Recensione
Recensione di Doppelgänger
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Più di mille anni dopo un olocausto nucleare, l'umanità è sull'orlo dell'estinzione per l'espandersi incessante della Foresta Tossica, popolata da insetti giganteschi e produttrice di spore velenose. Nausicaa è la principessa della Valle del Vento, uno dei pochi luoghi incontaminati rimasti. Quando la valle verrà toccata dal conflitto tra due potenze di questo mondo devastato, dovrà farsi coraggio per salvare quel poco che è rimasto all'umanità.
Potrei anche chiudere la recensione con due parole che sarebbero più che sufficienti: Hayao Miyazaki. Basta, finito, andate a vederlo!
Ma ritengo che qualche parola in più meriti di essere spesa. Parliamo sempre di una delle opere più famose del cineasta giapponese, riduzione peraltro dell'omonimo manga (sempre realizzato da Miyazaki). Quelli che sono i più famosi canoni dell'opera miyazakiana (questione ecologica, tecnologia nemica, una protagonista combattiva, una natura fragile e potente, da rispettare e temere...) sono qui presenti, col rischio di annoiare chi ne abbia avuto fin sopra i capelli ma che di certo non potranno stancare chi ama il personalissimo uso che ne fa il regista, da sempre in grado di narrare tematiche come l'ecologia e la pace con una sensibilità tutta sua.
Con tutti i pregi però torna uno dei suoi difetti più ripetuti, ossia un finale un po' affrettato, che lascia tutto un po' in sospeso. Nulla di tragico, alla fine sarete comunque soddisfatti, ma sembra che abbia talmente tante cose da mettere nelle sue pellicole che alla fine sacrifichi un po' la conclusione.
Tecnicamente siamo di fronte ad un prodotto indubbiamente datato. Le animazioni sono ancora di buon livello, il disegno piacevole e sempre personalissimo, ma è innegabile che il distacco dalle sue produzioni più recenti sia piuttosto netto. Comunque, tenendo conto della sua età, sono problemi su cui si può soprassedere del tutto.
Non posso soprassedere invece sull'audio: ho visionato la versione italiana realizzata per la messa in onda TV molti anni fa sulla Rai, e la qualità del doppiaggio, molto spesso, era davvero deludente. Non eccessivamente inficiante la visione (e quindi l'ascolto), ma tenendo a mente la qualità delle voci dei doppiatori da La principessa Mononoke in poi è innegabile che la delusione ci sia, figlia di un epoca in cui, a dispetto della lodevole intenzione di portarlo in Italia, evidentemente non si sono puntate troppe risorse sull'adattamento.
Un must see, meglio in giapponese.
Voto: 8,5
Potrei anche chiudere la recensione con due parole che sarebbero più che sufficienti: Hayao Miyazaki. Basta, finito, andate a vederlo!
Ma ritengo che qualche parola in più meriti di essere spesa. Parliamo sempre di una delle opere più famose del cineasta giapponese, riduzione peraltro dell'omonimo manga (sempre realizzato da Miyazaki). Quelli che sono i più famosi canoni dell'opera miyazakiana (questione ecologica, tecnologia nemica, una protagonista combattiva, una natura fragile e potente, da rispettare e temere...) sono qui presenti, col rischio di annoiare chi ne abbia avuto fin sopra i capelli ma che di certo non potranno stancare chi ama il personalissimo uso che ne fa il regista, da sempre in grado di narrare tematiche come l'ecologia e la pace con una sensibilità tutta sua.
Con tutti i pregi però torna uno dei suoi difetti più ripetuti, ossia un finale un po' affrettato, che lascia tutto un po' in sospeso. Nulla di tragico, alla fine sarete comunque soddisfatti, ma sembra che abbia talmente tante cose da mettere nelle sue pellicole che alla fine sacrifichi un po' la conclusione.
Tecnicamente siamo di fronte ad un prodotto indubbiamente datato. Le animazioni sono ancora di buon livello, il disegno piacevole e sempre personalissimo, ma è innegabile che il distacco dalle sue produzioni più recenti sia piuttosto netto. Comunque, tenendo conto della sua età, sono problemi su cui si può soprassedere del tutto.
Non posso soprassedere invece sull'audio: ho visionato la versione italiana realizzata per la messa in onda TV molti anni fa sulla Rai, e la qualità del doppiaggio, molto spesso, era davvero deludente. Non eccessivamente inficiante la visione (e quindi l'ascolto), ma tenendo a mente la qualità delle voci dei doppiatori da La principessa Mononoke in poi è innegabile che la delusione ci sia, figlia di un epoca in cui, a dispetto della lodevole intenzione di portarlo in Italia, evidentemente non si sono puntate troppe risorse sull'adattamento.
Un must see, meglio in giapponese.
Voto: 8,5