebbe la pena ripescare per il suo tema da non prendere sottogamba.