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Mi accingo a valutare la stagione 3 di “Classroom of the Elite”, perché, salvo inattesi annunci, avendo visto con essa la conclusione del primo dei tre anni scolastici del protagonista, presumibilmente ci vorrà del tempo prima del rilascio della stagione successiva.

Non mi spendo in riassunti di trama né riguardo a questa né alle stagioni precedenti, tuttavia provvederò nelle righe sottostanti a fornire un giudizio che, nonostante dia maggior focus a questi ultimi dodici episodi, racchiuda in sé una riflessione riguardante l’intera serie (dato che non ho recensito le precedenti).

“Classroom of the Elite”, se si dovesse fare semplice riferimento alla notorietà che ha acquisito, o ciò che dice la fanbase clamorosamente grande ma asfissiante e nociva presente sui social, o all’idea di fondo su cui poggia l’intera trama, sarebbe un capolavoro nel suo genere.
La realtà tuttavia è un’altra. Questo perché la trasposizione animata pecca sia di animazione (intesa come grafica ma non solo) che di coerenza.
Ma procediamo con ordine.

L’animazione: una serie di questo tipo fonda il proprio successo sull’aspetto psicologico e i colpi di scena. Tuttavia, senza nemmeno menzionare i combattimenti (pochi e nonostante questo scadenti), la trasposizione dei momenti in cui la suspense dovrebbe raggiungere il proprio picco prima del cosiddetto plot twist non viene ben seguita a livello grafico, tanto che, quando accade, la reazione dello spettatore risulta un semplice: “Ah, ok”. Questo problema deriva sia dall'aspetto prettamente estetico delle scene, ma anche da un’altra svista, che ormai più che svista si può definire caratteristica peculiare dell’intero anime, che è la tendenza a voler riassumere troppo in troppo poco tempo. Adesso, io non so se esistono questioni e discordanze in quanto a budget, numero di episodi, prospettive future, ecc., ma se si deve rilasciare un prodotto, che venga fatto bene e gli venga lasciato il giusto tempo per lo sviluppo della trama, perché l’idea che lascia se no è che, pur di mettere un poco di tutto, vengano tagliate troppe scene (es.: sfida sull’isola in questa ultima stagione... la sfida non è nemmeno stata mostrata!).

La coerenza: più il tempo passa, più ci si rende conto che la grande idea alla base dell’opera è anche la causa della sua rovina. Non si può esordire dicendo che gli esami sono difficilissimi, la scuola è in grado di formare le migliori menti del Giappone, certi individui rasentano la genialità, quando la realtà è un’altra...
Kushida è una semplice ragazzina con la doppia personalità in fase adolescenziale, Horikita deve essere perennemente imboccata dal protagonista, se no capisce meno di un menomato mentale, i due/tre bulletti ne combinano di cotte e di crude, Yamauchi è meno sveglio di Alan in “Una notte da leoni”, la stragrande maggioranza degli studenti ricopre ruoli di nulla rilevanza e ragionano come degli NPC (Non-Player Character). Se si vuol veramente elevare il protagonista al genio che è, proporzionalmente deve essere incrementato anche il livello dei dialoghi, e un minimo l’intelletto di tutti gli studenti.
Il copione è lo stesso ogni volta: Ayanokoji prevede determinate situazioni e le risolve, attribuendo i meriti a un’Horikita della quale a fine stagione ci si complimenta della crescita, quando l’unica cosa che è riuscita a superare è il complesso per il fratello, semplicemente per il fatto che non lo può più vedere... Qui non si parla della miglior scuola, ma di quella con più figli di papà.

Se c’è da tirare le somme, per ora l’unica cosa che posso dire è che l’opera possiede un gran bel concept di base e una grande ambientazione, ma viene però ad essere affossata dalla coerenza della trama (che aggiungo, a sua discolpa, non essere facile adattare) e un’animazione che può migliorare.