Spulciando tra saggi, interviste e articoli, sempre in cerca del nuovo approfondimento da scrivere, diventa abbastanza comune imbattersi in numerosi aneddoti dietro le quinte su questo o quell'anime, personaggio o studio di produzione. Piccole curiosità, non tali da realizzarne articoli dedicati, ma abbastanza interessanti da volerli diffondere agli interessati.
In questa rubrica andremo quindi a raccogliere alcuni di questi aneddoti e curiosità.
A differenza dei moderni comitati di produzione, in cui diverse compagnie e aziende si mettono insieme per dividere le spese di produzione di un anime, agli albori dell'animazione televisiva giapponese degli anni '60 era normale avere produzioni sponsorizzate da un unico finanziatore. In tali casi poteva capitare che lo sponsor venisse inserito all'interno dell'opera non soltanto nei titoli di coda, ma addirittura come coro durante le sigle. Qui di seguito alcuni esempi:
Fonti consultate:
- Shonen ninja kaze no Fujimaru (ja.wikipedia.org)
- Toei and early TV anime – Part 1: Kaze no Fujimaru (1964-1965) (animetudes.com)
Interrogato riguardo la reazione della mangaka Rumiko Takahashi al suo film Lamù: Beautiful Dreamer, il regista Mamoru Oshii ha risposto:
Lei è presente in una delle scene di folla. Durante un presentazione con delle slide del film le chiesi se era d'accordo a fare una riunione in cui discutere sugli aspetti positivi e negativi, ma lei rispose di non avere molto da dire. I nostri pensieri divergevano e riteneva questo film una cosa separata da lei. Probabilmente preferiva il primo film. Ma utilizzando la storia originale così com'è non si ottiene realmente un film. Film e manga sono due mondi separati, per cui nel creare un film non si può evitare di affrontare la creatrice originale. A dire la verità, ho incontrato Rumiko Takahashi solo tre, quattro volte e ci siamo detti solo poche parole. Sembrava che ci dessimo sui nervi a vicenda.
Fonte consultata:
- Interview with Mamoru Oshii on Urusei Yatsura 2 - Beautiful Dreamer (eigageijutsu.blogspot.com)
Per celebrare la conclusione della quinta e ultima serie di Sailor Moon, il numero di marzo 1997 della rivista Animage dedicò un lungo speciale all'opera, compresa un'intervista di gruppo ai tre registi delle varie serie: Jun'ichi Sato, Kunihiko Ikuhara e Takuya Igarashi. Tra i vari argomenti trattati, il trio parla anche dell'approccio al finale:
ATTENZIONE! SPOILER SUL FINALE DI SAILOR MOON!
Animage: L'ultimo episodio della quinta serie sarà un lieto fine?
Igarashi: Per il finale c'è una storia dentro di me che ho voluto usare come punto di riferimento. Conoscete la storia della "principessa che non sorrideva"?
Ikuhara: Non la conosciamo. Ce la racconti?
Igarashi: In un paese c'era una principessa che non aveva mai sorriso, e per farla sorridere s'erano radunati degli artisti girovaghi da tutti i paesi del Mondo, ma qualunque cosa facessero la principessa non sorrideva. Alla fine, però, un ragazzo che viveva nel villaggio andò davanti alla principessa e le disse: "giochiamo", e così la principessa per la prima volta sorrise. Ho voluto sovrapporre l'immagine di questa principessa a quella di Galaxia. Galaxia ha sempre distrutto i nemici che l'hanno attaccata ma Usagi si mette di fronte a lei senza la volonta di battersi. Ho pensato che fosse ciò a innescare il lieto fine. Ho voluto fare in modo che la maternità di Usagi la avvolgesse, senza sconfiggerla o imprigionarla.
Satō: Perché Usagi "è la mamma di tutti noi".
Igarashi: Sì. Quella battuta coincide con quanto sento dentro di me. ("Usagi è la mamma di tutti noi" è una battuta di Chibiusa nel film della seconda serie. In questi film Igarashi ha partecipato come assistente alla regia, si capisce quindi quanto ci sia affezionato)
Animage: È il film della seconda serie. Il capolavoro di Ikuhara.
