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8.0/10
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Grazie a J-Pop un inaspettato volto dei manga si affaccia per la primissima volta sul suolo italiano.

Una breve raccolta di 5 lavori in grado di dimostrare appieno l'innegabile versatilità di questa personalità, il cui talento si rivela ben oltre il fumetto stesso.

Da non sottovalutare infatti la non indifferente postfazione che si rivela subito l'aspetto più interessante del lotto, che ci illustra in modo molto chiaro come, nonostante la scarsa considerazione che gli viene riservata tutt'oggi nella stessa madrepatria, quest'autore si sia saputo costruire una piccola, grande esistenza che lo rende a conti fatti un vero artista a tutto tondo, che ha fatto in modo di vivere la propria vita e la propria arte in perfetta simbiosi, nel modo più diretto e aperto possibile.

E pur nella loro brevità, questi piccoli racconti evidenziano appieno queste caratteristiche:

- Il primo, che da anche il titolo alla raccolta e successivamente trasposto in un celebre film del filone "Pinku Eiga", offre una sorta di Noir misto a Revenge Movie, e così anche un crudo spaccato del Giappone dell'epoca, in un vortice di malavita che non risparmia davvero nessuno, ma mette anche in risalto la forza di una donna decisamente fuori dal comune per l'epoca, una vera reazionaria capace di reagire senza mezzi termini a qualunque sopruso.
Vista l'epoca, le scelte stilistiche e narrative adottate rendono ancor più ad effetto quanto raccontato, rimandando anche alla poetica di Kamimura per certi versi

- Il secondo può essere visto come il più autobiografico, incentrando il tutto sul vero amore dell'autore: i tatuaggi, che lui cercò sempre di valorizzare fino alla fine come vera arte.
Forse è quello che risente più di tutti dell'eccessiva brevità, risultando quasi abbozzato, ma se letto insieme alla postfazione sulla sua vita racchiude forse un senso più completo di quanto non sembri

- Il terzo è forse uno dei più intriganti per il contenuto storico: una cronaca a fumetti del suicidio di Mishima, il poeta animato da ferventi ideali nazionalisti; l'autore mette in mostra nel modo più semplice e chiaro l'evento in sé, e le immediate reazioni dei vertici politici e del popolo.
Ciò che ne esce fuori dunque alla fine è un veloce e freddo commento direttamente rivolto al Giappone dell'epoca che, come sosteneva lo stesso Mishima, sembrava aver perso davvero la strada ...

- Infine, gli ultimi 2 racconti risultano essere quelli più distanti sia per costruzione narrativa che per genere: veri e propri racconti Horror degni di una raccolta di Poe, e descritti in modo completo da ogni lato, e che mostrano il lato più disperato, avido e malato degli esseri umani, in un turbine dove lo sporco delle viscere e dell'animo s'intersecano in modo sempre più inesorabile


Se dovessi evidenziare i limiti più evidenti, come accennato prima si potrebbero riscontrare nella brevità del 2° e 3° racconto, che più che vere e proprie storie somigliano più a concept o riflessioni prive di vera e propria narrativa, ma che proprio per questo evidenziano meglio il lato più sentimentale e riflessivo dell'autore
Lo stile è volutamente grezzo e sporco, ma il vero problema può riscontrarsi nella staticità delle espressioni e dei volti anche quando ci si aspetterebbero emozioni decisamente diverse data la situazione.


Ma in sostanza questo è un ottimo e gradito esordio sul nostro mercato per arricchire ulteriormente la sempre enorme vastità del manga, ma che qui si rivela anche il trampolino verso scoperte anche più grandi.

Che si sia o meno in sintonia con la filosofia di quest'autore (in particolare sui tatuaggi, che io dubito mi farò mai), questo volume rimane comunque un'efficiente testimonianza di un'epoca sparita, dove la più onesta crudezza va a braccetto con la più dichiarata ricerca di espressione e rivoluzione, in grado di toccare il corpo e lo spirito.

Sono dunque aperto ad eventuali future uscite per far riscoprire a tutti il nome di Bonten Taro