Recensione
Prima opera interamente firmata da Hayao Miyazaki, peraltro in parte tratta da uno dei suoi pochi manga.
"Nausicaa della Valle del Vento" si fa notare per la grandiosità della contestualizzazione, un mondo post-apocalittico ricreato con minuziosa e maniacale attenzione per i dettagli, soprattutto quelli riguardanti l'ecologia. Ed ecco che si affaccia il primo dei grandi temi che da sempre hanno accompagnato le opere del Maestro, il rapporto uomo-natura. Che insieme al rifiuto della guerra costituisce il nucleo tematico del lungometraggio.
La trama è ricca, e costituisce uno dei punti forti di questo lavoro: pur essendo solo una semplificazione dei primi due volumi del manga (molto più complesso e articolato), il film riesce a imporsi per il suo carattere avventuroso e pieno di suspense.
Tra i personaggi merita una menzione particolare Nausicaa, protagonista di grande forza e piena di fascino, con una carattere pienamente "eroico" che Miyazaki non concederà più a nessuno dei suoi successivi personaggi femminili, neppure all'indomita e fiera San di "Mononoke Hime".
Tecnicamente l'opera è ancora acerba: siamo lontani dalle meraviglie de "La Città Incantata", ma ci sono già in germe tutti quegli elementi che permetteranno al Maestro di entrare nella storia del cinema. A partire dalla regia, che unisce da una parte riprese talvolta incerte, e dall'altra scene d'enorme effetto, per esempio nella Foresta Tossica/Mar Marcio. Il character design si fa già caratteristico, anche se non elegante come quello delle opere da "Totoro" in avanti.
La colonna sonora, realizzata da Joe Hisaishi che qui per la prima volta aggiunge la sua firma a quella di Miyazaki, contiene come di consueto brani interessanti e di grande impatto, a partire dal tema dei titoli (iniziali e finali). Tuttavia, come si noterà anche nel successivo "Laputa", si eccede a tratti nell'uso di suoni sintetizzati che risultano invasivi.
Può sembrare incredibile ma questo è uno dei pochi anime di Miyazaki trasmesso dalla Rai già negli anni '80. Il problema è che allora non esisteva una "cultura dell'adattamento" come quella presente oggi nelle case di distribuzione specializzate in opere giapponesi: il risultato è un'edizione a dir poco scandalosa, con traduzioni, dialoghi e doppiaggio assolutamente inaccettabili. Per poter apprezzare al meglio il film è perciò necessario visionarlo in lingua originale.
Lungometraggio che forse non è in grado di soddisfare lo spettatore più schizzinoso, ma che può facilmente entusiasmare anche coloro che non sono fan del Maestro, e che quindi merita un voto più che soddisfacente.
"Nausicaa della Valle del Vento" si fa notare per la grandiosità della contestualizzazione, un mondo post-apocalittico ricreato con minuziosa e maniacale attenzione per i dettagli, soprattutto quelli riguardanti l'ecologia. Ed ecco che si affaccia il primo dei grandi temi che da sempre hanno accompagnato le opere del Maestro, il rapporto uomo-natura. Che insieme al rifiuto della guerra costituisce il nucleo tematico del lungometraggio.
La trama è ricca, e costituisce uno dei punti forti di questo lavoro: pur essendo solo una semplificazione dei primi due volumi del manga (molto più complesso e articolato), il film riesce a imporsi per il suo carattere avventuroso e pieno di suspense.
Tra i personaggi merita una menzione particolare Nausicaa, protagonista di grande forza e piena di fascino, con una carattere pienamente "eroico" che Miyazaki non concederà più a nessuno dei suoi successivi personaggi femminili, neppure all'indomita e fiera San di "Mononoke Hime".
Tecnicamente l'opera è ancora acerba: siamo lontani dalle meraviglie de "La Città Incantata", ma ci sono già in germe tutti quegli elementi che permetteranno al Maestro di entrare nella storia del cinema. A partire dalla regia, che unisce da una parte riprese talvolta incerte, e dall'altra scene d'enorme effetto, per esempio nella Foresta Tossica/Mar Marcio. Il character design si fa già caratteristico, anche se non elegante come quello delle opere da "Totoro" in avanti.
La colonna sonora, realizzata da Joe Hisaishi che qui per la prima volta aggiunge la sua firma a quella di Miyazaki, contiene come di consueto brani interessanti e di grande impatto, a partire dal tema dei titoli (iniziali e finali). Tuttavia, come si noterà anche nel successivo "Laputa", si eccede a tratti nell'uso di suoni sintetizzati che risultano invasivi.
Può sembrare incredibile ma questo è uno dei pochi anime di Miyazaki trasmesso dalla Rai già negli anni '80. Il problema è che allora non esisteva una "cultura dell'adattamento" come quella presente oggi nelle case di distribuzione specializzate in opere giapponesi: il risultato è un'edizione a dir poco scandalosa, con traduzioni, dialoghi e doppiaggio assolutamente inaccettabili. Per poter apprezzare al meglio il film è perciò necessario visionarlo in lingua originale.
Lungometraggio che forse non è in grado di soddisfare lo spettatore più schizzinoso, ma che può facilmente entusiasmare anche coloro che non sono fan del Maestro, e che quindi merita un voto più che soddisfacente.