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<b>Attenzione: la recensione contiene spoiler, non leggere se non si è visto l'anime. Ma a questo punto, cosa ci fate qui? Andate a vedere subito questa serie, cribbio!</b>

Perché a distanza di vent'anni "Sailor Moon" è ancora considerata il massimo esponente dei maho-shoujo sentai? "Dragon Ball", benché il mito sia tuttora vivo, ha comunque avversari di tutto rispetto ("One Piece", "Hunter x Hunter", etc.), manga che spesso e volentieri vengono visti dai lettori come opere superiori alla leggenda. Perché invece ancora nessuna serie animata ha scalzato "Sailor Moon" dal primo posto del podio delle ragazze combattenti? I motivi sono molteplici, il più grande tra questi ha un solo nome: Sailor Moon. Super, di nome e di fatto.

Alla regia dell'anime sin dalla prima serie era presente un certo Kunihiko "Utena" Ikuhara, che proprio da questa stagione avrà più spazio creativo (seppur con limiti; difatti ciò lo porterà ad abbandonare "Sailor Moon" dopo la quarta, spesso ingiustamente bistrattata, stagione). Già solo questo nome dovrebbe giustificare il voto d'eccellenza che ho dato e mettere tutti concordi. Ma, visto che non tutte le persone hanno nella propria casa un loculo adibito alla santificazione di San Kunihiko da Komatsushima, spenderò qualche parola in più.

Dopo la fine della seconda serie avevamo lasciato le nostre guerriere in un presente libero da interferenze future e con la gioia degli spettatori senza la presenza di Chibiusa, la cui antipatia era direttamente proporzionale all'importanza nella serie. Dalla prima stagione comunque vi è stato un crescendo d'apprezzamento verso le avventure delle guerriere vestite alla marinaretta, ma come fare a mantenerlo? Dopo due serie il setting cominciava già a puzzare di vecchio (stiamo tutti bene, arriva il cattivo del giorno, lo sconfiggiamo fino ad arrivare al mid-boss, altri cattivi random e alla fine nemico finale), setting che tra l'altro verrà riciclato all'infinito per vent'anni. Cosa fa questa serie invece? Ben prima di "Madoka Magica" questa stagione rivoluziona le regole stabilite dalla propria serie madre. Invece del solito e collaudato contesto abbiamo diversi plot-twist che creano dinamismo in una categoria di anime che per sua natura intrinseca (il sentai di combattimento) è statico e prevedibile.
A rendere ancora più dinamica la situazione ecco arrivare tre nuove guerriere (a cui poi si aggiungerà una vecchia conoscenza). A differenza di Chibiusa, le new entry Uranus, Neptune e Saturn hanno mandato in visibilio gli spettatori, e non è difficile capire il perché. Partendo dalle prime, abbiamo un duo di guerriere più mature rispetto alle cinque note (sia a causa dell'età, sia per la missione che portano sulle spalle). Questa maturità è portata all'estremo, creando un'idealizzazione di queste ragazze, che sono belle, colte, ricche, talentuose, atletiche, gaie. Idealizzazione voluta, abbiamo infatti due chiari esempi di onee-sama, due ragazze più grandi che verranno viste dalle inner come esempi da seguire, e per questo ammirate. Saranno numerosi gli episodi dedicati a una singola inner che si confronta con loro (ad esempio Ami con Michiru, Makoto con Haruka, e così via). Grazie a loro le ragazze subiscono una maturazione personale, maturazione che cade anche in concomitanza con gli esami per l'ingresso alle superiori (a indicare ancora di più come le ragazze stiano crescendo). Se nelle serie precedenti la crescita avveniva attraverso la consapevolezza del ruolo di guerriera, in questa maturano anche come comuni ragazze (aspetto che verrà ripreso nella serie "Stars").

Analizzato il lato "civile" delle nuove arrivate, come si presentano queste in vesti di guerriere? Anche qui è il loro carisma a farla da padrone, rubando letteralmente la scena alle inner (cosa che si attenuerà nella seconda parte della serie). Se il quintetto è comico, ingenuo e idealista, loro sono sempre posate, consapevoli del peso derivato dalla loro missione e ciniche. A differenza delle versioni civili, la contrapposizione tra i due gruppi in versione combattenti non sarà idilliaca, ma, anzi, porterà a un conflitto aperto. Questa divergenza si farà carico inoltre di uno dei temi portanti della serie. Se nelle prime due in primo piano vi era semplicemente la storia d'amore tra Usagi e Mamoru, in questa si è deciso di immettere nel plot (nemico proveniente da un altro universo che vuole conquistare la Terra) diversi aspetti.

Il sacrificio, reso iconografico dalla figura del Messia tanto ricercato dalle Sailor, l'accettazione del dovere, il destino che opprime gli uomini, la ragione della vita, rappresentata dalla continua ricerca di cuori puri. Cosa sono questi cuori puri? Non sono altro che l'artifizio che sostituisce "l'energia vitale" bramata dai nemici della prima serie. Un mezzo per far apparire il nemico del giorno. Conoscendo però Ikuhara, ovviamente la faccenda non si poteva chiudere così semplicemente: difatti vi è un discorso celato dietro ai cuori puri. Cosa rappresentano? Nient'altro che le ambizioni, gli obbiettivi che ogni persona ha nella sua vita. E come si misura la purezza di un cuore? Ovviamente con quanta abnegazione ci si dedichi al proprio scopo. Solo i cuori più puri possono contenere i talismani in grado di donare al Messia la forza di salvare (rivoluzionare) il mondo. Attraverso questa ricerca dei talismani verranno messe a confronto le motivazioni di outer e inner, e la forza con cui le due fazioni perseguono nel loro credo.

