logo AnimeClick.it

-

Attenzione: la recensione contiene spoiler

Una delle regole generali per scrivere una recensione è, in qualunque caso, quella di essere sempre oggettivi, eccetto qualche commento o riflessione personale ogni tanto, al fine di non influenzare i lettori. Ma, credetemi, essere oggettivi in questo momento sarebbe veramente difficile.
Definire Vampire Hunter D: Bloodlust come un normale OAV sarebbe talmente sminuente da sembrare un’offesa. Bloodlust è un’opera talmente geniale da non aver aggettivi adeguati per descriverla. "Magistrale", "superlativo", "magnifico" non rendono l’idea: come ho già detto, sono estremamente sminuenti in confronto di questo capolavoro.

Iniziamo dal comparto tecnico: come il resto dell’opera, anche questo è ottimamente sviluppato, ed è forse ancora uno dei migliori in circolazione, nonostante il film sia uscito nel 2001, e dunque abbia qualche annetto sulle spalle.
Partendo dalla grafica, beh, è eccezionale, non si possono usare altri termini. Considerando il fatto che è uscito ben nove anni fa, l’impegno degli autori riversato nel comparto grafico è eccelso: scenari e personaggi resi ottimamente, eccellente animazione dei volti, sublimi effetti speciali, il tutto condito da giochi di luce, chiaroscuri, ombreggiature di altissima qualità e da alcune inquadrature tra l’artistico e il disturbante. Inoltre, il tratto del disegno spigoloso rende ancora meglio scenari e personaggi, vista l’atmosfera in cui versa l’intera opera.
Il comparto sonoro si attesta anch’esso su ottimi livelli, con pezzi orchestrati con maestria e che coinvolgono lo spettatore in modo incredibile. Vi basti sapere che il sottoscritto sta ancora ascoltando le original soundtrack del film mentre scrive.
Nota importante: degna di citazione è la composizione intitolata “Vampyra Missa”, che accompagna gli ultimi combattimenti dell’opera; veramente azzeccatissima nel contesto e, soprattutto, indimenticabile.

Passiamo invece all’analisi dei personaggi, della trama e dell'ambientazione.
Un altro dei pregi dell’opera è quello di offrire personaggi indimenticabili: si spazia dal determinato e imperscrutabile D, al romantico Meier, fino ai selvaggi Barbaroi. La cosa che però fa scoccare la scintilla è il fatto che, nonostante la maggior parte dei personaggi siano esseri sovrannaturali, vengono sempre delineati con grande umanità:
il caso maggiore, naturalmente, è Meier, disposto persino ad andare contro la propria natura di vampiro per l’amore di Charlotte, ma anche personaggi come D e Leila, che si dimostrano sempre “duri”, ma che cedono ai buoni sentimenti molte volte.

Inoltre, ogni personaggio è ben delineato, e vengono meticolosamente analizzati i suoi sentimenti: facendo qualche esempio, D si dimostra distaccato e taciturno perché ha dovuto affrontare sin da giovane il problema dell’emarginazione (di cui parlo un po’ meglio più avanti), vivendo ogni giorno come un inferno.

Allo stesso modo Meier, come già accennavo prima, è spinto dal suo enorme amore a rischiare persino la sua vita per ricongiungersi con la sua amata, sopportando attacchi, scherni e i raggi di sole a lui fatali in un disperato tentativo di salvarla.
Anche i “cattivi”, ossia i fratelli Marcus, riescono a conquistare la stima dello spettatore, e quando muoiono, lasciano un vuoto nello spettatore, una mera sensazione di perdita.

Queste carismatiche figure sono incastrate in un’ottima trama, fatta di intrighi, tradimenti ed una buona dose di combattimenti, che alterna le lotte a sequenze dedicate allo svolgimento della trama senza mai che le une o le altre risultino invadenti, scontate o anche solo inutili.
Ogni fotogramma ha il suo perché e trasuda cura e dedizione da ogni pixel.
Una mia critica personale viene mossa contro la leggera drammaticità del finale, ma, ripeto, è una mia considerazione, un commento da amante dei lieto fine; perché, in effetti, le sequenze finali ben si sposano con il resto dell’opera, e non risultano improbabili o prevedibili.
L’ambientazione prende come limite temporale un remoto futuro, ma popolato da creature tipiche dei miti scandinavi: in questo modo, riesce a mescolare senza problemi tecnologia ed elementi tipici medioevali, costruzioni all’avanguardia e castelli, gadget e costruzioni diroccate, combattimenti all’arma bianca e con le armi da fuoco, ponendo come unico limite quello della fantasia.

Un punto a parte merita il profondo messaggio che ci lascia l’opera: in varie scene, come quella dove D compra un nuovo cavallo, oppure la scena in cui Meier cerca disperatamente di salvare Charlotte, si può chiaramente vedere il messaggio sull’emarginazione che gli autori hanno voluto lasciarci; sia D che Meier, infatti, vengono temuti, evitati e scherniti solo perché “diversi”, ma questa loro diversità non li priva naturalmente dei sentimenti, e dunque non li rende dissimili dai cosiddetti umani “puri”.
Insomma, tirando le somme: Vampire Hunter D: Bloodlust è un capolavoro, eccellente in ogni suo aspetto, da guardare dall’inizio alla fine con il fiato sospeso.
Preparatevi ad entrare in un mondo coinvolgente e tenebroso