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Premetto che i BL (boys love) non sono il mio genere standard, ma ho avuto negli anni un paio di belle esperienze di manga BL davvero interessanti, e quando mi è stato detto che "Sasaki to Miyano" era il nuovo "Seven Days", mi sono lanciata sia a leggere il manga (ancora in corso di pubblicazione) che a vedere l'anime. La delusione è stata immensa.

La trama è piuttosto semplice, ma non è questo il vero problema: un ragazzo delle superiori, appassionato di BL e con un forte complesso riguardo al suo aspetto delicato e androgino, cerca di tenere nascosta la sua passione. Per una serie di circostanze, si avvicina a un suo senpai, Sasaki, che si innamora di lui quasi a prima vista e comincia a seguirlo costantemente. Mentre per Miyano nasce un'amicizia profonda, per Sasaki si tratta di una sorta di strategia per conquistare il suo adorabile kouhai, il quale alla fine finisce per innamorarsi a sua volta.

"Sasaki to Miyano" non è un vero slow-burn, ma piuttosto una sorta di "frame" in perpetuo loop di uno standard slow-burn: il momento di lento avvicinamento tra i due protagonisti viene esteso per tutta la serie, sia nell'anime che nel manga, con risultati spesso ridicoli.

La storia di Miyano e Sasaki, nell'anime, copre un anno e oltre, spalmato su due anni scolastici: i primi sei mesi sono dedicati alle manovre del senpai per avvicinarsi al suo amato, mentre i mesi successivi vedono Miyano riflettere sulla confessione di Sasaki. Tutto è molto dolce e delicato, ma anche estremamente artificiale e allungato in modo assurdo. La narrativa non offre elementi che giustifichino una tale dilatazione degli eventi: i ragazzi non discutono di nulla di rilevante e non accade nulla che dia senso a questa prolungata attesa per un eterno nulla di fatto. Cosa che acuisce il senso che per Miyano chiacchierare di manga è l'unico goal nella sua relazione con Sasaki.

La possessività di Sasaki è evidente, e in certi momenti assume connotati fastidiosi, quasi predatori. Ignora i ripetuti rifiuti iniziali di Miyano e non rispetta il suo desiderio di non essere chiamato "Miya-chan", un soprannome che trova troppo femminile. Questi comportamenti vengono però presentati come segni di grande affetto, quando in realtà sfociano in scene al limite del cringe, come quando Sasaki porta via Miyano di peso solo perché stava parlando con una ex compagna di classe delle medie. Anche in questi frangenti non c'è un dialogo serio tra i due, ma solo una rassicurazione superficiale, dove Miyano non sembra per nulla toccato dalla sceneggiata imbarazzante appena avvenuta.

"Sasaki to Miyano" è una colossale occasione persa: la caratterizzazione di base dei personaggi c'è, ma manca un intreccio che mostri interconnessioni, relazioni e crescita. Invece, i protagonisti sono come bei modellini, mossi malamente e privi di reale sviluppo. Sembra quasi che l'autore abbia voluto mantenere a tutti i costi l'atmosfera delicata e magica del momento "slow-burn", temendo di perdere lo spotlight ottenuto con quest'opera, senza osare dare una vera evoluzione alla storia.

L'anime, essendo fedele al manga, si trova a dover confezionare una serie basata su una storia incompleta, lottando per riempire dodici episodi (tredici se si conta l'extra, altrettanto inutile). Fa del suo meglio, ma manca delle infinite sfumature presenti nei brevi capitoli del manga di Harusono Syou-sensei, che almeno aggiungono un po' di spessore extra. Il risultato è un'opera inconsistente e a tratti fastidiosa.

Dal punto di vista tecnico, il disegno non è male, ma rappresenta un evidente passo indietro rispetto al tratto del manga, perdendo molto in qualità. Anche il comparto sonoro è piatto: sia l'opening che l'ending risultano irritanti da ascoltare.

In conclusione, "Sasaki to Miyano" non è il successore di "Seven Days"; non ha la spina dorsale narrativa per esserlo. L'autore sembra troppo timoroso di perdere l'attenzione ottenuta con questa serie, per permettere un'evoluzione naturale allo slow-burn perpetuo che ha creato. È davvero un peccato, perché la caratterizzazione di base dei personaggi è gradevole, ma alla fine sembra solo un'immensa occasione sprecata.