Quale tra i due gruppi ha ragione?
Per tutta la serie ci saranno vari indizi su quale sia la verità. Esempio lampante di ciò è l'episodio incentrato sul cuore puro di Usagi, che, benché possieda uno splendore fuori dal normale, non è abbastanza affinché possa contenere un talismano. Ciò indica che il credo di Usagi è debole? Affatto, è la sua determinazione a non essere ancora sufficiente. Saranno infatti i cuori puri delle due outer ad essere i contenitori dei talismani che verranno finalmente estratti nell'episodio più toccante della serie. Era dunque la motivazione delle outer ad essere vincente? No, ed è presto detto. Oltre al dualismo tra outer e inner, ve ne è uno interno tra le stesse guerriere del sistema solare esterno. Se Uranus è disposta a sacrificare chiunque per salvare tutti, lo stesso non si può dire di Neptune, disposta a sacrificare tutti per salvare un'unica persona (qui l'anime ci mostra tra l'altro per la prima volta una combattente che si muove per fini egoistici). E' dunque la forte abnegazione e spirito di sacrificio che ha fatto sì che i talismani risiedessero nelle due guerriere. Chicca finale, il terzo e ultimo talismano è nelle mani di una Sailor relegata dietro alle porte del tempo, Pluto (chi più di lei sa cosa vuol dire sacrificarsi per una missione?), la quale farà un gradito e inaspettato ritorno. La risposta all'annosa questione sta dunque nel mezzo: qualunque intenzione, seppur con tutti i buoni propositi del mondo, non porterà mai a niente senza un'assoluta dedizione. Una volta che, sul finire della serie, anche le inner avranno la medesima consapevolezza e determinazione delle outer, saranno in grado di sprigionare insieme alle altre guerriere una forza in grado di permettere a Sailor Moon di aiutare il Messia. Esatto, a dispetto di quanto chiunque avrebbe immaginato a inizio serie, non è Sailor Moon ad essere la salvatrice designata, ma la new entry, colei che ha in sé più possessioni demoniache della bambina dell'esorcista, Hotaru Tomoe, alias Sailor Saturn.

Se la prima parte della serie si concentra maggiormente sulle due nuove Sailor, la seconda parte porta in scena questo nuovo personaggio. Sin dalla sua prima venuta verrà percepita dalle restanti outer come il nemico da eliminare, mentre una bambina da salvare dalle altre. Ed ecco allora un altro motivo per farsi la guerra tra Sailor, in cui partecipa tra l'altro Chibiusa, tornata alla ribalta dopo un inizio serie a fare la spalla comica di Sailor Moon. Così come le altre ragazze, anche lei maturerà, abbandonando l'atteggiamento di bambina rompiscatole, divenendo un personaggio di tutto rispetto, disposto a sacrificare la propria vita per salvare un'amica (quando precedentemente era mossa unicamente da un egoismo puramente infantile che la rendeva cieca di fronte ai problemi altrui).
Come si è capito, questa è la serie dei dualismi, e Hotaru ne è un ulteriore esempio, in quanto la bambina ha in sé sia lo spirito di Sailor Saturn (il Messia), sia Mistress 9, nunzio del nemico principale della serie (Pharaoh 90). La cosa finisce qui? Ma certo che no, è presente infatti un'altra contrapposizione che risiede nella sola figura di Sailor Saturn, guerriera sia della morte che della rinascita, portando con sé altri quesiti. La morte è il male o una sana portatrice di cambiamento? La si deve accettare o ci si può opporre?

Parlando invece del lato puramente tecnico, non si può che rimanere incantati dall'evoluzione subita dalla soundtrack. Il tema personale delle outer è leggenda, così come la loro canzone d'introduzione, accompagnata come sempre da petali di rosa. Menzione di nota anche per il tema dei Daimon, adrenalinico ed epico quanto basta per essere sia riconoscibile all'orecchio sia stimolante. Bellissima l'introduzione di "Toccata e Fuga in Re minore" durante l'episodio in cui compaiono i due talismani: dopo la "Tempesta" di Verdi nella prima serie un altro componimento d'autore che si sposa alla perfezione col tema dell'episodio. Sempre nello stesso episodio, gradita la replica della Sagrada Familia, che fa da palcoscenico alla tragedia imminente.

Nota dolente invece per quanto riguarda il comparto grafico, con menzione particolare per i vestiti delle Sailor. Erano gli anni '90. Gli anni '90 in Giappone. Fate voi. Da quando è uscito questo anime sono passati vent'anni, e si vede, inoltre è palese la mancanza di budget che ha portato ad alcuni episodi decisamente insufficienti sul comparto grafico. Per non parlare poi della discrepanza grafica tra un episodio e l'altro (Sailor Neptune sarà quella che pagherà di più questo scotto, avendo praticamente acconciatura e colore di capelli diversi da un episodio all'altro). Fortunatamente, dalla quarta serie in poi, il budget per "Sailor Moon" sarà aumentato, ma questa, così come le precedenti, paga lo scotto di essere stata fatta alla bell'e meglio.

Concludendo, che voto si merita questa serie? Ha dei difetti palesi, dunque il 10 non lo può certo prendere, ma guardando alle qualità, all'innovazione che ha portato nel panorama degli anime ("Utena", decostruzione dello shoujo, non è altro che la figlia della terza serie di "Sailor Moon"), al fatto che dopo vent'anni è ancora la migliore sulla piazza, il 9 se lo prende tutto.