Recensione
Le vicende di "Star Driver" iniziano con l'arrivo del protagonista, Takuto Tsunashi, in un'isola del sud del Giappone. Takuto ha perso l'ultimo traghetto della giornata, ma questo non gli impedisce di arrivare sull'isola... a nuoto! Ovviamente, rischia grosso e viene raccolto svenuto sulla spiaggia da due ragazzi, Wako e Sugata. I due sono amici di infanzia e non solo, sono anche fidanzati per decisione delle rispettive famiglie. Takuto inizia a frequentare la loro stessa scuola, finendo proprio nella loro classe. Wako nasconde però un segreto: è una delle quattro sacerdotesse dell'isola, i cui sigilli tengono nascosti e sigillati i Cybodies, una sorta di robot in grado di muoversi solo in una sorta di dimensione parallela dal tempo congelato. I Cybodies sono l'oggetto di studio di una misteriosa organizzazione, la "Glittering Crux". I membri di tale bislacca organizzazione vogliono tentare di portarli nel mondo reale. Inspiegabilmente, Takuto riesce a evocare e pilotarne uno, Tauburn, e con lui inizierà la sua lotta contro Crux.
"Star Driver" è un anime che definirei "esagerato e bizzarro". Basta vedere i membri di Glittering Crux: vestiti in modi improponibili, usano nomi bizzarri e hanno una sorta di codice di comportamento bislacco. All'inizio della storia tutto sembra votato al comico: non si riesce a prendere la Crux sul serio, sembrano un branco di pazzi che giocano con i robottoni. Idem per i bislacchi compagni di scuola di Takuto: c'è la ragazza sposata a un miliardario molto più vecchio di lei, la gelida e riservatissima presidente della classe, le camerierine in cosplay e così via. Ci viene presentato un cast che a tratti sfiora il comico.
E, nonostante tutto, un pizzico di serietà viene fuori sin dall'inizio. La Glittering Crux guadagna serietà nel corso delle puntate, che si susseguono in uno schema sempre uguale, che prevede iniziali scene di vita quotidiana, la comparsa di un membro della Crux che decide di sfidare Takuto e la battaglia fra i due. Nonostante tutto, la storia finisce per appassionare e non ci si annoia, anche grazie alla stramberia dei nemici stessi.
Parlando dei personaggi, i protagonisti sono senz'altro i tre ragazzi, Takuto, Wako e Sugata.
Takuto è il classico protagonista solare, tenace, ottimista, che combatte per il bene e per i più deboli. Nonostante sia molto aderente allo stereotipo classico, non risulta noioso o fastidioso. E' un personaggio positivo che desta simpatia.
Wako suscita sentimenti contrastanti. E' una ragazza gentile e relativamente matura per quanto riguarda il suo ruolo di sacerdotessa: ha accettato le limitazioni che le sono state imposte e cerca di vivere pensando alle cose positive della vita. In altri ambiti, come quello sentimentale, è più ingenua e indecisa.
Nessuno dei due ragazzi subisce un grande processo di maturazione, se non minimo.
Infine vi è Sugata, e qui iniziano i problemi. Sugata è un personaggio piatto, noioso e le cui motivazioni sfuggono. Ha poco carattere, sebbene la storia ci forzi a credere il contrario. Non mostra grande interesse per nulla, salvo poi improvvisamente manifestare intenzioni mai palesate prima, mancando però quel colpo di scena che avrebbe potuto renderlo interessante. Le sue interazioni con Wako e Takuto sono ambigue e per lo più rimane sullo sfondo.
Ironicamente, sono i comprimari a destare più interesse. Personaggi che all'inizio risultavano puramente comici si scoprono complessi e migliori di quanto ci si aspettava: alcuni di essi hanno storie interessanti che sarebbe valsa la pena approfondire. Ciò, tuttavia, non è stato fatto. Altri comprimari invece cadono rovinosamente sul finale, sprecando ottime potenzialità.
Purtroppo, il background delle vicende rimarrà fumoso fino alla fine: nessuno spiegherà mai i dettagli della storia dei Cybodies: avremo giusto qualche accenno qua e là, ma vaghissimo e per nulla soddisfacente. Verranno lanciate metafore sotto forma di fiabe e storielle, in cui si intuiscono legami e riferimenti alla trama principale, ma tutto è lasciato troppo all'interpretazione dello spettatore. A volte si parla di magia, a volte si allude ad alieni, non si ha nessuna certezza. Il triangolo amoroso che si è creato nel corso della trama fra i tre protagonisti, che poteva essere sfruttato in molti modi, rimane lì, senza una conclusione che ponga i protagonisti di fronte a scelte difficili. Il finale è privo di grande pathos, non spiega molto e non risolve i conflitti che sono stati intessuti nel corso della trama.
Tecnicamente "Star Driver" è una serie ben realizzata, con animazioni abbastanza fluide, colori sgargianti e luminosi. Il design dei mecha è abbastanza interessante, con una buona varietà. Buone anche le musiche, con molte canzoni che arricchiscono la colonna sonora, funzionale alla narrazione. Le sigle sono invece dimenticabili.
