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Nel 2009 torna la vulcanica Haruhi con la sua sgangherata Brigata SOS in una nuova serie di 13 puntate, cronologicamente incastrate tra quelle della prima.
Nonostante le critiche verso l'Endless Eight, a me questa serie è piaciuta e conferma quanto di buono è stato fatto con la prima.
Dopo un episodio introduttivo, che svelerà alcuni aspetti del passato di Haruhi, inizia quella che per molti è stata una vera e propria agonia, l'Endless Eight appunto, ovvero un ciclo di otto puntate identiche tra loro (il perché di questa ricorsione ce lo spiegherà Mikuru). È sicuramente una scelta registica originale e audace. Fatico a comprenderne i motivi (carenza d'inventiva? Budget limitato della Kyoto Animation?), ma tutto sommato l'ho apprezzata. Sì, avete capito bene: per quanto indigesto, il ciclo si conclude nel modo più appagante, soddisfacente e ben congegnato che si potesse inventare.
Certo ben otto episodi identici sono una forzatura, forse sarebbe stato meglio scegliere un numero più simbolico, ma credo che la gioia nell'assistere alla tanto agognata conclusione non sarebbe stata la stessa.

Al termine dell'Endless Eight si dipana poi il ciclo di episodi dal titolo The Sigh of Haruhi Suzumiya che, pur non raggiungendo i livelli di The Melancholy of Haruhi Suzumiya, ricomincia a proporre situazioni interessanti dal punto di vista delle relazioni tra i personaggi e della componente fantascientifica, senza scadere nel filler come era successo per gli ultimi episodi della prima serie. Il ciclo narra il "dietro le quinte" del film presentato dalla Brigata SOS al festival scolastico: durante le riprese avranno modo di manifestarsi i lati più aggressivi del carattere di Haruhi e, attraverso il confronto più o meno pacato con Kyon, la bella tsundere avrà modo di intraprendere una nuova, seppur piccola, crescita interiore. Proprio come al termine di The Melancholy of Haruhi Suzumiya, quando Haruhi si rese conto di come il mondo è bello anche se non s'incontrano ESPER, alieni e viaggiatori del tempo ogni giorno.
Non dimentichiamo poi le nuove teorie sulla natura divina di Haruhi, che Kyon avrà modo di discutere con Mikuru e Yuki: contraddicendo quanto Itsuki aveva rivelato nella prima serie, vedremo ridimensionarsi il potere di Haruhi sull'universo e comparire nuovi interrogativi.

Senza tanti stravolgimenti (a parte l'Endless Eight) questa seconda serie è quindi un piacevole approfondimento di quanto accaduto nella prima e ne ripropone diversi elementi senza scadere nella ripetitività. Tecnicamente parlando, di rinnovato troviamo il chara design, molto più moe di quanto si fosse visto in precedenza e piuttosto simile a K-ON! Anche le sigle subiscono una svecchiata: l'opening, Super Driver, sempre di Aya Hirano, non fa rimpiangere minimamente quella vecchia, grazie alla sua energia e alla sua carica, mentre l'ending è sottotono e subito dimenticabile. Sbavatura comunque trascurabile, perché non influisce sulla qualità generale dell'anime, che consiglio vivamente.