Fonti consultate:
- Dialogo tra i diversi registi della serie (yupa.neocities.org)
Il 1983 segnò il fallimento della compagnia di giocattoli Clover, vecchia collaboratrice di Sunrise e sponsor di diversi loro anime robotici. A venire in aiuto di una Sunrise in difficoltà fu Bandai, la compagnia subentrata nella gestione dei modellini di Gundam e grande protagonista del suo epocale successo. Nel pieno della Gundam Fever, Bandai spinse il suo nuovo partner Sunrise a proseguire il franchise di Gundam con nuove opere animate. Venne quindi assemblato un nuovo e giovane staff, guidato sempre dal regista Yoshiyuki Tomino, per occuparsi del nuovo anime gundamico. Questo tuttavia non prima di averli addestrati facendoli lavorare a un altro progetto, così da permetter loro di fare esperienza e migliorare. Il progetto prese il nome di L-Gaim, a cui Tomino non prestò particolare attenzione considerandolo solo un pretesto per addestrare il suo nuovo staff in vista di Z Gundam. Fu il debuttante Mamoru Nagano, Character e Mecha Designer nonchè ghost writer, ad affezionarsi alla serie e dare il massimo per portarla a termine, arrivando successivamente a prenderne parte del worldbuilding per dare vita alla sua opera più celebre: The Five Star Stories.
Fonte consultata:
- Yoshiyuki Tomino & Gundam - Il grande affresco animato dello Universal Century di Jacopo Mistè
Z-Kai è una storica compagnia d'istruzione per corrispondenza che aiuta studenti di tutto il Giappone a prepararsi agli esami scolastici e universitari, oltre ad aver pubblicato libri di testo, prove d'esame e aperto anche scuole preparatorie. Nel 2014, con l'intento di aiutare i ragazzi che si stanno preparando per gli esami, Z-Kai pubblicò sul web Cross Road, breve video animato di 120 secondi, con anche una versione ridotta da mandare in TV. Il video racconta le vicende di due ragazzi che grazie all'aiuto di Z-Kai riescono a superare l'esame d'ammissione all'università, cercando di far capire al pubblico che non sono da soli nel cercare di realizzare i loro obiettivi. Il corto fu realizzato da CoMix Wave Films, la compagnia di Makoto Shinkai, con l'aiuto del famoso character designer e animatore Masayoshi Tanaka e col supporto di buona parte dello staff principale de Il giardino delle parole. La collaborazione tra Shinkai e Tanaka si rivelò così fruttuosa da decidere di riproporla anche per il successivo Your Name.
Fonti consultate:
- Makoto Shinkai kantoku x Z-Kai Cross Road (zkai-gr.co.jp)
- About Z-kai Group (zkai-gr.co.jp)
In questa rubrica andremo quindi a raccogliere alcuni di questi aneddoti e curiosità.
Cori sponsor nelle vecchie sigle
A differenza dei moderni comitati di produzione, in cui diverse compagnie e aziende si mettono insieme per dividere le spese di produzione di un anime, agli albori dell'animazione televisiva giapponese degli anni '60 era normale avere produzioni sponsorizzate da un unico finanziatore. In tali casi poteva capitare che lo sponsor venisse inserito all'interno dell'opera non soltanto nei titoli di coda, ma addirittura come coro durante le sigle. Qui di seguito alcuni esempi:
Alla fine della opening di Shonen ninja kaze no Fujimaru, si sente il coro dire "Fujisawa Fujisawa Fujisawa Ya-ku-hin", nome originale giapponese della ditta farmaceutica Fujisawa, sponsor della serie da cui si ebbe anche il cambio del nome del protagonista, dall'originale Ichimaru del manga al Fujimaru dell'anime.