In definitiva, "Star Driver" è una serie che raggiunge la sufficienza, ma che non soddisfa appieno. E' apprezzabile l'essere riusciti a rendere credibili personaggi assurdi e bislacchi come i membri della Crux, ma molti dettagli mancanti lasciano l'amaro in bocca. Il cast principale ha delle carenze, soprattutto il personaggio di Sugata. Wako è dimenticabile, si salva solo Takuto. Nonostante tutto, assegno a questa serie un 7, anche se sarebbe più esatto dargli un 6,5. "Star Driver" è riuscita a tenermi interessata per i venticinque episodi, nonostante io non sia un'amante del genere mecha. Consiglierei "Star Driver" a chi cerca una serie leggera con personaggi bislacchi.
"Star Driver" è un anime che definirei "esagerato e bizzarro". Basta vedere i membri di Glittering Crux: vestiti in modi improponibili, usano nomi bizzarri e hanno una sorta di codice di comportamento bislacco. All'inizio della storia tutto sembra votato al comico: non si riesce a prendere la Crux sul serio, sembrano un branco di pazzi che giocano con i robottoni. Idem per i bislacchi compagni di scuola di Takuto: c'è la ragazza sposata a un miliardario molto più vecchio di lei, la gelida e riservatissima presidente della classe, le camerierine in cosplay e così via. Ci viene presentato un cast che a tratti sfiora il comico.
E, nonostante tutto, un pizzico di serietà viene fuori sin dall'inizio. La Glittering Crux guadagna serietà nel corso delle puntate, che si susseguono in uno schema sempre uguale, che prevede iniziali scene di vita quotidiana, la comparsa di un membro della Crux che decide di sfidare Takuto e la battaglia fra i due. Nonostante tutto, la storia finisce per appassionare e non ci si annoia, anche grazie alla stramberia dei nemici stessi.
Parlando dei personaggi, i protagonisti sono senz'altro i tre ragazzi, Takuto, Wako e Sugata.
Takuto è il classico protagonista solare, tenace, ottimista, che combatte per il bene e per i più deboli. Nonostante sia molto aderente allo stereotipo classico, non risulta noioso o fastidioso. E' un personaggio positivo che desta simpatia.
Wako suscita sentimenti contrastanti. E' una ragazza gentile e relativamente matura per quanto riguarda il suo ruolo di sacerdotessa: ha accettato le limitazioni che le sono state imposte e cerca di vivere pensando alle cose positive della vita. In altri ambiti, come quello sentimentale, è più ingenua e indecisa.
Nessuno dei due ragazzi subisce un grande processo di maturazione, se non minimo.
Infine vi è Sugata, e qui iniziano i problemi. Sugata è un personaggio piatto, noioso e le cui motivazioni sfuggono. Ha poco carattere, sebbene la storia ci forzi a credere il contrario. Non mostra grande interesse per nulla, salvo poi improvvisamente manifestare intenzioni mai palesate prima, mancando però quel colpo di scena che avrebbe potuto renderlo interessante. Le sue interazioni con Wako e Takuto sono ambigue e per lo più rimane sullo sfondo.
Ironicamente, sono i comprimari a destare più interesse. Personaggi che all'inizio risultavano puramente comici si scoprono complessi e migliori di quanto ci si aspettava: alcuni di essi hanno storie interessanti che sarebbe valsa la pena approfondire. Ciò, tuttavia, non è stato fatto. Altri comprimari invece cadono rovinosamente sul finale, sprecando ottime potenzialità.
Purtroppo, il background delle vicende rimarrà fumoso fino alla fine: nessuno spiegherà mai i dettagli della storia dei Cybodies: avremo giusto qualche accenno qua e là, ma vaghissimo e per nulla soddisfacente. Verranno lanciate metafore sotto forma di fiabe e storielle, in cui si intuiscono legami e riferimenti alla trama principale, ma tutto è lasciato troppo all'interpretazione dello spettatore. A volte si parla di magia, a volte si allude ad alieni, non si ha nessuna certezza. Il triangolo amoroso che si è creato nel corso della trama fra i tre protagonisti, che poteva essere sfruttato in molti modi, rimane lì, senza una conclusione che ponga i protagonisti di fronte a scelte difficili. Il finale è privo di grande pathos, non spiega molto e non risolve i conflitti che sono stati intessuti nel corso della trama.
Tecnicamente "Star Driver" è una serie ben realizzata, con animazioni abbastanza fluide, colori sgargianti e luminosi. Il design dei mecha è abbastanza interessante, con una buona varietà. Buone anche le musiche, con molte canzoni che arricchiscono la colonna sonora, funzionale alla narrazione. Le sigle sono invece dimenticabili.
In definitiva, "Star Driver" è una serie che raggiunge la sufficienza, ma che non soddisfa appieno. E' apprezzabile l'essere riusciti a rendere credibili personaggi assurdi e bislacchi come i membri della Crux, ma molti dettagli mancanti lasciano l'amaro in bocca. Il cast principale ha delle carenze, soprattutto il personaggio di Sugata. Wako è dimenticabile, si salva solo Takuto. Nonostante tutto, assegno a questa serie un 7, anche se sarebbe più esatto dargli un 6,5. "Star Driver" è riuscita a tenermi interessata per i venticinque episodi, nonostante io non sia un'amante del genere mecha. Consiglierei "Star Driver" a chi cerca una serie leggera con personaggi bislacchi.