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6.0/10
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Premetto da subito che le serie dedicate agli ambienti medico/ospedalieri con sfumature thriller/poliziesche non mi hanno mai appassionato, tanto è vero che mi asterrò da qualsiasi paragone o parallelismo con le serie occidentali più celebri del genere proprio per la mia ignoranza in materia che mi impone di essere innanzitutto onesto con coloro che vorranno dedicare il loro tempo a leggere la mia opinione sulla serie "Unnatural".

Documentandomi un minimo in rete, "Unnatural" ("Annatsuraru" traducibile in “Innaturale”) è una serie di dieci episodi trasmessa in Giappone nei primi mesi del 2018 e resa disponibile in Italia dall'estate del 2023.
La sceneggiatura è di Akiko Nogi, che oltre ad essere famosa per aver scritto la storia della serie del 2016 "The full-time wife escapist", ha provveduto anche alla scrittura di altre due opere collegata a quella in recensione: la serie "Unità MIU404" e il film "Last Mile".

Tra gli attori spicca la bella Satomi Ishihara, famosa in Giappone e con alle spalle già una carriere ventennale, che interpreta la dottoressa Mikoto Misumi, coroner di una squadra di anatomo-patologi denominata UDI ("Unnatural Death Investigation") che è chiamata a risolvere diversi casi di polizia attraverso l'esame accurato dei cadaveri che vengono portati alla loro esame.
Attraverso "Unnatural" mi è sembrato di capire anche che la prassi delle autopsie in Giappone non è così "comune" e diffusa come in altre realtà come quella occidentale: forse per retaggi risalenti alla concezione della medicina tradizionale, basata forse più su una visione religiosa/spirituale del corpo, mi è parso di intuire che i c.d. medici-legali siano meno diffusi. Se poi ci aggiungiamo il rito della cremazione al posto di quello dell'inumazione, è chiaro che analizzare cadaveri non deve essere così diffuso nel paese del sol levante.

La serie può essere vista su due piani narrativi: quello dei singoli accadimenti o casi che danno origine a episodi autoconclusivi e quello della storia che costituisce il backbone della serie. Alludo al dramma di uno dei protagonisti, il bravo ma tenebroso e scontroso dott. Nakado, che nel passato rispetto all'ambientazione della serie, si è ritrovato all'improvviso ad esaminare il cadavere della donna che amava, scoprendo solo in quel momento che era stata uccisa.

I casi che vengono risolti dall'equipe medica nell'ambito di un singolo episodio sono tutto sommato di non grande pregio: li ho percepiti un po' troppo affrettati e forzati, talvolta quasi comici e molto leggeri. C'è poco spazio per l'introspezione dei personaggi e gli indizi raccolti e le soluzioni elaborate dall'equipe medica tra cui spiccano proprio il duo Misumi-Nakado sono veramente troppo semplici e velocizzati, tanto più che dovendo inserire anche degli elementi che poteranno lo spettatore a comprendere gli intrecci tra il dramma appena citato e gli interessi di altri personaggi secondari che ruotano intorno alla storia (tra cui alcuni reporter anche freelance piuttosto aggressivi e pericolosi), lo spazio per godere di un po' di mistero e suspance resta davvero molto risicato rendendo i singoli casi risolti molto superficiali.

La serie si prende anche qualche licenza di "denuncia" su alcune piaghe che affliggono la società nipponica (il bullismo e i suicidi delle vittime, la misoginia, l'ipocrisia, ecc.) ma restano sempre rese in modo un po' banalizzato solo per addivenire al messaggio buonista di chi, scoprendo la verità, sviluppa la solita morale buonista anche refrattaria ai compromessi che molto spesso la vita ci pone di fronte per scegliere l'opzione meno corretta ma più bilanciata nei confronti degli interessi contrapposti in gioco.

Poi arriva il c.d. finale che mi ha ricordato due film americani piuttosto famosi e che ho apprezzato: "Seven" e "Codice d'onore". Non entro nei dettagli per evitare inutili spoiler della trama, ma "Unnatural" mi è sembrato aver mutuato dal primo la cervelloticità del serial killer di voler essere fermato e dal secondo l'escamotage della provocazione a farlo confessare nel processo a suo carico.

Tirando le somme, "Unnatural" resta una serie godibile, fin troppo edulcorata e positiva (quasi ingenua) che tenta ogni tanto di osare anche con scene un po' drammatiche e di azione ma che abdica (sfortunatamente) a quegli stilemi tipici delle opere orientali in cui si privilegia la metafora e l'introspezione che riescono a dare spessore ai personaggi e a renderli più controversi e umani. A livello tecnico non mi è sembrata un'opera che spicchi per originalità e scelte stilistiche fuori del comune. Un prodotto sufficiente per regalate momenti di intrattenimento senza eccessivo impegno e coinvolgimento emotivo.