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Buio.
Un punto luminoso brilla al centro per un istante.
Un'onda d'urto si espande e in un attimo invade lo schermo.
Il Big Bang.

Così comincia "Neon Genesis Evangelion". Dalla sigla iniziale che funge sia da prologo sia da riassunto/spiegazione. Da subito sembra di essere entrati in una nuova realtà e Eva ne è il suo "Vangelo" (questo significa il titolo: Vangelo del nuovo millennio).

Personalmente ritengo Eva un capolavoro e uno dei migliori anime di tutti i tempi.
La cosa che prima fra tutte mi fa definire Eva un caposaldo dell'animazione è la sua stratificazione significante: come per i capolavori del cinema "live", Eva presenta diversi e profondi livelli di lettura. Psicanalisi, filosofia, religione, politica, sono alcune delle chiavi interpretative che s'intrecciano e contribuiscono a fare di ogni visione una nuova scoperta. Questo soprattutto perché le diverse interpretazioni possibili e il gioco di rimandi, citazioni e collegamenti (interni e non) non si esauriscono con il loro rivelarsi, ma sono fili che cuciti insieme con cura e precisione mostrano la "trama" di questo tessuto elaborato e dettagliato che rappresenta la storia che Hideaki Anno e gli altri autori ci vogliono raccontare.

La sceneggiatura infatti è un altro aspetto di primaria importanza in Eva. Il numero degli episodi (solo 26 nel 1995 era quasi una novità, in seguito divenne uno standard) permette agli autori di sviluppare una trama molto compatta e dettagliata, con una progressione drammatica notevole che più volte raggiunge vette emotive autenticamente epiche.
La serie, infatti, sembra più un lungo film che non una sequela di episodi autoconclusivi con una flebile trama a fare da collante. Questo provoca benefici sia agli episodi stessi: ognuno di essi è una parte importante e ineludibile di una storia più grande; e sia per la trama, che non perde né mordente né tempo con filler e puntate deboli, ma si concentra su una narrazione asciutta e organica. Non viene mai contemplato il superfluo e ogni dettaglio ha la sua importanza nell'economia globale della serie.
A dire il vero ci sono alcuni momenti meno riusciti di altri dal punto di vista narrativo: alcune sequenze di sospensione e divagazione nella prima parte sono forse eccessivamente prolungate e rallentano sensibilmente la narrazione che fatica a ingranare, ma superata questa fase le invenzioni e le sorprese sono continue e in alcuni casi davvero scioccanti. I misteri che si affastellano uno dopo l'altro non lasciano tregua e incalzano lo spettatore costringendolo a cercare una spiegazione che provi a dare un significato alle tante vicende ombrose, alle ellissi che, distribuite sapientemente, tengono alta la tensione e la progressione drammatica.
E' in parte vero il fatto che la storia ad un certo punto si "congela" e si lasciano in sospeso parecchie sottotrame. Tuttavia la fine della serie risolve il conflitto psicologico che era uno dei temi principali, mentre il film "The End of Evangelion" fornisce qualche risposta e fuga alcuni dei dubbi che ancora lasciavano molti spettatori insoddisfatti. E' però vero anche che una parte del fascino di Eva (e della sua fortuna, inutile negarlo) sta proprio in questa sua incertezza, nel fatto di fornire più domande che risposte certe e preconfezionate. E' una scelta rischiosa perché molti possono essere infastiditi da un anime troppo astruso, ma per chi invece è stimolato ad approfondire si può aprire un mondo che neppure avrebbe immaginato.

Altro aspetto fondamentale di Eva è quello relativo ai personaggi. Gli autori (soprattutto nella persona di Hideaki Anno) hanno svolto un lavoro di precisione maniacale per creare un background solido e credibile nella caratterizzazione sia dei protagonisti e sia dei comprimari, di modo che lo spettatore si trova di fronte a personaggi tridimensionali (si usa dire), dai comportamenti coerenti, motivati da un'ideologia personale propria e che affrontano tutti un cambiamento o un'evoluzione nel corso degli avvenimenti.
Siamo lontani dai personaggi stereotipati o dalle macchiette senz'anima. In Eva ogni personaggio ha una storia da raccontare, un passato tenuto nascosto a fatica e una forte personalità caratterizzante. La profondità psicologica raggiunge livelli non comuni per un anime e (anche questo) stabilirà in futuro uno standard se non quantomeno una pietra di paragone per i lavori successivi, seriali e non.