All'inizio della opening del Tetsujin 28-go del 1963 si sente ripetere tre volte "Gu-ri-co", pronuncia giapponese della ditta di giocattoli Glico, sponsor della serie che si occupò della vendita dei giocattoli destinati ai bambini.
Stesso discorso per la opening di Yusei Shonen Papii, che inizia col coro dedicato a Glico.
Torniamo alla fine della opening per il coro di "San'yo San'yo San'yo Denki", dedicato allo sponsor della prima serie animata televisiva giapponese a colori, Kimba, il leone bianco.
Fonti consultate:
- Shonen ninja kaze no Fujimaru (ja.wikipedia.org)
- Toei and early TV anime – Part 1: Kaze no Fujimaru (1964-1965) (animetudes.com)
Affrontare la creatrice originale
Interrogato riguardo la reazione della mangaka Rumiko Takahashi al suo film Lamù: Beautiful Dreamer, il regista Mamoru Oshii ha risposto:
Lei è presente in una delle scene di folla. Durante un presentazione con delle slide del film le chiesi se era d'accordo a fare una riunione in cui discutere sugli aspetti positivi e negativi, ma lei rispose di non avere molto da dire. I nostri pensieri divergevano e riteneva questo film una cosa separata da lei. Probabilmente preferiva il primo film. Ma utilizzando la storia originale così com'è non si ottiene realmente un film. Film e manga sono due mondi separati, per cui nel creare un film non si può evitare di affrontare la creatrice originale. A dire la verità, ho incontrato Rumiko Takahashi solo tre, quattro volte e ci siamo detti solo poche parole. Sembrava che ci dessimo sui nervi a vicenda.
Fonte consultata:
- Interview with Mamoru Oshii on Urusei Yatsura 2 - Beautiful Dreamer (eigageijutsu.blogspot.com)
Usagi è la mamma di tutti noi
Per celebrare la conclusione della quinta e ultima serie di Sailor Moon, il numero di marzo 1997 della rivista Animage dedicò un lungo speciale all'opera, compresa un'intervista di gruppo ai tre registi delle varie serie: Jun'ichi Sato, Kunihiko Ikuhara e Takuya Igarashi. Tra i vari argomenti trattati, il trio parla anche dell'approccio al finale:
ATTENZIONE! SPOILER SUL FINALE DI SAILOR MOON!
Animage: L'ultimo episodio della quinta serie sarà un lieto fine?
Igarashi: Per il finale c'è una storia dentro di me che ho voluto usare come punto di riferimento. Conoscete la storia della "principessa che non sorrideva"?
Ikuhara: Non la conosciamo. Ce la racconti?
Igarashi: In un paese c'era una principessa che non aveva mai sorriso, e per farla sorridere s'erano radunati degli artisti girovaghi da tutti i paesi del Mondo, ma qualunque cosa facessero la principessa non sorrideva. Alla fine, però, un ragazzo che viveva nel villaggio andò davanti alla principessa e le disse: "giochiamo", e così la principessa per la prima volta sorrise. Ho voluto sovrapporre l'immagine di questa principessa a quella di Galaxia. Galaxia ha sempre distrutto i nemici che l'hanno attaccata ma Usagi si mette di fronte a lei senza la volonta di battersi. Ho pensato che fosse ciò a innescare il lieto fine. Ho voluto fare in modo che la maternità di Usagi la avvolgesse, senza sconfiggerla o imprigionarla.
Satō: Perché Usagi "è la mamma di tutti noi".
Igarashi: Sì. Quella battuta coincide con quanto sento dentro di me. ("Usagi è la mamma di tutti noi" è una battuta di Chibiusa nel film della seconda serie. In questi film Igarashi ha partecipato come assistente alla regia, si capisce quindi quanto ci sia affezionato)
Animage: È il film della seconda serie. Il capolavoro di Ikuhara.
