Recensione
Berserk
7.0/10
Trasposizione animata dell'omonimo manga di Kentaro Miura, questo "Berserk" racconta le vicende di quello che è probabilmente il migliore capitolo della saga, la cosiddetta "Età dell'Oro", il viaggio mercenario di Gatsu come membro della Squadra dei Falchi fino alla fatidica Eclisse e alla nascita di Phemt.
La storia, pur con qualche taglio, è abbastanza fedele all'originale, e viene raccontata con un mestiere e uno stile che per molti versi ricordano un romanzo d'appendice. Ogni episodio si chiude sempre nel bel mezzo di un momento topico, e lo spettatore si sente quasi costretto a proseguire per vedere "come va a finire".
I personaggi imbastiti da Miura sono memorabili. I meglio riusciti sono certamente i protagonisti: Gatsu, guerriero formidabile, quasi indifferente nei confronti del mondo, che cela in realtà la ricerca di un senso da dare alla propria vita; e Grifis, l'eroe carismatico che per perseguire la sua grande ambizione, il suo "sogno", non si risparmia in nessun modo e compie azioni da leggenda. Tra loro oscilla Caska, unica ragazza nel gruppo dei Falchi, braccio destro di Grifis almeno fino all'ingresso di Gatsu nella Squadra. Il rapporto tra lei e Gatsu è conflittuale, e in continua evoluzione: un'evoluzione trattata in maniera magistrale che troverà il suo apice nell'episodio 21, "Kokuhaku".
Tecnicamente la serie ha molti meriti. In primo luogo è stata in grado di mantenere un character design piuttosto fedele all'originale cartaceo, compito non facile visto lo stile grafico estremamente realistico di Miura. Inoltre è riuscita a dare all'opera il respiro epico di cui aveva bisogno, avvicinandosi per molti versi ad un'anime completamente diverso ma con simile atmosfera, "Hokuto no Ken". Infine è riuscita a garantire, grazie ad una regia ben studiata, una fruibilità ad un pubblico molto più vasto rispetto a quello del manga, per mezzo di espedienti che forse molti riterranno "autocensura" ma che secondo me rispondono solo a criteri di eleganza necessariamente diversi tra un manga e un'opera d'animazione (niente budella sparpagliate o crani frantumati, ma solo sangue in abbondanza; niente lunghe ed esplicite scene di sesso, ma solo qualche flash).
Tuttavia non sono tutte rose e fiori, l'anime presenta anche alcuni gravi difetti. Pur mantendo il character design, per esempio, la serie non è stata in grado di sopperire col colore all'assenza delle retinature e del tratteggio tipici di Miura, cosicché l'opera perde molto del suo tono cupo. La regia, pur discreta, è troppo statica e si affida eccessivamente a fermi immagine nei momenti di grande pathos. L'animazione è decisamente migliorabile in più punti, e non tutti i fondali sono all'altezza del loro compito (di questo difetto soffrono particolarmente le scene di battaglia campale).
Il reparto audio non è male, e si nota soprattutto per una sua certa originalità. Rifuggendo i brani magniloquenti tipici delle serie fantasy, la colonna sonora offre temi minimalisti con molti effetti di riverbero e d'ambiente, tra i quali spicca il misterioso ed ossessivo "Behelit". Le sigle non sono un granché, anche se l'iniziale "Tell me why" ha grinta e un tema piuttosto orecchiabile.
Chi ama "Berserk" nella sua versione stampata può sicuramente apprezzare anche questo anime. Purché non pretenda troppo, in fondo di Miura al mondo ce n'è uno solo (e alla serie non ha lavorato).
La storia, pur con qualche taglio, è abbastanza fedele all'originale, e viene raccontata con un mestiere e uno stile che per molti versi ricordano un romanzo d'appendice. Ogni episodio si chiude sempre nel bel mezzo di un momento topico, e lo spettatore si sente quasi costretto a proseguire per vedere "come va a finire".
I personaggi imbastiti da Miura sono memorabili. I meglio riusciti sono certamente i protagonisti: Gatsu, guerriero formidabile, quasi indifferente nei confronti del mondo, che cela in realtà la ricerca di un senso da dare alla propria vita; e Grifis, l'eroe carismatico che per perseguire la sua grande ambizione, il suo "sogno", non si risparmia in nessun modo e compie azioni da leggenda. Tra loro oscilla Caska, unica ragazza nel gruppo dei Falchi, braccio destro di Grifis almeno fino all'ingresso di Gatsu nella Squadra. Il rapporto tra lei e Gatsu è conflittuale, e in continua evoluzione: un'evoluzione trattata in maniera magistrale che troverà il suo apice nell'episodio 21, "Kokuhaku".
Tecnicamente la serie ha molti meriti. In primo luogo è stata in grado di mantenere un character design piuttosto fedele all'originale cartaceo, compito non facile visto lo stile grafico estremamente realistico di Miura. Inoltre è riuscita a dare all'opera il respiro epico di cui aveva bisogno, avvicinandosi per molti versi ad un'anime completamente diverso ma con simile atmosfera, "Hokuto no Ken". Infine è riuscita a garantire, grazie ad una regia ben studiata, una fruibilità ad un pubblico molto più vasto rispetto a quello del manga, per mezzo di espedienti che forse molti riterranno "autocensura" ma che secondo me rispondono solo a criteri di eleganza necessariamente diversi tra un manga e un'opera d'animazione (niente budella sparpagliate o crani frantumati, ma solo sangue in abbondanza; niente lunghe ed esplicite scene di sesso, ma solo qualche flash).
Tuttavia non sono tutte rose e fiori, l'anime presenta anche alcuni gravi difetti. Pur mantendo il character design, per esempio, la serie non è stata in grado di sopperire col colore all'assenza delle retinature e del tratteggio tipici di Miura, cosicché l'opera perde molto del suo tono cupo. La regia, pur discreta, è troppo statica e si affida eccessivamente a fermi immagine nei momenti di grande pathos. L'animazione è decisamente migliorabile in più punti, e non tutti i fondali sono all'altezza del loro compito (di questo difetto soffrono particolarmente le scene di battaglia campale).
Il reparto audio non è male, e si nota soprattutto per una sua certa originalità. Rifuggendo i brani magniloquenti tipici delle serie fantasy, la colonna sonora offre temi minimalisti con molti effetti di riverbero e d'ambiente, tra i quali spicca il misterioso ed ossessivo "Behelit". Le sigle non sono un granché, anche se l'iniziale "Tell me why" ha grinta e un tema piuttosto orecchiabile.
Chi ama "Berserk" nella sua versione stampata può sicuramente apprezzare anche questo anime. Purché non pretenda troppo, in fondo di Miura al mondo ce n'è uno solo (e alla serie non ha lavorato).