L'attrazione e il fascino che suscitano i personaggi sono dati in larga misura dalla psicologia e dal background narrativo che portano, ma non bisogna trascurare nemmeno l'aspetto visivo. Il character design infatti è opera di Yoshiyuki Sadamoto, autore anche del manga omonimo. Rispetto ai lavori precedenti (si veda "Le Ali di Honneamise") il tratto si fa più spigoloso e le figure più slanciate (rimanendo sempre realistiche) e, pur nella loro stilizzazione, sono fortemente espressive e paradigmatiche. Si veda ad esempio la figura di Gendou Hikari o di Rei Ayanami. Quest'ultima è il risultato di una felicissima ispirazione sia da parte di Anno e sia di Sadamoto, i quali plasmano un personaggio tra i più interessanti e rappresentativi della storia degli anime. Essa infatti è diventata nel tempo quasi un logo dell'Evangelion franchise e continua tuttora a fare da modello per innumerevoli imitazioni.
Non si può non citare il mecha-design realizzato da Ikuto Yamashita e Hideaki Anno. Veramente innovativo e originale nell'introdurre (memore di Mamoru Oshii tra gli altri) l'elemento biologico in un anime robotico, e non come orpello decorativo o un vezzo stilistico ma come elemento tematico centrale di un discorso su cui si posa l'intero impianto della serie.
Anche gli angeli (i nemici della serie) colpiscono per varietà e fantasia nella realizzazione. Non ce n'è uno simile all'altro e tutti adottano strategie diverse e sempre più perfezionate per raggiungere il proprio obiettivo.

L'aspetto visivo e l'animazione in generale sono un capitolo a parte. Come molti sanno verso il 16° episodio alla Gainax si accorsero che i soldi del budget non bastavano per terminare la serie con gli stessi standard qualitativi (alti) mantenuti fino a quel momento, dato che inizialmente la serie non ottenne il successo che avrebbe avuto in futuro. Pur di terminare la serie, quindi, si dovettero fare delle scelte obbligate sia a livello visivo sia di sceneggiatura.
Nonostante questo stupisce la maniera in cui, a fronte di una situazione castrante, gli autori abbiano trovato il modo di rendere compiuta un'opera che rischiava di non esserlo. In sceneggiatura si dovette sacrificare l'aspetto narrativo e puntare sull'interiorità dei personaggi, con maggior attenzione a Shinji. A livello visivo si sono adottate tecniche per nascondere la povertà di mezzi, quali ad esempio lente carrellate, inquadrature fisse, sfondi poco dettagliati, ecc. Il tutto però è in un certo senso in linea con le scelte registiche e foto-luministiche adottate anche per gli episodi precedenti, di modo che lo scarto non è così netto e traumatico come avrebbe potuto essere. Tuttavia verso l'epilogo si utilizzano anche semplici schizzi o Kanji in sovraimpressione per sopperire all'assenza di disegni veri e propri da animare. Se si considera però che quanto ci viene mostrato è, di fatto, il flusso di coscienza dei personaggi, e se si è ben disposti verso le oggettive difficoltà appena descritte, è possibile giudicare con condiscendenza e premiare la passione dimostrata dagli autori. Nonostante i suddetti limiti, comunque, non si contano le invenzioni visive e le soluzioni registiche che si trovano in Eva: il Geo-Front e Neo-Tokyo 3 con i suoi palazzi/fortezze, il taglio espressionista di molte inquadrature, le sequenze oniriche/mentali, le case come specchio dei rispettivi inquilini, ecc.

In conclusione una menzione speciale per il doppiaggio italiano che non sfigura con la controparte giapponese e si avvale di intense interpretazioni molto ben calibrate nelle sfumature e dalla notevole espressività.

Fly me to the moon and let me play among the stars...