Fonti consultate:
- Dialogo tra i diversi registi della serie (yupa.neocities.org)
Una nuova generazione di giovani animatori
Il 1983 segnò il fallimento della compagnia di giocattoli Clover, vecchia collaboratrice di Sunrise e sponsor di diversi loro anime robotici. A venire in aiuto di una Sunrise in difficoltà fu Bandai, la compagnia subentrata nella gestione dei modellini di Gundam e grande protagonista del suo epocale successo. Nel pieno della Gundam Fever, Bandai spinse il suo nuovo partner Sunrise a proseguire il franchise di Gundam con nuove opere animate. Venne quindi assemblato un nuovo e giovane staff, guidato sempre dal regista Yoshiyuki Tomino, per occuparsi del nuovo anime gundamico. Questo tuttavia non prima di averli addestrati facendoli lavorare a un altro progetto, così da permetter loro di fare esperienza e migliorare. Il progetto prese il nome di L-Gaim, a cui Tomino non prestò particolare attenzione considerandolo solo un pretesto per addestrare il suo nuovo staff in vista di Z Gundam. Fu il debuttante Mamoru Nagano, Character e Mecha Designer nonchè ghost writer, ad affezionarsi alla serie e dare il massimo per portarla a termine, arrivando successivamente a prenderne parte del worldbuilding per dare vita alla sua opera più celebre: The Five Star Stories.
Fonte consultata:
- Yoshiyuki Tomino & Gundam - Il grande affresco animato dello Universal Century di Jacopo Mistè
In aiuto degli studenti
Z-Kai è una storica compagnia d'istruzione per corrispondenza che aiuta studenti di tutto il Giappone a prepararsi agli esami scolastici e universitari, oltre ad aver pubblicato libri di testo, prove d'esame e aperto anche scuole preparatorie. Nel 2014, con l'intento di aiutare i ragazzi che si stanno preparando per gli esami, Z-Kai pubblicò sul web Cross Road, breve video animato di 120 secondi, con anche una versione ridotta da mandare in TV. Il video racconta le vicende di due ragazzi che grazie all'aiuto di Z-Kai riescono a superare l'esame d'ammissione all'università, cercando di far capire al pubblico che non sono da soli nel cercare di realizzare i loro obiettivi. Il corto fu realizzato da CoMix Wave Films, la compagnia di Makoto Shinkai, con l'aiuto del famoso character designer e animatore Masayoshi Tanaka e col supporto di buona parte dello staff principale de Il giardino delle parole. La collaborazione tra Shinkai e Tanaka si rivelò così fruttuosa da decidere di riproporla anche per il successivo Your Name.
Fonti consultate:
- Makoto Shinkai kantoku x Z-Kai Cross Road (zkai-gr.co.jp)
- About Z-kai Group (zkai-gr.co.jp)
Esatto, vai a dirlo però a quelli che stanno col manga in mano durante la visione delle serie/film a dire "Ah! Questo è un filler! Questo non c'è! Questo è diverso!"
E poi ci sono anche manga per cui gli autori si danno molta libertà artistica che finiscono per creare delle scene abbastanza astratte. Se vogliamo trasporre una tale opera nel medium di animazione, che per sua natura preferisce degli oggetti più concreti da smuovere sullo schermo, i registi devono per forza usare la propria immaginazione. Questa cosa l'avevo percepita leggendo nientemeno che Sailor Moon.
Cmq, io penso che c'è una via di mezzo.
Va benissimo darsi libertà creativa, ma se il tuo progetto è basato su qualcosa di già esistente, bisogna cmq esserne fedeli, nel senso che bisogna rispettare i concetti originali. Per riuscire in tale impresa bisogna conoscere molto bene il lavoro originale e saper immedesimarci.
Non dico, ora, che Oshii non l'abbia fatto con Urusei Yatsura (non ho visto il film, quindi non posso commentare a riguardo), ma dato che si parla generalmente...
E già che siamo sul tema, c'è da dire che Ghost in the Shell, il manga originale, è un'opera anni luce diversa da qualsiasi trasposizione animata, compreso il bellissimo primo film amato ed acclamato che, ironicamente, ha impiantato una certa reputazione a quest'opera che, in realtà, era una lettura un po' più leggera.
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