Recensione
Inuyasha
9.0/10
Pur essendo manifestamente rivolto a un pubblico piuttosto giovane, quest'anime, grazie alla curiosa ambientazione e ad alcuni spaccati dei personaggi, non manca di affascinare anche fasce di età piuttosto alte. Si caratterizza per una eccellente colonna sonora, per delle animazioni molto buone (anche se non eccelse, in particolare nella seconda serie) e per dei fondali realizzati ad arte e in colori vivaci. Anche le sigle sono degne di nota.
Il doppiaggio è sostanzialmente buono, anche se rovinato da un doppio cambiamento del cast, che ha travolto sempre quasi tutti i personaggi, a volte quasi stravolgendoli.
La trama, che inizialmente procede a ritmo serrato, finisce purtroppo per sfilacciarsi dopo la terza serie, appesantita dall'aggiunta di troppi riempitivi, che vanno a rovinare una storia già fin troppo lunga e ripetitiva nella versione originale a fumetti, per trovarsi invece compattata e riassunta nello sprint finale della settima e ultima serie.
Ne risentono purtroppo anche i personaggi, che rischiano troppo spesso di scadere nello stereotipo, e se ne salvano solo a tratti.
Nonostante queste note negative, per me la serie rimane comunque piacevole, e ottima dal punto di vista ricreativo, che credo fosse il suo boot principale. Non manca, peraltro, di proporre velati spunti di riflessione tutt'altro che insignificanti: certo, serve a volte uno sguardo piuttosto attento per scovarli, perché il più delle volte sono volutamente soltanto accennati; starà poi allo spettatore - compatibilmente con la sua sensibilità e la sua età - decidere se volersi soffermare a riflettere, o se sorvolare sulle grandi questioni per limitarsi a gustare le singole avventure.
Personalmente ho sempre trovato tutti questi spunti delicati nascosti fra le righe molto più interessanti della trama in sé: l'accettazione di sé, la difficoltà ad intessere legami sinceri, l'anelito alla libertà, la vita e l'adolescenza come viaggio, la salvezza dell'anima in questo Mondo e nell'Aldilà, la vera capacità di tendere la mano al prossimo, il bianco e il nero in lotta nell'anima di ciascuno di noi.
La cosa che ho più apprezzato è proprio che per la maggior parte degli interrogativi che emergono, velati, dalla storia, non vengono fornite risposte preconfezionate: l'unica proposta che l'anime si permette di fare insistentemente è quella di credere nell'amicizia. Per tutto il resto, sta alla sensibilità di ognuno di noi scovare le risposte, sempre ammesso che esistano.
Una cosa simile vale per i personaggi: non sono mai tinteggiati fin nei loro più reconditi recessi, pur essendo abbastanza ben caratterizzati. Questo lascia molto spazio a chi fruisce la storia per "ricostruirsi" il personaggio, dandogli spessore, giocando a cercare di conoscerlo e di comprenderlo anche quando la storia non fornisce tutte le spiegazioni necessarie sui suoi modi di fare. Sono personaggi che si prestano ottimamente a questo "gioco" InuYasha, Kikyo, Sesshomaru, Miroku, Kagura e Naraku. Molto poco si può dire invece di Kagome, piuttosto scialba come coprotagonista, e assolutamente indegna della parte che doveva competerle.
In ultimo, visto che ho due figli in quarta e quinta elementare, volevo permettermi di lasciare il mio parere anche come genitore: ho trovato la saga molto divertente da vedere con i bambini, e grazie a essa ho trovato spunti per introdurre loro argomenti anche piuttosto delicati, come la vita oltre la morte (grazie al personaggio di Kikyo), l'accettazione del diverso (la natura semi-demoniaca del protagonista), le incomprensioni fra i due sessi e il diverso modo che questi hanno di vivere i legami amorosi (Kagome e Inuyasha) e, non ultime, le differenze culturali fra popoli con tradizioni diverse, e la loro evoluzione nel corso delle epoche storiche. I miei bambini hanno adorato tutto questo!
Il doppiaggio è sostanzialmente buono, anche se rovinato da un doppio cambiamento del cast, che ha travolto sempre quasi tutti i personaggi, a volte quasi stravolgendoli.
La trama, che inizialmente procede a ritmo serrato, finisce purtroppo per sfilacciarsi dopo la terza serie, appesantita dall'aggiunta di troppi riempitivi, che vanno a rovinare una storia già fin troppo lunga e ripetitiva nella versione originale a fumetti, per trovarsi invece compattata e riassunta nello sprint finale della settima e ultima serie.
Ne risentono purtroppo anche i personaggi, che rischiano troppo spesso di scadere nello stereotipo, e se ne salvano solo a tratti.
Nonostante queste note negative, per me la serie rimane comunque piacevole, e ottima dal punto di vista ricreativo, che credo fosse il suo boot principale. Non manca, peraltro, di proporre velati spunti di riflessione tutt'altro che insignificanti: certo, serve a volte uno sguardo piuttosto attento per scovarli, perché il più delle volte sono volutamente soltanto accennati; starà poi allo spettatore - compatibilmente con la sua sensibilità e la sua età - decidere se volersi soffermare a riflettere, o se sorvolare sulle grandi questioni per limitarsi a gustare le singole avventure.
Personalmente ho sempre trovato tutti questi spunti delicati nascosti fra le righe molto più interessanti della trama in sé: l'accettazione di sé, la difficoltà ad intessere legami sinceri, l'anelito alla libertà, la vita e l'adolescenza come viaggio, la salvezza dell'anima in questo Mondo e nell'Aldilà, la vera capacità di tendere la mano al prossimo, il bianco e il nero in lotta nell'anima di ciascuno di noi.
La cosa che ho più apprezzato è proprio che per la maggior parte degli interrogativi che emergono, velati, dalla storia, non vengono fornite risposte preconfezionate: l'unica proposta che l'anime si permette di fare insistentemente è quella di credere nell'amicizia. Per tutto il resto, sta alla sensibilità di ognuno di noi scovare le risposte, sempre ammesso che esistano.
Una cosa simile vale per i personaggi: non sono mai tinteggiati fin nei loro più reconditi recessi, pur essendo abbastanza ben caratterizzati. Questo lascia molto spazio a chi fruisce la storia per "ricostruirsi" il personaggio, dandogli spessore, giocando a cercare di conoscerlo e di comprenderlo anche quando la storia non fornisce tutte le spiegazioni necessarie sui suoi modi di fare. Sono personaggi che si prestano ottimamente a questo "gioco" InuYasha, Kikyo, Sesshomaru, Miroku, Kagura e Naraku. Molto poco si può dire invece di Kagome, piuttosto scialba come coprotagonista, e assolutamente indegna della parte che doveva competerle.
In ultimo, visto che ho due figli in quarta e quinta elementare, volevo permettermi di lasciare il mio parere anche come genitore: ho trovato la saga molto divertente da vedere con i bambini, e grazie a essa ho trovato spunti per introdurre loro argomenti anche piuttosto delicati, come la vita oltre la morte (grazie al personaggio di Kikyo), l'accettazione del diverso (la natura semi-demoniaca del protagonista), le incomprensioni fra i due sessi e il diverso modo che questi hanno di vivere i legami amorosi (Kagome e Inuyasha) e, non ultime, le differenze culturali fra popoli con tradizioni diverse, e la loro evoluzione nel corso delle epoche storiche. I miei bambini hanno adorato tutto questo!